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NUSCO

Brindisi-Montella-Nusco agosto 2017: scusate il ritardo!

Appunti di viaggio, ripercorrendo, 91 anni dopo, i passi di un giornalista pugliese di altri tempi…

Dedicato a Domenico Maselli, giornalista e viaggiatore  pugliese.

(PARTE PRIMA)

Nusco 26 agosto 2017: siam ritornati qui a Nusco, dopo qualche anno, insieme a Tea Sisto, giornalista, già direttrice della redazione di Brindisi del Quotidiano di Puglia.

 Oggi facciamo questa incursione a Nusco partendoci da Montella, grazie al buon Donato, il marito di Tea  che abbiamo lasciato ai fornelli, mentre prepara un bel sugo alla pugliese con le melenzane, che dovrebbe metterci in forze per l’altra incursione molto più impegnativa, del pomeriggio,  quella allo sponz Festival 17 di Calitri.

Nonostante tutta una serie di difficoltà sorte all’ultimo minuto e che sembravano mandare all’aria questa due giorni irpina, siamo riusciti felicemente a superarle ed ora un po’ eccitati come giovani teen-ager, non vediamo l’ora di andare a Calitri per goderci Capossela, Kusturica e farci un immersione tra tanti ragazzi che ripopoleranno almeno per quest’occasione un paese di  tradizioni di lotte e sudore, di migranti  e di rinascita, nonostante tutto.

Oggi ripercorriamo  a 91 anni di distanza le orme del giornalista Domenico Maselli, di Mola di Bari che per la Gazzetta delle Puglie, nell’agosto del 1926, percorse questi luoghi e descrisse con toni da novello Goethe la verde Irpinia , giungendo addirittura a definire Bagnoli Irpino “il paese della cuccagna”.

In quel suo viaggio,  che descrisse con toni da visitatore estasiato e dello scopritore di tesori nascosti, giunse in quell’agosto del 1926 a Nusco, alla ricerca dell’abitazione di un certo signor Lavecchia che ospitò Niccolò Van Westerhout, compositore di opere classiche , nato a Mola di Bari nel 1857, poi trasferitosi in Campania . Come tanti altri artisti , nonostante il suo genio creativo, morì in indigenza e fu solo nel 1923, tre anni prima del viaggio di cui ripercorriamo oggi le orme , grazie a Matilde Serao,  che ebbe un riconoscimento postumo con la sua opera Colomba al San Carlo di Napoli.

Oggi son io a far da Cicerone a Tea, portandola nella Cattedrale di Nusco ad ammirare e stupirci insieme dinanzi “ il meraviglioso pulpito in legno del 700  scolpito dallo scultore venuto da Bagnoli  e conservato nella chiesa matrice del paese” .

 Una terra di artisti di quella materia prima così ricca della Verde Irpinia, il legno , che dà vita a quella Madonna con bambino, bellissima  e particolare nella sua semplicità, che ci attende dinanzi all’altare.

Quella lesione sul petto,  dovuta ad un difetto  della materia prima o qualche accidente occorsole nei secoli, non rovina il suo fascino anzi infonde, a chi la osserva, l’impressione che quella ferita sia il simbolo del dolore di questa madre terra che,  in questi giorni  di torrida estate si mostra inaridita come il cuore degli uomini,  con sorgenti e fiumi a secco e boschi in fiamme.  Ho condotto Tea ad ammirare  questa Cattedrale e un suo piccolo tesoro segreto  qual è la cripta,  con quei gradini scolpiti più nelle credenze religiose popolari , che nella bianca pietra e dove la cripta ci ricorda altre a cui siamo cari: quella di San Nicola di Bari e quella di Otranto.

 Ma quella di Nusco in un  gioco di matrioske ne incapsula un’altra,  un frammento dell’antica chiesa sulla quale oggi poggia la attuale e dove   è distesa una Madonna , con i tratti di quelle normanne,  a noi pugliesi, familiari, attorniata da affreschi, a mio parere tardo trecenteschi con scene della vita di Gesù bambino.

 Non è la prima volta  che mi reco in questo luogo,  ma  oggi fortunatamente  possiamo rimirare in tutti i particolari, e stupirci della vividezza dei colori delle pitture, grazie all’illuminazione  supplementare che un signore munito di macchina fotografica ha con sé, dovendo scattare delle foto per una pubblicazione.

Ringraziandolo,  gli chiedo l’indicazione  della mostra fotografica su Nusco che un amico di facebook , Sergio Natale ha curato e al quale avevo promesso di visitarla . Lo stupore di entrambi  è che Sergio è proprio quel signore con la macchina fotografica e si ricorda della mia promessa. Dopo le reciproche presentazioni  ci diamo appuntamento da lì a qualche minuto presso la mostra

Uscendo  per primi dalla chiesa, ci appare il portone dell’Episcopio, aperto e, curiosi come siamo, vi entriamo. Anche per me questa è una novità  avendolo trovato ad ogni mia visita sbarrato. Entriamo e piccoli particolari,  quale quel pozzo nel chiostro o la dedica sull’architrave d’ingresso, ci incuriosiscono, poi sbirciando da una porta aperta ci accorgiamo di essere dinanzi  ad un laboratorio di restauro di opere sacre provenienti dalle chiese  del circondario. Opere che l’esperto definirebbe “minori”, nate per lo più da artigiani del luogo che nei secoli hanno trasformato il legno di questi boschi  in oggetti sacri e la cui bellezza è insita nella semplicità e a quello stile di certe Madonne e bambini i cui volti  ricordano i personaggi di certi presepi napoletani.

 Montella terra di donne dalle mani d’oro: la restauratrice Gramaglia

E’ in questo laboratorio che incontriamo la simpatica restauratrice signora/signorina Gramaglia, anche lei di Montella, confermando con questa sua presenza una specie di continuità tra gli artisti di quelle opere che lei oggi fa rinascere con le sue mani, anch’essi prestanti la loro opera tra Nusco, Bagnoli, Montella, ecc,  in nome del senso di comunità delle popolazioni dell’alta valle del Calore.

 Purtroppo il tempo è tiranno, abbiamo promesso a Sergio Natale di visitare la sua mostra fotografica e a casa, a Montella, ci aspetta un piatto di spaghetti al sugo conditi con melenzane e poi Vinicio e KusturicA.

 Ci rincontriamo con Sergio nella sua mostra collettiva di foto e bozzetti  su Nusco , le sue tradizioni, la sua gente.

Ci congratuliamo con lui e augurandoci di rincontrarci presto ci salutiamo, non senza di acquistare a prezzo politico di un Euro, due piccole “ datate” pubblicazioni sulla vita politica di Nusco, opere di  un Giovanni Marino  che avrei sperato di incontrare,pur sapendo impegnato in questo viaggio pellegrinaggio in Grecia e a Cefalonia.Chissà se la prossima volta , magari proprio con il suo aiuto potremo risolvere il mistero sulla casa di quel nuscano Lavecchia che ospitò il pugliese-fiammingo Wan Wethertout?

 ANTONIO CAMUSO

ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE

19 SETTEMBRE 2017

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