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La cacciata di Lama dall'Università la Sapienza di Roma 17 febbraio 1977 foto da Lotta Continua m77 Premessa 16 febbraio 1977 ore 20.00 Roma, facoltà di lettere e filosofia , università la Sapienza. In quel febbraio denso di iniziative studentesche in una unevirsità occupata da settimane e funestata da un tragico assalto fascista a colpi di pistola, non era inusuale che si tirasse tardi nelle assemblee ma l’argomento di quella sera e gli avvenimenti successivi avrebbero significato per tati una svolta epocale del rapporto tra la “contestazione studentesca e giovanile “ figlia del 68 e i partiti e i sindacati tradizionali della sinistra. Un ‘assemblea affollata di più di un centinaio di giovani e giovanissimi, tra appartenenti ai collettivi di lettere , di Fisica , indiani metropolitani, studenti medi , esponenti di collettivi e comitati autonomi, qualche “vecchio reduce” del 68 che faticava a sincronizzare idee e linguaggio con quello del nuovo movimenti e spesso dileggiato con la qualifica di Zombie . Un’atmosfera tesa nella quale occorreva dare una risposta alla decisione di Lama, segretario del più grande sindacato italiano, la CGIL, a presentarsi l’indomani mattina nell’università per far sentire e a imporre nel luogo della supremazia delle idee, spesso scomode, quello della economia reale e della realpolitik del compromesso storico e dei sacrifici a senso unico. Il dibattito nell’assemblea fu serrato con un crescendo che vide il formarsi di due fronti: a)il primo che voleva evitare a tutti i costi uno scontro con la CGIL ed il PCI , che avrebbe portato ad un isolamento del movimento degli studenti dal movimento operaio proprio nel momento in cui in cui gli studenti volevano ritornare come nel 69 dinanzi alle fabbriche a spiegare i motivi della loro protesta b)il secondo (convinto che ad essere isolati e sotto accusa, erano proprio i vertici sindacali che accettavano la politica dei sacrifici, del contenimento salariale , dell’aumento reale del lavoro in fabbrica con la riduzione delle festività e dei ponti infrasettimanali, con la collaborazione della normalizzazione del conflitto in fabbrica isolando i delegati ribelli), voleva che il giorno seguente, il 17 febbraio ci fosse una presenza forte di tutto il Movimento, non solo studentesco, ma anche delle strutture , comitati, collettivi operai di base a dire No all’ingresso di un Lama e di un sindacato normalizzatore. La riunione man mano che proseguiva crebbe sempre più nell’animosità, raggiungendo momenti di forte tensione, Lo scontro fisico fu evitato per un pelo, lasciando però confusione su ciò che si sarebbe dovuto fare l’indomani mattina. Ognuno per sé avrebbe rappresentato la propria quotidianità del suo vivere la vita di sfruttato, di futuro disoccupato o semplicemente di sfigato dinanzi al” mondo del lavoro”che voleva far visita a quel serraglio di pazzi che popolavano l’università in quel lontano 1977. Chi avrebbe avuto ragione? Sappiamo come andò . Dopo la bruciante fuga di Lama ( o meglio del Lama) dal piazzale della Minerva, dalla dirigenza sindacale venne l’ordine di criminalizzare il Movimento , definito accozzaglia di avventuristi, autonomi, terroristi e irrazionali. Quando poi il mese dopo la rossa Bologna fu messa a soqquadro per l’uccisione del compagno Francesco Lorusso, sul movimento del 77 fu messo il marchio infame di provocatore e terrorista. In seguito esso fu stritolato tra la deriva militarista e repressione e leggi speciali, ma il sindacato ebbe poco da rallegrarsi…incapace di comprendere i cambiamenti epocali del sistema produttivo, dell’innovazione tecnologica, del cambiamento della struttura della fabbrica e incatenato alla scelta dei governi di Unità Nazionale e al Compromesso Storico per un possibile governo DC-PCI, si trovò appena due anni dopo a pagare la durissima sconfitta del dicembre 1980 dinanzi ai cancelli della FIAT. L’autunno caldo quello che aveva visto costruire i consigli di fabbrica e la ricerca dell’unità studenti-operai, o meglio ancora la stretta del patto generazionale tra il presente ed il futuro, l’autunno caldo che nell’ottobre 1969 aveva preso forza tra i reparti in rivolta della Bicocca e di Mirafiori, finiva 11 anni dopo nello stesso luogo, avendo scaricato una parte fondamentale , i giovani, in quel piazzale della Minerva, il 17 febbraio 1977. Riportiamo alcuni passaggi di un documenro firmato da intellettuali e docenti come De Grada, Dario Fo, Ferraioli, Franca Rame, Andrea Ginzburg e tanti altri che non accettarono di chinare la testa e difesero le ragioni del movimento: -La protesta dei giovani...è innanzitutto l'espressione di una forte volontà di resistenza contro la miseria materiale e morale a cui con l'avanzare della crisi le classi sociali dominanti intendono condannare il paese. ..una campagna diffamatoria tenta di presentarceli come teppisti e provocatori... si dimentica che il fascismo si nasconde ed è cane da guardia del capitale e si annida nelle maglie stesse dello Stato. Criminalizzare la protesta giovanile significa solo colpire chi è già vittima...- La redazione dell’Archivio Storico Benedetto Petrone 16 febbraio 2010 IL VIDEO DELLA CACCIATA DI LAMA 17 febbraio 1977 Cacciata di Lama seconda parte “-Lama, Lama non andare via vogliamo ancora più polizia!-“ Chi tra gli indiani metropolitani gridava questo slogan ironico quella mattina del 17 febbraio 1977, non si sarebbe mai immaginato che la sua richiesta sarebbe stata presa in parola da Lama e dal PCI romano nel giro di poche ore. La bruciante cacciata dall’università a colpi di vernice, palloncini alla vernice con assalto finale al camioncino-palco (oltre che qualche decina di feriti tra entrambi gli schieramenti) fu vendicata poche ore dopo dall’assedio all’università in un’atmosfera da film Fragole e sangue. Centinaia di militanti del servizio d’ordine del PCI romano,chiamati dalle sedi cittadine di Roma e provincia, assediano i capelloni barricati nell’università al grido di :”camerata, basco nero il tuo posto è al cimitero” e “-brucerà. Brucerà, via dei Volsci bruceràaaa!!!- Alle 1630 arrivano le ruspe e i blindati della celere, circa duecento, poi trecento carabinieri con giubbotti antiproiettili, quindi sparano un paio di centinaia di candelotti lacrimogeni e poi l’assalto finale all’Università. Gli studenti evitando lo scontro escono ordinatamente dall’uscita di via Cesare del Lollis e si danno appuntamento nelle facoltà esterne… In serata sono i riflettori delle autoblindo della polizia che illuminano il piazzale dove si è concluso in mattinata il divorzio tra Pci, sindacato e i movimenti giovanili un anno irripetibile. Nella pagina dell’Archivio Storico Benedetto Petrone abbiamo ricordato tutto ciò attraverso le foto e le cronache di Lotta Continua L’Archivio Storico Benedetto Petrone 17 febbraio 2010
La cronaca attraverso le immagini di Lotta Continua
ore 09.00 ore 10
10,30 ore 11.00 16.30 sotto gli occhi di 1500 del servizio d'ordine del PCI che assediano i cancelli dell'Università, arrivano le ruspe, i blindati e i celerini
ore 17.00 l'università è presa e sgombrata manu militari
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