attenzione questa pagina è ancora da CORREGGERE E RIVEDERE
DIARIO
D’AGOSTO
1968
(VERSIONE
INTEGRALE)
PARTE
TERZA
di Antonio Camuso
"E’
arrivata posta dalla Cortina di Ferro!
La mia mia amica romena Maria N. mi ha scritto e ho ricevuto una cartolina
QSL da Radio Mosca..."
-E-Book pubblicato per la Glocal Editrice(Lino de Matteis) 2008-
Pagina riveduta e corretta 13 AGOSTO 2023
vedi anche parte prima
(Aspettando
a Brindisi l’invasione di Praga, con la radio attaccata all’orecchio.
Rivisitazione
dei fatti dell'agosto 1968,...
)
INIZIO PARTE SECONDA
La Gazzetta del Mezzogiorno, 7 agosto 1968
Disordini razziali
a
Detroit e Los Angeles, mentre a Oackland si celebra il
processo a un leader
delle
Pantere Nere.
Anche
gli Stati Uniti avevano gatte da pelare in casa propria! La rivoluzione
mondiale, che si cercava di impedire a colpi di napalm in Vietnam,
ribolliva dentro casa.
Negli
USA la repressione dei movimenti di protesta interni avvenne con misure da
guerra civile e quando l’invasione di Praga fu
affrontata in sede ONU,
Mosca
replicò dicendo che gli Stati Uniti non potevano permettersi di dar
lezioni di democrazia.
A
sentirli, certi discorsi, sembrano fotocopie scritte per gli avvenimenti
d’oggi, con la Russia che invade la Georgia e che rinfaccia agli USA
l’invasione dell’Iraq o quella del Kosovo!
La Gazzetta del Mezzogiorno, 9 agosto 1968
Sarà pronta nel 1972 la Enrico Fermi, prima nave nucleare della flotta
italiana. I lavori saranno affidati alla FIAT.
Nelle
riviste tecniche e scientifiche di quel periodo le copertine e gli
articoli centrali eran
tutti
dedicati alla propulsione nucleare come mezzo del futuro. Si affermava che
grazie a quello la conquista dello spazio sarebbe stata possibile,
costruire grandi laboratori e serre gravitanti intorno alla terra e che
avrebbero dato prodotti d’avanguardia capaci di dar risposte alla fame
nel mondo! Aerei supersonici con reattori nucleari sarebbero salpati
dai nostri aeroporti e avrebbero permesso
viaggi tra i continenti a grandi masse di utenti con
costi bassissimi!
Peccato
che di rischio in caso di incidente non se ne parlasse!
Anche
l’Italia inseguiva il sogno nucleare. Mentre si facevano esperimenti
segreti nei laboratori militari e si avviavano le prime centrali
sperimentali nucleari, si cercava
di
essere competitivi anche nel campo dei mezzi di trasporto con combustibile
nucleare. Un’impresa
che di
fatto non vide
mai la luce,
sia per gli alti costi che per le difficoltà di rendere pienamente sicura
quella tecnologia applicata al trasporto civile.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 11agosto 1968
Tutta Praga intorno a Tito. Dubcek ha chiesto consigli
sull’autogestione delle fabbriche.
Con
l’acqua alla gola
i
dirigenti del partito comunista ceco, compreso che la loro pelle non
sarebbe stata difesa con la vita di nessun uomo dei “paesi liberi”,
cercarono all’ultimo minuto di intessere più stretti rapporti con i
partiti socialisti e comunisti dissenzienti dall’ortodossia sovietica.
Tito
era, tra questi, la figura più credibile avendo portato la Yugoslavia al
vertice dei paesi non allineati: un vero miracolo di diplomazia
internazionale nell’era del bipolarismo e dello scontro tra le due
superpotenze.
Ma
non è solo di ideologia che la classe politica ceca voleva parlare, ma
anche di economia. Mentre il mondo stava compiendo grossi salti in avanti
nel campo della tecnologia e della ricerca scientifica e di modelli
produttivi innovativi, al contrario
gli
apparati industriali e la stessa intellighenzia dei paesi satelliti del
Patto di Varsavia erano totalmente condizionati dalle linee guida
economiche del PC sovietico e della sua industria di Stato.
Costruire
un rapporto di democrazia economica tra i paesi socialisti e confrontarsi
con quelli capitalistici occidentali avrebbe potuto rimettere in moto
meccanismi da far traballare molte certezze in entrambi i campi, ma anche
riuscire a far parlare con una sola voce l’intera classe operaia europea
da Dublino a Leningrado. Un grande rischio per il capitalismo
“liberista” e quello di Stato monopolista!!!
Sappiamo
come è finita questa storia: nel peggiore dei modi, dove l’accettazione
delle regole del capitale globalizzatore, oggi fa carne da macello, anche
in Europa, di tutte le conquiste sociali di oltre un secolo di lotte per
l’emancipazione della classe operaia e di tutti gli sfruttati!!!
(Foto 5 Dubcek)
La Gazzetta del Mezzogiorno, 11 agosto 1968
In Italia Psu e Pri
attaccano il PCI per
il suo
stare alla finestra e l’opportunismo politico della sua ambigua
posizione sulla vicenda del nuovo corso cecoslovacco.
In
seguito alcuni dirigenti del PCI portarono a loro discolpa alcuni incontri
semiclandestini con rappresentanti del partito comunista ceco,
ma non bastò ciò agli occhi di molti militanti di quel partito e
di suoi simpatizzanti,
che lo
abbandonarono per entrare nelle fila della Nuova Sinistra accusandolo di
complicità alla repressione praghese e di miopia politica.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 11 agosto 68
E’ l’On. Orlandi sull’Avanti
che attacca il PCI chiedendogli di fare quel passo che potrebbe
significare smuovere gli stessi equilibri politici italiani e
dell’Europa occidentale. Gli stessi partiti riformisti che han preso
parte ai governi di centro-sinistra ne trarrebbero forza e si potrebbe a
questo punto creare una valida alternativa al monopolio democristiano.
Sulla “Voce
repubblicana”,
il partito
repubblicano di La Malfa punta l’attenzione “sul rinnovamento
economico che c’e dietro e di cui il PCI non comprende appieno
l’importanza dei meccanismi che si potrebbero innescare”.
In
effetti ci sarebbe
da aprire
una parentesi autocritica sulla figura di Giorgio la Malfa
e sul suo pragmatismo in campo di politica economica e che,
raffrontato alla insulsaggine degli ultimi ministri economici, che hanno
fatto la loro fortuna con manovre da burocrati ministeriali dove i fondi
per la ricerca, la valorizzazione di tutte le intelligenze presenti nel
paese
per fermare
l’emorragia dei cervelli, sono praticamente
ZERO,
ebbene
dobbiamo ammettere che
quel La Malfa, da noi della Nuova Sinistra spesso ridicolizzato, dovremmo
andarcelo tutti un po’ a studiare.
Nella
vicenda praghese intuisce la possibilità di “fregare” la cappa
oppressiva dei monopoli delle multinazionali americane con la creazione di
un vero Mercato Comune Europeo e da qui mettere in moto nuovi meccanismi
di democrazia economica ed impedire il declino tecnologico ed industriale
del nostro continente … Oggi, con quarant’anni di ritardo,
l’Europa , sorpassata dalle tigri ruggenti asiatiche,
sopravvive solo grazie al feticcio dell’EURO.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 11 agosto
1968
Spagna, senza tregua la guerra di Franco contro il separatismo Basco: ieri ci sono stati 100 arresti e
si prevedono pene pesantissime dai tribunali spagnoli.
Il
dittatore Franco,
grazie
all’apertura del suo paese ai bombardieri atomici americani e alle navi
della VI flotta poté permettersi di utilizzare la mano dura contro gli
oppositori politici senza che “la Comunità internazionale” facesse
alcunché per fermarlo.
Si
dovette attendere
molti anni, dopo la morte del Caudillo, per vedere il ritorno ad una “democrazia elettorale” in
quel paese e senza che nessuno abbia
mai pagato per i crimini del falangismo.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 11 agosto 1968
Due morti a Montevideo in
scontri tra studenti e polizia.
L’Uruguay
cercava
di togliersi di dosso
un regime dittatoriale venduto agli USA e alle multinazionali, ma essi
ancor oggi, a distanza di quarant’anni,
non lo vogliono mollare.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 12 agosto 1968
Coprifuoco nei quartieri
poveri di Miami. Si temono nuovi disordini razziali.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 agosto 1968
Ulbricht segretario del Partito comunista della Germania dell’Est ha
un incontro gelido con Dubcek a Praga. La popolazione ceca lo ricambia con
una glaciale accoglienza …
Sappiamo
bene come il PC tedesco temesse qualunque accenno alla messa in
discussione della sua cieca fedeltà all’Urss e sulla corresponsabilità
per l’erezione del
muro di
Berlino. I carri armati tedeschi che a fianco di quelli russi invasero di
lì a pochi giorni la Cecoslovacchia furono visti dai praghesi come quelli
di Hitler di tent’anni prima: strumenti di un disegno che voleva
cancellare la Cecoslovacchia dall’Europa.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 13 agosto 1968
Superbombardieri B52 americani bombardano il Nord e il Sud Vietnam.
In
questo caso erano gli imperialisti americani che cercavano di cancellare,
sotto milioni di tonnellate di bombe, non solo un popolo, quello
vietnamita, ma anche un sogno, quello di tutti i popoli di essere
indipendenti e liberi di scegliere il proprio futuro, anche lottando e
resistendo con le armi contro i propri oppressori.
13
agosto 1968
E’
arrivata posta dalla Cortina di Ferro!
La
mia amica romena Mariana N. mi ha scritto, inviandomi una cartolina
dalla sua città. E’ un posto rinomato per i fiori da cui l’industria
locale ricava delle essenze da cui si producono profumi. E’ felice che
un ragazzo italiano abbia risposto ad un’inserzione apparsa, chissà
come, sui giornali per ragazzi in Italia. Per adesso potremo scriverci in
francese ma dice che lei sta studiando l’italiano e vorrebbe visitare
l’Italia.
Il
postino mi ha consegnato una cartolina proveniente dalla Russia. C’è la
QSL [Cartolina di risposta
dalla radio ascoltata] di
Radio Mosca
che io ascolto
spesso di la sera, in onde medie e corte, nelle trasmissioni in italiano e
in francese.
Un
bel risultato per il mio impegno radiantistico , considerando che solo
pochi giorni fa ho ricevuto da Radio Praga un pacco contenente delle
riviste illustrate, con fotografie a colori che parlano di un paese
felice, in cui la disoccupazione non esiste e il diritto allo studio è
universale. Le sfoglio in maniera disincantata, è chiaro che c’è tanta
propaganda ma comunque servono per gettare uno sguardo direttamente
dall’altra parte del Muro.
E’
un’ulteriore spinta a migliorare nei miei progressi nel campo della
radiotecnica, ed autocostruirmi un ricevitore che possa ascoltare
tutti i paesi del Mondo,
Comprendo
che il mondo futuro sarà di chi gestirà i mass media, ma anche di chi
sarà capace di filtrare il loro messaggio per costruire
controinformazione e controcultura. E’ lì la vera capacità di essere
rivoluzionari come vorremmo esserlo noi, giovani del 68!
(6-7 foto QSL Radio Mosca e –Vita cecoslovacca
giornale ceco in lingua italiana
FINE PARTE SECONDA
ANTONIO CAMUSO
mail: archiviobpetrone at libero.it
segue parte terza
La Gazzetta del Mezzogiorno, 13 agosto 1968
A Watts, negli USA, incidenti razziali mentre si commemoravano i
disordini di tre anni fa.
La polizia parla di un attacco programmato contro le forze
dell’ordine, ma il risultato tra i neri è di
3
morti e 50 feriti. La versione della polizia parla di un sit-in
quasi pacifico in mezzo alla strada e che, al loro arrivo, ha visto
dileguarsi i dimostranti, seguito da un cecchinaggio con armi automatiche
dai palazzi vicini contro le volanti.
Le
Pantere Nere ed altri gruppi semiclandestini potenziarono in quel periodo
le loro capacità militari e la polizia americana temeva
che il contagio potesse raggiungere le ali più estremiste della
contestazione studentesca bianca. In effetti questo avvenne, vedi il caso
Weathermen. ( Vedi http://www.pugliantagonista.it/movimenti_anni_70.htm)
La Gazzetta del Mezzogiorno, 14 agosto 1968
Montevideo:
una vera
insurrezione
degli studenti
con gravi scontri con la polizia.
La
protesta studentesca dilagava
in
quei giorni in America Latina .
La Gazzetta del Mezzogiorno, 14 agosto 1968
L' inviato del giornale, Piero Novelli, a Praga, incontra i redattori
del giornale “Literarni livosti”, il quotidiano dalle 2000 parole che
demolì
il regime di Novotny.
Gli raccontano che
copie si
esauriscono in un baleno e pensano ad un rinnovo ed ampliamento sia nella
veste editoriale che nella tiratura. Sono tutti al fianco di Dubcek e
sanno che il loro destino è legato a quello del segretario del PC ceco.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 1968
Mentre a Praga si aspetta Ceasescu,
la Romania dice ai sovietici di tener
lontano i carri armati dai “nostri” confini.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 1968
Minacce dalla marina Usa nel Mediterraneo! Intervista da Napoli
all’ammiraglio statunitense Martin. Sulla prima pagina della Gazzetta un
mappa del
Mediterraneo: è
una fitta ragnatela di basi militari USA, inglesi, francesi, sovietiche e
del Patto di Varsavia e dove il controllo degli oleodotti
(ieri come oggi, ndr 2008)
rappresenta l’obbiettivo finale.
Mai
fu azzeccato un articolo a centro pagina come quello ed in un mese così
importante.
Nulla
è cambiato da quell’agosto di quarant’anni fa! Il Patto di Varsavia
non esiste più ma le guerre
per
il controllo del combustile che muove l’economia capitalistica
continuano ad insanguinare il Mediterraneo e il Medioriente.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 1968
A Parigi delusione per i
negoziati sulla pace in Vietnam,
continua
il balletto diplomatico e lo scambio di accuse tra le parti: gli americani
incolpano il Vietnam del Nord per le infiltrazioni di vietcong verso il Sud e i vietnamiti di
Hanoi che cessino immediatamente i bombardamenti al Nord.
(Foto 8 – Bombardieri B52-)
La Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 1968
Il primo profugo ceco è Josef Havlicek di 35 anni di Brno ed è
sbarcato in Puglia. Ha dichiarato che nel suo paese non c’è libertà.
E’ arrivato in canotto ed ha attraversato l’Adriatico remando su un
affare per farci giocare i bambini, la voglia di libertà ha rasentato
l’incoscienza. Partito da Dubrovnik in Yugoslavia, dove era giunto
fortunosamente attraversando più frontiere, ha raggiunto, aiutato dal
mare calmo di questo agosto 1968, Lido San Nicola a Peschici ed ha chiesto
aiuto ai bagnanti che lo osservavano incuriositi. La polizia, in seguito,
lo ha trasferito al centro profughi di Trieste. Dice che per l’impresa
si è allenato e che vuole raggiungere il fratello fuggito anni fa anche
lui dalla Cecoslovacchia ed ora residente nella Germania ovest.
Ben
presto a fronte della repressione russa a fuggire dalla Cecoslovacchia
furono in molti e la via di fuga preferita fu quella verso la
neutrale Austria.
La
Puglia conobbe in seguito, negli anni Novanta, le grandi migrazioni con
l’ondata degli albanesi in fuga da un paese allo sfascio, in
preda ad una crisi economica e politica gravissima. Poi vennero i curdi, i
cinesi e dopo ancora gli iracheni e gli afgani, i pachistani , ma mai fu
negato il diritto all’accoglienza per chi speranzoso approdava alle sue
sponde
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 15 agosto 1968
Brindisi:
il più bravo dei diplomati dell’Istituto
Tecnico Industriale G. Giorgi si chiama Claudio Vinciguerra, con la media
del 9.
Un
vero primato per una scuola ritenuta tra le più severe e dove la
contestazione giovanile
non
sembrava ancora esser sbarcata. Si dovettero attendere le lotte
studentesche
del tardo
autunno 1968 e della primavera 1969 per incominciare a respirare una nuova
aria nell’istituto che vide nascere leader quali Pietro Alò e Cosimo
Francioso di estrazione marxista-leninista e successivamente tanti
militanti di Lotta Continua e dell’area dell’Autonomia.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 17 agosto
1968
Le cose si mettono male. Mentre cechi e romeni si dicono uniti per
respingere qualunque aggressione, dai giornali di Mosca partono furibondi
attacchi contro il nuovo corso cecoslovacco.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 17 agosto 1968
A Capo Kennedy lanciato un missile per sommergibili atomici capace di
portare 10 bombe atomiche per 4800 chilometri.
Il terrore atomico era
per
le superpotenze lo spauracchio ideale
per mantenere lo status quo
La Gazzetta del Mezzogiorno, 17
agosto 1968
De Gaulle oggi farà esplodere la prima bomba all’Idrogeno
nell’atollo di Mururoa e il sogno di entrare nel Club dei paesi nucleari
sarà coronato.
Nella
corsa al detenere ordigni di distruzione di massa anche la Francia, scossa
appena qualche mese prima dal “Maggio” nel quartiere Latino di Parigi,
volle entrare nel Club dei paesi col grilletto atomico. In nome della
liberté,
egalité e fraternité si potrà distruggere la Terra!
La Gazzetta del Mezzogiorno, 17 agosto 1968
Da Dubrovnik a Brindisi
fugge su panfilo il
giovane
ungherese Nemeth Gyua.
E’
stato aiutato dal cugino che 12 anni fa era fuggito anche lui.
Quest’ultimo ha affittato un piccolo panfilo, il Vagabond
(e
come si doveva chiamare
una
barca per simili scopi al tempo del “facciamo l’amore e non la
guerra”? Ndr 2008). Dopo i controlli di rito della polizia
brindisina e la sua richiesta di asilo politico è stato inviato al campo
profughi di Trieste.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 17 agosto 1968
Rientrati in Italia dalla Spagna gli studenti milanesi espulsi per
complicità in un attentato basco a San Sebastian. Sono state trovate
pistole nel loro bagaglio e accusati di aver partecipato al complotto
basco. Intervenuto console italiano per la loro liberazione. Sono Giacomo
Beltramini e Mario Curzi,
dichiarano
ai giornalisti di essere
usciti
dal PCI, di
far parte della
sinistra universitaria ed essere in collegamento con il Movimento
Studentesco. Dicono di esser stati picchiati dalla polizia spagnola. Mano
pesante di Franco contro i separatisti baschi nuove misure
repressive con pena di morte e 30anni carcere per attività
terroristica
E’
una vicenda che ci aiuta a comprendere come ben presto il 68 goliardico fu
sostituito dagli anni 70 militanti, duri e spesso sanguinosi.
In
quel periodo molti militanti della Nuova Sinistra nascente ebbero rapporto
di amicizia e collaborazione con i movimenti di liberazione nazionale
presenti nel mondo. Non dobbiamo scandalizzarci, quindi, per questo
episodio, come non possiamo cadere dalle nuvole rileggendo gli atti delle
inchieste sulle stragi neofasciste in cui si afferma che i “neri” si
addestravano nei campi delle tante Gladio ed altre strutture segrete
coperte dalla NATO e nei campi di addestramento per neofascisti italiani
nella Grecia dei colonnelli, alleata di riguardo degli Stati Uniti. Fu
da Brindisi che partirono nell’estate del 1969 il fior fiore di
stragisti grazie anche alla complicità della destra
neofascista
pugliese.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 18 agosto 1968
Ondata di arresti in
Grecia. Il
musicista
Teodorakis agli arresti domiciliari mentre due ex ministri
fuggono in Turchia.
Vogliamo
ricordare come il colpo di stato dei colonnelli, in Grecia , che aveva
abbattuto la monarchia
ed
abolito il parlamento, produsse una feroce dittatura ed ebbe termine solo
molti anni dopo, con la sconfitta militare a Cipro nel confronto con la
Turchia.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 17 agosto 1968
Polemiche per la cessione di una base navale algerina alla flotta Russa
Mers El Kebir, costruita dai francesi, è costata all’epoca
250 miliardi di franchi.
In Francia
la polizia si
prepara ad un Ottobre Rosso: si addestrano brigate speciali antisommossa
dotate di scudi ed elmetti in plexigass ed altri mezzi dissuasivi.
Il
maggio francese ha messo una gran paura e non ci si poteva permettere di
ritrovarsi impreparati ad una nuova rivolta studentesca, magari appoggiata
dai giovani operai.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 18 agosto 1968
A Santiago del Cile,
ma
anche in alcune località dell’Argentina, avvistati dischi volanti
che ne combinano di tutti i colori. Lampi di luce e macchine che
improvvisamente si arrestano …
Sono
la trama di un thriller sugli UFO che non è mai finito. Quell’anno
anche in Italia e in provincia di Lecce ci fu qualcuno che disse di aver
visto gli UFO. Mistero!!!
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 18 agosto 1968
Matera
: la guerra contro i capelloni continua. La Gazzetta di Matera è sotto
accusa da un volantino firmato a nome dei giovani del PSIUP, del PSU e del
PCI per un articolo di alcuni
giorni prima sulla presenza incivile di un gruppo di capelloni
che si è insediato negli ultimi tempi nei Sassi di Matera. La
Gazzetta afferma che “sì, bisogna essere per la libera espressione e
per la libertà sessuale” ma ben altra cosa è
“schiamazzare, imbrattare muri, cambiando i nomi della
toponomastica stradale e mettendo drappi rossi sulle croci dei
monumenti”.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 18 agosto 1968
La Squadra Navale
comandata
dall’ammiraglio Lorenzini Roselli
è
partita da Taranto. Essa ha nell’incrociatore lanciamissili “Caio
Duilio” l’ammiraglia del gruppo, seguita dal cacciatorpediniere
“Impavido”, dalla fregata “Alpino” e dal rifornitore di squadra
“Stromboli”. Si tratta di una crociera di addestramento che la porterà
nel Mediterraneo e poi al porto di Tolone in Francia.
16
agosto 1968
Io,
mia sorella e mia madre abbiamo salutato mio padre, che, in permesso
breve, è venuto
da Taranto
per il ferragosto. Ci ha detto che nei prossimi giorni partirà con la
nave Duilio, ma non sa quando ritorna. Mi ha promesso un vestito a fiori
stile Beatles, promessa che manterrà al suo ritorno.
Ma
quando qualche mese dopo ci rivedemmo, la voglia di proseguire l’imbarco
era passata: fare il marinaio su una nave da guerra
per chi ha famiglia è l’equivalente ad una condanna in galera.
Quando si è liberi dal servizio il pensiero corre a casa e ti ritrovi,
nei turni libero dal servizio e quando non si sta al posto di
combattimento, a fare avanti indietro sul ponte di poppa insieme agli
altri sottufficiali anziani, quasi fosse un reparto psichiatrico.
Quell’anno
si giocò a guardie e ladri con i sommergibili russi che tallonavano la
flotta italiana sin dentro i porti. La curiosità di scoprire i segreti
del “Duilio”, nave appena varata, era grande. Noi italiani gli
rispondemmo con qualche bomba di profondità ed il sonar puntatogli sulle
orecchie ... Quando erano scoperti salivano a galla, “delfinando”, e
te li vedevi affiorare
a
pochi metri di distanza balzando come balene in apnea,poi l’aprirsi dei
portelli
stagni e i marinai col nastrino rosso sul berretto
uscire in
torretta,
col sorriso un po’ stretto sulle labbra e salutarti,
gridando “ Tovarich” agitando il pugno chiuso. Un modo come un
altro per dire
che “sul
mare siam tutti fratelli, anche se ci ordinano di ammazzarci ma … fin
quando è un gioco lasciamolo così!”.
(Foto
9- incrociatore Caio Duilio)
La Gazzetta del Mezzogiorno, 19 agosto 1968
Grecia: ancora arresti
di oppositori dopo il fallito attentato contro il primo ministro greco
Papadopulos. Un ex ministro fugge in barca in Turchia.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 19 agosto 1968
Derubato in Riviera il dentista di Dubcek ma … subito risarcito dalle
autorità locali!
A
voler ridere dovremmo dire che questa fu la notizia che più ci fece
venire i brividi in quel fatidico mese.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 20 agosto 1968
La Pravda tuona: “Dubcek non controlla più la situazione!”. Manovre
militari in Bosnia dell’esercito di Praga …
Vietnam:
fallito attentato vietcong a Taynin.
Un
tentativo di aumentare la cooperazione tra i due paesi o semplicemente
quello di tener lontani
le
migliori unità ceche?
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 20 agosto 1968
La
firma al trattato di non proliferazione nucleare divide
i due partiti europeisti per eccellenza. Il partito liberale di
Malagodi punta i piedi e vorrebbe che l’Italia si prendesse più tempo
per firmare. Il Partito repubblicano
invece è d’accordo affinché l’Italia abbandoni ogni sogno di
armamento atomico e lancia l’allarme sulle idee di grandeur atomico
della Francia di De Gaulle: “è lì il vero pericolo!”.
Il 19 agosto a Foggia si sono svolte le commemorazioni dei morti
causati dai bombardamenti del 19 agosto 1943.
Una
strage provocata dai bombardieri anglo-americani con decine di migliaia di
foggiani e di sfollati come vittime, un gesto di una crudeltà inaudita,
contro una città che non aveva obbiettivi militari ma solo la sfortuna di
avere una importante stazione ferroviaria
e che appena un mese dopo, divenne parte di quel pezzo di Italia
liberata senza l’aiuto degli alleati e
che visse l’esperienza del regno del Sud.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 20 agosto 1968
Matera Libera!
Non
stiamo parlando della rievocazione della liberazione di Matera dai
nazifascisti, bensì dell’articolo della Gazzetta del Mezzogiorno,
bordato di nero, quasi fosse un necrologio, che annunciava la liberazione
di Matera dai capelloni avvenuta nella notte del 19 agosto 1968.
Questo
gruppo di rompiballe sporchi, brutti e cattivi che aveva infastidito la
gente per bene
di questa
tranquilla città di provincia della Basilicata, dove l’emigrazione fa
di tutte le donne in età di marito delle vedove bianche ed i bambini
degli orfani che vedono il proprio padre una volta l’anno se gli
va bene, era fuggito e si
potè tirare un sospiro di sollievo.
Nottetempo, questa brigata di scomunicati, aveva abbandonato l’alloggio
che occupavano in via San Giacomo, nei Sassi di Matera e dal quale
partivano per sporcare i muri con le loro scritte scandalose e piazzando
bandiere rosse sulle croci dei monumenti dei Santi sparsi in città e
nelle chiese.
Ma
prima di andar via vollero lasciare un ultimo segno del loro passaggio:
“Grazie
anche la complicità di qualche tipografo compiacente
hanno affisso in varie parti della città un manifesto con un falso
annuncio di morte del commissario prefettizio al Comune di Matera”.
La Gazzetta del Mezzogiorno, 21 agosto 1968
Riunione d’urgenza dei dirigenti del Comitato Centrale del PCUS,
ritornati in tutta fretta dalle vacanze! Si aggrava la crisi con Praga?
Purtroppo,
mentre questo giornale andava in edicola, durante la notte i carri armati
del Patto di Varsavia avevano varcato la frontiera invadendo la
Cecoslovacchia e mettendo fine alla sua breve illusione di libertà.
L’annuncio
lo si ebbe tramite le tv e le radio ed io non mi staccai per tutto il
giorno dalla radiolina a transistor e dal mio ricevitore a onde corte, per
ascoltare gli ultimi annunci drammatici di Radio Praga … un’esperienza
indimenticabile essere presente grazie alla radio nel momento in cui
partivano gli ultimi appelli al mondo “libero” e a tutti “gli
amici del popolo cecoslovacco” e mentre i cingoli dei carri
armati russi quasi si ascoltavano dal microfono del cronista.
La
voce accorata degli annunciatori di radio
mi rimarrà per sempre nelle orecchie come il silenzio tombale
sulle frequenze di quella radio che ne seguì.
Per
ulteriori approfondimenti consigliamo di leggere gli ampi stralci degli
ultimi annunci di
Radio Praga
a pag. 5 della Gazzetta del Mezzogiorno del 22 agosto1968.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 21 agosto 1968
In terza pagina, quella
degli approfondimenti, campeggia un lungo articolo di un allora quasi
sconosciuto vaticanista, un certo Cosmo Francesco Ruppi.
Nella
storia di Camillo Torres il dramma della America Latina.
Così
scrive Cosmo F Ruppi, raccontando la situazione drammatica di quel
continente e la vicenda del padre guerrigliero. Ma ci racconta anche di
30 preti e suore
che insieme a 200 studenti occupano la cattedrale di Bogotà per
protestare su come è stata organizzata la prossima visita del Papa e come
la madre di Camilo Torres, un mese prima, abbia chiesto al Papa di non
venire in Bolivia per non dar credito internazionale ad un regime
poliziesco come quello boliviano.
E’
un articolo interessante sia per l’autore che per il contenuto ed il cui
titolo
racchiude le grandi
contraddizioni della chiesa cattolica
del 68,
divisa tra
secolarismo e
le istanze di
rinnovamento che provengono dai poveri del Terzo Mondo,
spesso oppressi da dittature imposte dal colonialismo delle
multinazionali.
Chissà
se quell’allora sconosciuto Cosmo Francesco Ruppi ancor oggi condivide
quell’articolo e quale carriera possa aver fatto come “vaticanista”?
La Gazzetta
del
Mezzogiorno, 22 agosto 1968
Come Hitler 30 anni fa! L’intera Cecoslovacchia occupata in 12 ore
dalle truppe del Patto (Urss, Polonia, Germania est, Ungheria, Bulgaria):
23 morti e centinaia di feriti. Foto centrale con la folla in piazza
San Venceslao che circonda i carri armati russi come se non fossero
non loro i vincitori, ma gli sconfitti della Storia.
Fu
così trent’anni dopo, un tempo brevissimo rispetto allo scandire del
movimento delle lancette della Storia dell’Umanità. Intanto assistemmo
ad altre sconfitte simili: quelle dell’apparato militare americano, in
rotta dal Vietnam e da tutta l’Indochina e poi ancora dei russi
dall’Afghanistan, ed ancora
il
crollo dell’illusione di un America inattaccabile nel suo territorio con
l’11 settembre del 2001 e capace di dettar legge
sull’intero globo, ed ancora … ovunque si ripeterà
l’illusione di poter vincere con la forza delle armi
la forza della ragione e della libertà.
A
tutti noi rimane l’amaro in bocca di quel sogno di un socialismo nuovo,
a misura d’uomo, secondo i principi di quell’umanesimo nato nel centro
dell’Europa, un sogno che ancora adesso noi coltiviamo e serbiamo
stretto nel nostro cuore di sessantottini.
(Foto
10 invasione praga)
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 22 agosto 1968
A Roma uova fradicie contro ambasciata russa. Manifestazione del Partito
Radicale. Fermati dalla polizia il segretario Giuseppe Spadaccia, Marco
Pannella, Aloisio e Giovanni Rendi ed altri ancora mentre sfilavano con
cartelli tipo: “Aggressione a Pragá, tradimento contro il Vietnam!”,
“Rivoluzione sì, oppressione no!”.
I
cartelli imbracciati la dicono lunga su come quell’atto di brutale
oppressione fosse inteso perfettamente in linea con quanto di peggio si
perpetrava contro l’umanità
e
come la voglia di cambiare il mondo percorresse quel 68.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 22 agosto 1968
La Democrazia Cristiana
(grazie alle sue finanze milionarie, ndr
2008) fa affiggere un manifesto
anticomunista per tutta la provincia di Brindisi. Il segretario del PSU di Brindisi Capone esprime in un
comunicato la condanna del suo partito. I giovani repubblicani (che a Brindisi sono molto attivi sui temi delle libertà
civili e del rinnovamento culturale nella nostra città e che si muovono
quasi fossero il primo gruppo exttraparlamentare
quivi presente, ndr 2008),
esprimono la loro ferma opposizione a quanto avvenuto e invitano il PCI a
chiudere definitivamente l’esperienza “fraterna” con il PCUS , “ne
guadagnerebbero tutte le forze della sinistra!”. Infine c’è il
comunicato di Domenico Mennitti
(l’attuale
sindaco di Brindisi
nella
giunta di centrodestra, ndr)
che a nome del Movimento Sociale lancia
le rituali pesanti accuse contro i comunisti
e la Russia.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 22 agosto 1968
Bari
:manifestazione indetta da giovani repubblicani, Movimento DC, ACLI,
congregazione mariane, Fuci ) univ Cattolici) movimento studenti medi JF
Kennedy, organismi studenteschi del Pennetti, Giulio Cesare, Scacchi e
assoc. Giovanile MC 8
A piazza Fiume
il PSIUP alle ore 20
organizza
un comizio : parlerà
Gianni
Piccigalli
Taranto :
La Gazzetta
conduce un’intervista- inchiesta tra gli studenti
e i professori :la condanna è unanime anche tra quelli di
sinistra. Il cronista avvicina anche i “filocinesi”:
Franco
Esposito , considerato il loro leader , “si è sdegnosamente rifiutato
di esprimere un giudizio”. L’universitaria Paola Rivera spiega che “ci sono poche informazioni al momento per
esprimersi ma… io sono contro tutti i gendarmi!”
Ernesto
Palatrasio, nello stile schietto che lo contraddistingue,(
ancor oggi
prosegue in città la sua battaglia politico-sindacale in un piccolo
partito marxista-leninista, ndr 2008) al contrario non ha remore nell’esprimersi e afferma che
“ chi è causa del suo mal pianga se stesso ! I sovietici sono stati i
primi ad abbandonare la via al socialismo per abbracciare il revisionismo
e la via al capitalismo. L’URSS è un paese capitalista che non poteva
lasciarsi sfuggire il controllo del mercato cecoslovacco (e
poi a catena quello degli altri paesi delCOMECON ndr 2008)…
Lecce
Il PSU, il cui
segretario provinciale è il prof Tarricone, fa affiggere un manifesto in
cui si condanna con “sdegno e dolore” l’invasione , conferma “ la
validità degli ideali socialisti
contro
lo
sfruttamento e
l’egemonia capitalista ed invita a lavorare per una società in cui
democrazia e libertà si possano coniugare “.
L’uso
della forza
è “invece
giustificato quando occorre lottare per l’affermazione dei diritti
fondamentali quali quello dell’indipendenza dei popoli , quindi il
PSU è solidale con
coloro
che combattono in Vietnam, America latina, Portogallo e Spagna contro il
fascismo e l’imperialismo”.
Foggia : i
maggiori partiti politici si esprimono tutti contro l’invasione in linea
con le rispettive indicazioni delle segreterie nazionali
Foggia : anche
questa città avrà il suo moderno aeroporto
Consegnato al
presidente della Camera di Commercio Lavelli il terreno demaniale del Gino
Lisa affinchè si possa realizzare un grande aeroporto nazionale e
internazionale. La Camera di Commercio di Foggia stanzia autonomamente 100
milioni di lire per iniziare i lavori di ampliamento di una seconda pista
atta ad ospitare i grandi aerei internazionali.
Iniziò così,
quarant’anni
fa, il tormentone dell’Aeroporto
Foggia-Gino
Lisa che ancor oggi non riesce ad avere non un collegamento stabile
internazionale,
come si
sognava allora,
ma neanche
quello di una linea aerea che assicuri
un collegamento stabile il granaio d’Italia con il resto del
paese. Alla fine degli anni 90 l’intera struttura aeroportuale costata
un mare di soldi provenienti da contributi per il Meridione, europei,
fondi straordinari e tasse dei cittadini,
divenne totalmente fatiscente senza che fosse mai stata
utilizzata.Nell’86 quando mi recai per lavoro presso quel sito, mi colpì
l’aria di abbandono, surreale che si respirava con
l’acqua che gocciolava dal tetto della sala degli arrivi. In
seguito altri soldi furono investiti
per ristrutturarlo ma ancor oggi solo minuscole aerolinee e qualche
volo charter vi a fanno scalo. Quest’estate l’ennesima aerolinea che
aveva assicurato dei collegamenti stabili si è dileguata nonostante che
nei pochi collegamenti fatti
con
gli aeroporti del Nord avesse fatto il pieno di passeggeri.
Interessi economici delle grandi compagnie aeree, di
società di gestione di altri scali della regione, come quello di
Bari, e i conseguenti interessi politici
determinano il persistere di questa penosa situazione.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968 ,
Ritornate
a casa! Assassini! Foto di Piazza
San
Venceslao, a Praga, di folla che circonda minacciosa i carri
armati russi con manifestanti che tirano pietre ed incendiano
qualche automezzo. La rabbia a Praga cresce.
Piero Novelli , corrispondente della Gazzetta , continua a mandare
i suoi “pezzi” da una piccola città ceca ,ancora libera dai russi,
molto vicina al confine e dalla quale si riescono a raccogliere le
notizie che provengono dal resto del paese. Si apprende così di “
8 manifestanti fucilati a Kosice, notizie contrastanti sulla sorte di
Dubcek, Cernik, Smrkovscky e Cisar mentre i sovietici cercano un Quisling”
(
ovvero un
collaborazionista che dia un minimo di legittimità al loro intervento e
presenza a Praga. Nrd 2008).
(Foto
11 carri armati Praga)
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968 ,
Italia ,la
protesta.
Roma :la
destra
si mobilita
Migliaia di
manifestanti con bandiere tricolori tentano assalto all’associazione di
Amicizia Italia-Russia e si scontrano con la polizia nel tentativo di
raggiungere l’ambasciata russa . In testa al corteo i parlamentari del
Movimento Sociale Italiano
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968
Genova
: 40 studenti del Movimento Rivoluzionario Studentesco ( di tendenza
filocinese) occupano
la
facoltà di Lettere per protestare contro l’invasione.
Anche la “nuova sinistra” ancora in embrione si mobilita.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968
Proteste
internazionali
Yugoslavia,
Belgrado: 200.000 in piazza a gridare la loro solidarietà al popolo
cecoslovacco e di esser pronti a combattere se invasi. Tito aiuterà i
50.000 (?) turisti cechi presenti sulla riviera orientale adriatica
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968
Bogotà ,
Colombia, dal corrispondente , vaticanista Cosmo F.Ruppi
Giunto Paolo
VI in Colombia con la popolazione lo accoglie entusiasta mentre bacia la
terra appena giunto.
Il
“nostro “ vaticanista Ruppi ci parla della cattedrale di Bogotà, una
povera chiesa del 600 in stile barocco come tante chiese della nostra
Puglia ed in cui non la ricchezza ma è la fede che sorregge il cammino
cristiano.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968
Grecia. Il
musicista Mikis Theodorakis deportato in un piccolo villaggio del
Peloponneso a causa della sua appartenenza ad un partito filocomunista
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968
USA : Ohio,
uccisi 5 dimostranti neri
Convention
democratica ad ottobre, blindata. Creata una zona di sicurezza
antiattentati, con filo spinato e agenti armati . Si teme per l’annuncio
del Comitato di liberazione Nazionale per per la fine della Guerra in
Vietnam , di volere far confluire in città , per l’occasione, 200.000
manifestanti. Certa la partecipazione di folti gruppi di Hippies.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 23 agosto 1968 , pagine locali
Brindisi:
rinvenute e recuperate al largo di Apani e di Punta Cavallo due grandi
ancore romane del I e II secolo dc. Dopo 10 ore di lavoro due sub
brindisini Giuliano del Pont e Gino Zongoli , quest’ultimo
impiegato alla biblioteca provinciale , con l’ausilio di un
peschereccio , riportano a galla i due reperti.
Mentre il sacco della città antica, romana e messapica,
continuava grazie a
palazzinari
speculatori e
politici locali compiacenti,
l’importanza
di Brindisi nell’antichità riceveva nuove conferme ma…questa doveva
essere la città della chimica moderna e delle centrali elettriche e non
poteva legarsi al vecchiume d’altri tempi! Il nuovo Teatro Verdi fu
costruito sull’insula patrizia
romana e il quartiere di San Pietro degli Schiavoni devastato dal
cemento. I turisti a Brindisi dovevano essere solo quelli che prendevano
il traghetto per la Grecia e non quelli che avrebbero potuto visitare le
memorie del suo millenario passato!
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 24
agosto 1968
Dal confine
tra Austria e Cecoslovacchia:Piero Novelli convince un capitano della
gendarmeria ceca, addolorato per ciò che sta succedendo al suo paese, di
farlo passare senza visto per un breve viaggio in territorio ceco occupato
. Riesce così a filtrare tra carri armati russi e soldati ungheresi, a
comprare un Rude Pravo locale che continua a inneggiare a Dubcek ed
ascoltare la radio libera di Ceske Budejece al cui microfono c’è un
ragazzo, uno studente non abituato a
fare
lo speaker.La radio invita a mantenere la calma e a fare resistenza
passiva.
L’ascolto di queste emittenti locali fu in quei giorni la
meta ambita , non solo di radioamatori, ma anche di giornalisti e servizi
di intelligence occidentali al fine di seguire l’evoluzione
dell’occupazione e
comprendere
le difficoltà politiche e logistiche che incontrarono gli eserciti
invasori. Notizie utilissime
raccolte
nei centri di ascolto piccoli e grandi disseminati lungo l’invisibile
frontiera della Cortina di ferro. Uno di questi , tra i più importanti e
che impiegava giornalmente centinaia di addetti era quello di San Vito dei
Normanni ( vedi scheda) da cui attraverso un sistema complesso di antenne
e di ricevitori sintonizzati sulle frequenze militari e civili dei paesi
Comunisti venivano intercettate tutte le comunicazioni , registrate
e trasmesse negli Usa e quindi elaborate
dalla CIA a e dalla potentissima NSA per conto del Pentagono .
Fu grazie a queste informazioni che gli americani si resero conto
quanta impreparazione e quante difficoltà avesse incontrato l’Unione
Sovietica in quell’atto di forza contro il piccolo paese
centro-europeo.
( foto 12° e
12b –San Vito -a e san vito- b)
La Gazzetta del Mezzogiorno, 24
agosto
1968
Titolo
di prima pagina con foto :Svoboda trasportato ( a forza) a Mosca , accolto
da Kossighin, Breznev e Podgorny,
sfila
in auto tra due ali
di folla
con centinaia di moscoviti radunati dal partito per l’occasione e
sventolanti bandiere ceke. Dubcek fucilato?
La tragedia raggiunse toni farseschi
(Fot
13 Svoboda)
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 24 agosto
1968
La
guerra fredda nell’etere s’intensifica. USA : dal direttore della US
Information Agency parte la denuncia del ripristino delle interferenze di
radio russe sulle frequenze della radio Voice Of America. Un fatto che non
accadeva dal 1963 , con la crisi dei missili russi a Cuba!
Una piccola notizia ma che fa comprendere quanto si temesse in
quegli anni la libera circolazione delle idee da una parte e dall’altra
della Cortina di Ferro. Che la radio fosse uno strumento potente capace di
superare qualunque muro, qualunque linea rossa lo comprendesse bene la
nostra generazione che nemmeno dieci anni diede vita alle “ radio libere
“ dando sfogo alla voglia di comunicare in libertà. Purtroppo quelle
tra
esse divennero voci
scomode per la classe politica italiana ormai sommersa dalla corruzione,
venne il momento della repressione e del bavaglio imposto con manette e la
chiusura. Fu l’ora di radio Alice, radio Sherwood, la stessa radio Aut
con l’eliminazione
fisica
di Peppino Impastato da parte della mafia.
(Foto
14 QSL Voice of America)
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 24
agosto 1968
Italia,le
proteste proseguono .Genova : tafferugli tra studenti di destra e studenti
di sinistra filocinesi ad un corteo di protesta contro l’invasione
Bari: manifesto del PSU
che condanna l’invasione affisso in città.
Comizio al centro di Bari da parte del MSI e del FUAN, presenti i
due consiglieri comunali Micheke Cassano e Giuseppe Tatarella
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 24
agosto 1968
Bolivia:
il “nostro vaticanista” Cosmo F Ruppi prosegue la cronaca
del viaggio papale
“Grido
di dolore contro le iniquità e le ingiustizie” ma… “il papa ha
esortato a non avere fiducia nella violenza e nella rivoluzione!”
Chi si aspettava da PaoloVI di una posizione in
favore della teologia della liberazione rimase deluso
da
questo viaggio papale
nell’America latina
L’unica dichiarazione bipartisan fatta dal Papa è :- “ Basta
con le armi, sono vicino alla Cecoslovacchia e ai popoli dell’Asia e
dell’Africa afflitti dalla guerra “
Troppo poco per poter fermare l’ecatombe mondiale quotidiana di
quel ribollente agosto 1968!
Dieci anni dopo quello stesso Papa rivolse il famoso appello
agli
“uomini e alle donne delle
brigate Rosse” affinchè salvassero Moro. Forse se avesse
dimostrato più coraggio ed autorevolezza in quel 68 e negli anni che ne
seguirono , la sua voce avrebbe potuto essere ascoltata da coloro che si
ritenevano la mano armata dei movimenti nati proprio in quell’anno.
Cosmo F Ruppi
ci rende
partecipi di
una sua esperienza vissuta in quei giorni: la conoscenza di monsignor
Johachim Salcedo che ha fatto di tutto, compreso un viaggio a Roma,
affinchè il Papa giungesse in questa località sperduta ma piena di
fedeli. Questo prete intraprendente ha fondato una radio rurale con la
quale ha intenzione di condurre la lotta all’analfabetismo e con le
offerte ha acquistato radio a transistor per tutte le famiglie povere.Una
radio che con orgoglio fa visitare dal Santo Padre.
Anche qui la radio è vista come un elemento rivoluzionario,
portatore di nuovi messaggi, speranze e capace di rendere globale anche la
più piccola esperienza di lotta e di emancipazione sociale e culturale.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 24
agosto 1968
Vietnam
:Battaglia
a Da Nang tra
marines americani
appoggiati
dall’aviazione e guerriglieri viet.
Le immagini dei bombardamenti al napalm e con bombe dirompenti su
quella città, intorno ai suoi templi
entrarono nelle nostre stanze da pranzo attraverso la televisione
.Le cronache radio e giornalistiche dei corrispondenti di guerra, ebbero
un grande ruolo nell’orientare l’opinione pubblica mondiale, in quel
conflitto.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 25
agosto
1968
BIAFRA:
i massacratori hanno vinto!Caduta ABA,
la capitale governativa del Biafra, evacuata da civili e militari
ed occupata dai marines nigeriani. Si parla di massacri indiscriminati!
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 25
agosto 1968
Brindisi: le
proteste
Manifesti del PSU, della CISL e della CGIL, quest’ultima condanna
l’invasione “poiché può aumentare il peso delle forze antisocialiste
e provocatorie
presenti in
quel paese”
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 25
agosto 1968
Estero
la prossima sarà la Romania? Radio Bucarest dice che i romeni sono
pronti a
difendersi.
(Foto 15 radio Bucarest)
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 25 agosto 1968
Praga :
foto di manifestanti seduti dinanzi ai tank, ma anche che lanciano
sassi e bottiglie contrro i carri russi mentre giungono notizie, da altre
parti della città che si è
sparato
sulla folla.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 25 agosto 1968
Venezia:
polizia mobilitata contro i contestatori che chiedono che sia cambiata
l’organizzazione della mostra del Cinema. Il direttore della mostra
Chiarini dice di attendere a piè fermo i contestatori
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 25 agosto 1968
Foggia : il 68
sbarca sulle sue bellissime spiagge della tranquilla provincia
pugliese.
Bagnanti “filocinesi” sul lago di Lesina.:40 universitari
provenienti da Roma e Milano, appartenenti alla federazione marxista
leninista d’Italia, trascorrono giornate di relax al mare ma anche di
impegno politico. Ogni sera si danno appuntamento a San Nicandro Garganico
per incontrare i compagni filocinesi dell’unica sezione di maoisti
presenti nella provincia di Foggia. Ieri sera ha tenuto un comizio il prof
Emidio D’Angelo di Roma che ha inveito contro i revisionisti e la
corruzzione dilagante nella società..
La Gazzetta del Mezzogiorno, 25 agosto 1968
Il Biafra agonizza! Lo slogan dello Scorpione Nero , come si fa chiamare
il colonnello nigeriano Adekule,
è
:-“ Abbattere ogni essere vivente!”-
Accuse dai ribelli a Londra e Mosca di rifornire militarmente i
nigeriani per il genocidio del popolo IBO
In Africa la Guerra Fredda era sostituita dalla guerra per i
mercati, compreso quello delle armi e così, mentre in Europa , inglesi e
russi erano formalmente nemici acerrimi , in Nigeria si comportavano da
soci in affari, anche se questo poteva significare lo sterminio di milioni
di esseri viventi.Pecunia
non olet! A distanza di quarant’anni nulla è cambiato e
l’Africa continua ad essere il posto dove governi e trafficanti d’armi
senza scrupoli continuano ad ingrassarsi E’ cronaca di questi giorni
(25 settembre 2008) della notizia di una nave ucraina, diretta in
Kenya, carica di carri armati di produzione russa, lanciagranate e bombe, che è stata sequestrata da pirati somali. Solo un caso di
pirateria marina ha portato alla luce come i traffici d’armi continuino
imperterriti verso quel continente ormai alla deriva.
26 agosto 68 A Venezia va
in scena la morte del Cinema: la Mostra si ferma!
La contestazione giunse anche nel tempio del cinema internazionale
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 27 agosto 1968
Brindisi:
l’avvocato brindisino Mautarelli, che si trovava in Cecoslovacchia per
ferie, fa sapere che sta bene e che ha raggiunto
con mezzi propri l’Austria.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 27 agosto 1968
Roma : ieri
26 agosto, alcune migliaia di militanti del MSI con in testa
l’onorevole Caradonna si sono scontrati con la polizia di fronte
all’ambasciata russa.
Roma: i radicali Marco Pannella , Giuliano Rendi, Marcello Baraghini ed
altri iniziano lo sciopero della fame per protesta contro l’invasione.
L’arma dello sciopero della fame
divennne per il Partito Radicale uno strumento consueto nella lotta
politica per rompere i silenzi su temi di grandi attualità
e per pubblicizzare le campagne di opinione sulle libertà civili,
richiamando l’attenzione dei media.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 27 agosto 1968
Bologna :
assemblea straordinaria dell’ANPI In una tribuna che raccoglie centinaia
di expartigiani viene votato un ordine del giorno alla quasi unanimità
che condanna l’invasione della Cecoslovacchia. Le contraddizioni
all’interno del PCI diventano evidenti
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 27 agosto 1968
Brindisi,cronaca
locale con foto di una manifestazione sul molo della stazione Marittima
Nave russa contestata da manifestanti proPraga!
Segue
cronaca particolareggiata
Anche a Brindisi inizia la stagione dei movimenti
Quel 26 agosto, un centinaio di persone, si ritrovarono alla
Stazione Marittima di Brindisi per manifestare la loro
solidarietà al popolo
popolo
cecoslovacco e per condannare l’invasione di quel paese da parte dell’Urss
.
D’un tratto la nostra piccola città di provincia respirò
anch’essa
l’aria di
contestazione
al militarismo,
all’imperialismo
e
all’autoritarismo che aveva riscaldato la primavera di quell’anno in
tante parti del mondo. Mentre la condanna unanime del mondo occidentale e
di molti paesi socialisti
non
allineati all’ortodossia sovietica
si esprimeva in manifestazioni e proteste dinanzi a sedi di
ambasciate o associazioni culturali legate all’unione Sovietica , sino a
quel giorno la voce del dissenso, a quell’invasione scellerata , in
Puglia come a Brindisi
si era
espressa soltanto
in
manifesti, volantini e qualche corteo di solidarietà, non avendo altre
sedi simboliche contro cui manifestare.
Fu a Brindisi, quel 26 agosto 68, che si passò “all’ Azione
diretta” approfittando dell’occasione dell’arrivo della motonave
battente bandiera russa
“
Tajikistan” facente spola tra la Grecia ed il porto di Brindisi, per il
trasbordo dei turisti stranieri verso le isole greche.
E tra quei contestatori della prim’ora,
che quel giorno d’agosto andarono a fischiare l’equipaggio
russo, c’erano anche alcuni turisti inglesi che,
giunti con voli charter da Londra attendevano di imbarcarsi su
quella stessa nave,
Quella manifestazione piccola , nei numeri,
espresse in questa trasnazionalità lo spirito di quell’anno, del
68, la voglia
universale
dei giovani di respingere ogni ipotesi di veder schiacciati, sotto
i cingoli dei carri russi
a
Praga o le bombe dei B52 degli americani sul Vietnam, il desiderio della
libertà e della giustizia tra i popoli.
Alcuni
di coloro che
imbracciavano vistosi cartelli su cui si leggeva:
“
No alla Russia- SS=CCCP- Assassini_!- Viva Svoboda!-Viva Dubcek- Svegliati
Lenin, Breznev è impazzito!- appartenevano alle organizzazioni giovanili di destra, che sino a quel momento avevano una
presenza consistente tra gli studenti brindisini, ma altri provenivano
dagli ambienti
democratici,
cattolici e di sinistra.
Tra questi,
il più
attivo era un gruppo di
giovani
repubblicani che da tempo portavano avanti molte battaglie sulle libertà
civili e sulla necessità di un cambiamento culturale nella nostra piccola
città e a
cui si aggiunsero,
quel giorno,
alcuni
giovani universitari
che
avevano assaporato il 68 nelle città del Nord.
Insieme fecero un piccolo gesto, ma molto significativo e
che ebbe un grande riflesso negli anni a seguire: pur continuando a
contestare la nave russa decisero di separarsi, allontanandosi di qualche
metro dal gruppo dei giovani di destra e finita la manifestazione presero
appuntamento per il giorno dopo presso i locali dell’exmuseo di
Brindisi, nel tempietto di San Giovanni al Sepolcro
Ci si rivide così,
il
giorno dopo,
alle 19 , come giovani “ democratici” brindisini per cercare di
infrangere il vuoto culturale e il feudalesimo clericale e democristiano
che
asfissiava la nostra città.
Da quel piccolo gruppo di giovani
nacque la stagione del Movimento studentesco e dei gruppi della
Nuova Sinistra brindisina ,
passandosi
il testimone generazionale dalle lotte studentesche ed operaie a quelle
contro le centrali nucleari e a carbone, sino ai giorni d’oggi, contro
il razzismo al fianco dei migranti, contro l’inquinamento dei
megaimpianti industriali e i rigassificatori , ma sempre ritenendo
fondamentale il diritto alla libertà e contro ogni svolta autoritaria .
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 27 agosto 1968
Praga.
Nascondete cani e gatti!
Un radioamatore ha ascoltato una radio libera
cecoslovacca che invita a mettere in salvo cani e gatti poiché le truppe
russe hanno gravi difficoltà di rifornirsi di viveri( visto il
boicottaggio della popolazione locale) e sono arrivate al punto di dar la
caccia agli animali domestici per poter mangiare qualcosa.
La protesta di massa, con le forme di opposizione passiva non
violenta, fece della rivolta di Praga un esempio che curiosamente contaminò
anche, se solo in parte, nei movimenti di protesta giovanili dell’Europa
Occidentale. Usare la lingua del nemico( quella russa veniva
imposta
come seconda lingua nell’istruzione obbligatoria dei giovani del’Est)
per far sentire le proprie ragioni e costringerlo ad immedesimarsi nel suo
antagonista, fu un’arma psicologica di rilevanza notevole, in quei
giorni, nei confronti dei giovani militari del Patto di Varsavia a cui era
stato fatto credere che il popolo ceco li attendeva con i fiori in mano.
Qui si coglie l’eccezionalità di quella grande protesta nonviolenta di
massa: a far male agli invasori non fu lo sparargli addosso ma il
rifiutargli il pane e il sorriso,
sacri doni dell’ospitalità. E’ in questo che le facce
attonite, scure , inebetite degli uomini in uniforme sui tank della
‘armata russa hanno il segno della sconfitta, quella dell’esclusione
dal “convitto dell’Umanità”.
La Gazzetta del
Mezzogiorno, 28 agosto 1968
Brindisi, lo studente
Cesare di Giulio, che si trovava al momento dell’invasione in
cecoslovacchia ospite di alcune amiche
ceche, è riuscito a ritornare e racconta alcuni particolari
drammatici dei giorni dell'invasione
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 29 agosto 1968
Brindisi, Festa dell’uva e del vino: l’intero quartiere delle
Sciabiche trasformato in un grande vigneto.
Seguendo una tradizione millenaria , in quell’inizio di autunno,
si ripetettero rituali a cui l’intera città si sentiva legata e
riconosceva la propria identità.
Nel quartiere dei pescatori,
le
Sciabiche e sui moli adiacenti addobbati a festa, con tralci, grappoli e
enormi botti , in una esplosione di colori, odori, fiumi di vino e balli ,
si rinnovarono
in quei
giorni, ancora una volta, se pur in forme “civili”, i baccanali
orgiatici messapici e romani di cui questa città era conosciuta nell’età
antica. Era il rosso brindisino il re da omaggiare, a cui gran parte
dell’economia della nostra città era
ancora fieramente legata e dipendente. Come la qualità dell’uva
e del vino brindisino fossero apprezzate all’estero lo si comprende
anche da piccoli particolari quale l’elenco dei gruppi folkloristici che
si esibirono quell’anno in città:greci, israeliani, irlandesi e
coslovacchi , insieme a gruppi nazionali e locali allietarono con balli e
canti la Festa dell’uva. Molto applaudito, e a cui l’intera città
porse piena solidarietà, fu il gruppo folkloristico cecoslovacco. Quei
legami di fratellanza e di comunione che questa città aveva sin dalla
nascita con i popoli del Mediterraneo e dei Balcani si rinnovavano anche
così, attraverso lo scambio e la comunanza
del godere dei frutti di una terra che sino allora sembrava aver
benedetto Brindisi.
E’ da
questa comunione con i popoli dell’altra sponda che nacque il grande
slancio di solidarietà con cui la nostra città,oltre
vent’anni dopo, nel marzo del ’91, accolse 20000 albanesi
fuggiti dalla loro terra in grave crisi economica, sociale e politica. In
quell’occasione i brindisini aprirono le porte delle loro case,
accogliendo coloro che ritenevano i loro naturali fratelli,
abitanti le rive dello stesso mare.
La Gazzetta
del Mezzogiorno, agosto 2008
Gli agricoltori brindisini in piazza contro l’uva al carbone.Reclamano
l’intervento del governo e della regione per essere indennizzati dai
danni provocati ai vigneti dalla dispersione delle polveri di carbone
dalle due centrali termoelettriche Enel di Brindisi e dagli inquinanti
delle industrie chimiche
Quella
Brindisi di quarant’anni fa, a rivederla oggi, attraverso le
cronache
e le foto ingiallite
dei giornali locali, sembra un altro mondo eppure negli anni ’60 era una
città che con dignità riusciva a dare occupazione a gran parte della sua
popolazione, attraverso il lavoro e la cura
di una terra fertile, di una natura generosa e che nell’uva e nel
vino aveva i valori che la rappresentavano in tutto il mondo.
L’industria chimica sottrasse negli anni sessanta moltissime
risorse dal mondo agricolo,
creò
il mito del posto facile e ben retribuito nell’industria e un fiume di
denaro diede spinta alla corsa al consumismo in una città che sino allora
attraverso la parsimonia, ereditata
del mondo contadino, era riuscita a sopravvivere alle vicende
travagliate della nostra vita nazionale. Supermercati e cemento
dilagarono, mentre un silenzio omertoso calava sulle micidiali nubi
inquinanti che si sprigionavano dalle torri del Petrolchimico e delle
centrali Enel che, arrossando il cielo delle notti brindisine, spandevano
quei veleni che
a distanza di
qualche decennio avrebbero generato micidiali malattie di una intensità
superiore ad altre città ben più industrializzate del nostro Paese. Così
l’intenso odore di vinaccia , di fermentazione
che si sprigionava dagli stabilimenti vinicoli brindisini sparsi
per tutta la città, , nelle notti di scirocco, fu sostituito da un odore
dolciastro mortifero che uomini, donne e bambini inconsapevolmente
respiravano…
Le politiche comunitarie nel frattempo diedero il colpo di grazia
all’agricoltura brindisina: indennizzi per gli espianti dei vigneti ed
oliveti ridussero le campagne ad un deserto di campi incolti e votati alla
monocultura. Le innumerevoli quantità e qualità di ortaggi nostrani (I
meloni saraceni e quelli bianchi e gialli da conservare per l’inverno, i
pomodori per la “gialletta” e quelli delle “pennole”)
furono
soppiantati da
insipidi e
gonfiati meloni provenienti dalla Grecia a prezzo stracciato,
dalle passate e
pomodori
pelati in scatola, dai pomodori “Pachino” provenienti dalla Sicilia e
dalle serre industriali, ecc...
I rinomati cavalli brindisini che avevano convissuto per millenni
con gli abitanti di questa città, che li avevano aiutati nei lavori più
gravosi attaccati ai gioghi degli aratri e dei traini, ma anche diviso con
essi i momenti di festa quando addobbati con pennacchi e sonagli
d’argento nei giorni di festa conducevano intere famiglie, furono
soppiantati dalle inquinanti automobili e, venduti ai macelli, divennero
carne sacrificale in nome del nuovo dio Consumo.
Con essi scomparve,
in
quella fine di anni sessanta,
un’intera
classe di lavoratori artigiani che per secoli si erano tramandati l’arte
del lavorare il legno e il ferro: il legno delle botti e dei “traini”
e il ferro di zappe, aratri, cerchi di botti e ferri da cavallo e morsi e
tanti altri oggetti di una civiltà forse perduta per sempre.
I mandorleti e i ficheti che fornivano gli elementi essenziali per
il dolce, per eccellenza, dei “poveri” contadini, i”
fichisecchi
imbottiti con le mandorle”, furono sradicati anch’essi e con loro
lo stesso ricordo di questo alimento naturale , biologico e altamente
energetico che, insieme ad una bottiglia di
vino
rosso, aveva rappresentato per millenni
l’apporto calorico necessario al duro lavoro del bracciante
agricolo delle nostre contrade. Oggi provare a riproporre ai nostri figli
e ai nostri nipoti questi alimenti, può sembrare una follia dopo
il cambio dei gusti,
forzato
a colpi di “Kinder”, “Nutella” e cornetti alla finta crema e
marmellata con
cui si
alimentano le nuove generazioni. Eppure caparbiamerte , il recupero di
quei sapori, di quegli alimenti, il ricominciare a riavere un corretto
rapporto con la nostra terra ( o per lo meno con quello che si è salvato
dal cemento e dall’inquinamento) sarebbe una delle strade che i nostri
figli dovrebbero cominciare a ripercorrere, anche col nostro aiuto, di noi
vecchi sessantottini, infondendo loro la speranza che il nostro sforzo per
cambiare in meglio questo
mondo
non si è definitivamente infranto sotto il rullo compressore del Mercato
del Capitalismo dell’era della Globalizzazione
.
La
Gazzetta del Mezzogiorno, 29 agosto 1968
Nelle campagne di Matera un
aereo
da caccia militare
F84F,
di
stanza a Gioia del Colle, in un volo di addestramento
è precipitato causando la morte del giovanissimo pilota. Dalla
testimonianza del collega che volava in coppia con lui sembra
esservi stato un cedimento di potenza di motore.
E’ il capitolo infinito della presenza militare sul territorio
pugliese che vedeva, ieri durante la Guerra Fredda e oggi nella “ Guerra
al terrorismo internazionale” o anche “ Guerra Infinita”,
la
nostra regione esser
sempre
una grande base al servizio delle operazioni militari. Tra il 1960 e il
1963 una dozzina di basi di lancio di missili dotati di testate nucleari
all’idrogeno e capaci di colpire il territorio sovietico e dei Paesi del
Patto di Varsavia
furono
dispiegate tra le provincie di Bari, Taranto, Brindisi e Matera mentre a
San Vito dei Normanni(Brindisi)
si
installava una grande base di guerra elettronica,
Poco conosciuta fu la partecipazione della nostra aviazione
all’allerta nucleare che vide
i
caccia italiani F84F, identici a quello che cadde quel 30 di agosto del
68, nelle campagne di Matera, pronti a partire con una bomba nucleare
tattica per colpire obbiettivi militari nei paesi balcanici.
In seguito a Gioia del Colle gli F84F furono sostituiti dai caccia
F104, i “cacciatori di stelle”, velocissimi ma che si guadagnarono
l’appellativo di “bare volanti” per aver ammazzato in volo una
sessantina di piloti.
In quel lontano 68 entrò in linea il nuovo cacciabombardiere
tattico, anch’esso munito della specifica del poter trasportare, su
richiesta, una bomba nucleare tattica. Era il G91,
il
gioiello della Fiat che doveva ance essere il riscatto dell’industria
nazionale aeronautica all’imposizione americana dell’ accettare
giocoforza i prodotti americani, spesso obsoleti e dal costo dei pezzi di
ricambio esorbitante.( l’F84F come quello caduto nell’agosto del 68, a Matera,
era un caccia concepito e costruito per combattere contro i Mig
in Corea, nel 1950, diciott’anni prima…)
E’ una storia di militarizzazione infinita narrata
nel libro di Lino de Matteis
Fianco
Sud. Puglia, Mezzogiorno, Terzo Mondo: rapporto sui processi di
militarizzazione
(Piero Manni, 1989) e contro la quale i movimenti e i gruppi
politici nati dal 68, e che si ritenevano gli eredi del grande Movimento
per la Pace (e contro l’atomica)degli anni cinquanta, si mossero,
mobilitandosi perennemente, giungendo addirittura a creare
strutture”sovversive” come i “ Proletari in Divisa” e i
movimenti
dei soldati e sottufficiali democratici,
nelle stesse Forze Armate. Vennero poi le grandi mobilitazioni
contro le servitù militari, le Marce della Pace sulle Murge e i tanti
blocchi del ponte girevole di Taranto o davanti gli aeroporti militari di
Gioia del Colle e di Brindisi in occasione delle tante spedizioni di
guerra, definite
di volta in volta guerre umanitarie , o missioni di polizia
internazionale o anche di mantenimenti della pace o ancora … ma sempre
spedizioni militari…
Oggi, con la riforma dell’Esercito e l’avanzare delle nuove
tecnologie, le strutture militari sembrano notevolmente ridotte e la
presenza statunitense quasi scomparsa,
eppure
il rapporto tra lo strumento militare e il popolo pugliese è ancora molto
forte. A causa della disoccupazione le Forze Armate continuano ad essere
un obbiettivo ambito per molti giovani pugliesi in cerca di un occupazione
che sia diversa dal precariato, dal lavoro nero, dal supersfruttamento,
un’illusione di un posto sicuro e tranquillo da impiegato statale , se
pur con le stellette, infranto dai morti da uranio, dai veleni di guerra o
dal fuoco “nemico”,o semplicemente segnati nell’animo e nel corpo
dal vivere, in luoghi spesso lontani, la realtà chiamata
GUERRA
e definita da bugiardi governanti ,
operazione
di Pace
Poveri costretti a volte ad imporre la nostra” democrazia” con
le armi ad altri poveri, di terre lontane, abitanti di luoghi dove
sopravvivono gli stessi valori arcaici a cui i nostri nonni e bisnonni
hanno tratto forza e
ragione del loro esser un tutt’uno con la propria terra.
Cose che per noi “civili occidentali” suonano vuote e incomprensibili
e che, ritenendole inutili e pericolose per l’avanzare del progresso,
son da sradicare e sostituire con i nostri feticci,
quelli
della società del consumo
e
del Mercato, ma… sarà poi giusto?
Il nostro
NO,
ieri come oggi è d’obbligo e motivarlo è il nostro compito: come ieri
contro la guerra nel Vietnam
e contro ogni repressione di libertà dei popoli, così oggi contro la
follia militarista
di un
capitalismo che,
di
fronte alla propria crisi e al baratro ambientale in cui sta gettando il
Pianeta, pensa di poter
allontanare la propria fine
imponendo
la legge del più forte. Questo mondo ormai non gli appartiene
e come quarant’anni fa stringe il dito sul bottone nucleare, cova
ancora l’idea dello sterminio totale e l’illusione di far sopravvivere
solo un pugno d’eletti,
rintanati
come topi di fogna in chissà quale bunker, per generazioni. E’ questo
il testimone da lasciare alle nuove generazioni , fare in modo che questo
bottone sia distrutto e con esso il sistema folle che ci vorrebbe meglio
morti che rossi…
(Foto
17 e 18- F84F e Jupiter)
1 settembre 1968
Gli amici con i quali mi incontro la domenica,
dopo
l’uscita dalla chiesa,
mi
hanno detto che si son formati dei gruppi di studio tra i giovani scout e le
ragazze dell’Azione Cattolica e mi
invitano
a parteciparvi, pur non avendo la tessera dell’Azione.
Anche
se il nostro parroco, don Damiano,
è
un tradizionalista e s’incazza tremendamente quando vede arrivare le sue
parrocchiane in minigonna,
deve
rendersi conto che,
se ancora
vuol vedere i giovani intorno a sé,
deve
comprendere che la Chiesa è anche nostra e ci deve far parlare ed
organizzarci secondo i nostri bisogni.
Alla
chiesa della Pietà, altri ragazzi ci riferiscono,
i
frati hanno fatto nascere un gruppo musicale e un gruppo teatrale che vuol
portare avanti i temi sociali, ma si parla anche
di
sessualità e problematiche giovanili…La mia risposta è affermativa,
l’idea di conoscere nuova gente e qualche ragazza anche carina non è da
scartare, ma non vedo l’ora
che incominci la scuola, penso che il nuovo anno scolastico
porterà le lotte studentesche anche tra i “ medi” di Brindisi
e la nascita di nuovi movimenti,
magari
di esperienze come quelle delle assemblee operai-studenti, chissà cosa ci
riserverà il 1969? Sì, questo nuovo anno ha bisogno di noi giovani del
nostro impegno , per poter cambiare questo Mondo in uno in cui sia
possibile…
ANTONIO
CAMUSO
osservatoriobrindisi at libero.it
archiviobpetrone at libero.it
http://www.pugliantagonista.it/osservatorio.htm
1 ottobre 2008, quarant’anni dopo
ATTENZIONE! LA
RIPRODUZIONE DI QUESTA PAGINA VIOLA I DIRITTI D'AUTORE
QUEST'OPERA è EDITA IN FORMA RIVEDUTA
E CORRETTA DALLA GLOCALEDITRICE SUL CUI SITO E' RINTRACCIABILE
http://www.glocaleditrice.it/
|