Archivio storico"Benedetto Petrone"
|
||||||
GIORNATA DELLA MEMORIA 2021
La complicità
delle imprese italiane ad Auschwitz
di Antonio Camuso
Archivio Storico
Benedetto Petrone
Parte seconda: A volte
ritornano…
Foto 1
L’Araba Fenice
A fine gennaio del 1945, l’arrivo delle truppe russe
non pose fine all’esperienza dell’impianto chimico di Monowitz.
Evacuati i deportati, e tra essi Carlo Levi sopravvissuto
miracolosamente, si
procedette ad un parziale smantellamento di questo impianto che si
estendeva per chilometri. Molte delle parti di esso, ritenute di
importanza strategica per la produzione industriale, furono trasferite
in Russia, anche con l’utilizzo di prigionieri di guerra, in gran
parte tedeschi, trattati molto duramente. Dal 1950 ,una parte
dei cicli di trasformazione chimica furono riadattati , facendo
di esso uno dei siti di produzione della chimica polacca.
Ancor oggi si possono vedere le strutture
di quelle fabbriche costruite con il sangue di uomini resi
schiavi, ma anche con il contributo dei lavoratori italiani,
inviati lì grazie a quell’accordo tra imprese italiane e la
Farben siglato nel lontano 1942 e sotto il patrocinio delle
corporazioni fasciste degli imprenditori italiani.
(bibl 4) Processo-farsa ai colpevoli.
Quanto fosse importante per gli USA e le potenze occidentali,
la chimica per la rinascita di una Germania che nel dopoguerra
divenisse il baluardo contro il pericolo comunista lo possiamo
comprendere dall’esito dei processi intentati contro il colosso
chimico IG Farben.
Nel 1947 il sesto processo di Norimberga, intentato contro la IG
Farben ed i collaboratori delle SS, accusati dell’assassinio e tortura
di migliaia di esseri umani, si concluse con condanne a dir poco
vergognose: Karl Krauch presidente IG Farben
6 anni; Fritz Ter Meer reponsabile di Buna
Monowitz , 7 anni; Otto Ambros capo produzione chimica Buna
Monowitz, 8 anni; Ernest Buergin responsabile impianto,
2 anni; Heinrich Buetefisch
capo produzione e colonnello SS,
6 anni; Walter Duerfelld capo costruzioni Auschwitz III Buna
Monowitz, 8 anni
(bibl 5)
Per tutti gli altri imputati ci fu l’assoluzione o pene inferiori
ad 1 anno.
Tutti i condannati dopo un breve periodo di detenzione
rientrarono a far parte dei colossi della chimica tedesca, rivestendo
incarichi dirigenziali nelle imprese, come la Bayer che , scindendosi
dalla casa madre, evitarono di dover pagare pesanti risarcimenti.
La Farben divenne nel dopoguerra un contenitore
vuoto a cui fu impossibile far pagare l’orrore subito dalle sue
vittime. La chimica tedesca , grazie anche ai progressi ricevuti
dall’impulso della ricerca scientifica dallo sforzo bellico nazista,
divenne nel dopoguerra il
fiore all’occhiello della economia della Rep federale Tedesca,
vendendo brevetti a molti paesi compresa l’Italia.
Un’eredità scomoda
L’architettura
impiantistica sperimentata
in luoghi come Auschwitz III la ritroviamo negli impianti
della chimica degli anni 60 in Italia che contribuirono al
cosiddetto “miracolo italiano”. A questo
mio lavoro ho inserito
una riproduzione schematica del sito
della “Montecatini” di Brindisi che ha delle similitudini
impressionanti con quello di Auschwitz III Buna, compresa la
progettazione dei villaggi dedicati ai lavoratori e impiegati, a
ridosso dell’impianto stesso, così come avvenne per il Lager 9 (quello
che ospitava gli schiavi ebrei, Levi compreso) o il lager 1(quello che
ospitava i lavoratori
civili italiani) (allegato 9)
Quale fu la sorte delle imprese italiane che lavorarono nella
costruzione di Auschwitz III ?
Nell’elenco delle imprese che sfruttarono come schiavi
i deportati troviamo quella dell’ ing Stoelker, che di fatto
svolgeva la funzione di capo commessa.
( bibl 6)
Ci saremmo aspettati quindi
che contro di essa fossero stati presi provvedimenti adeguati
nel dopoguerra ed invece…
L’ingegner Stoelcker rientrato dalla Germania, ricomincò
tranquillamente a svolgere la sua attività di progettista ed
appaltatore di costruzioni private e pubbliche in Italia, partecipando
a importanti gare d’appalto con alterne vicende:di quel periodo risale
la costruzione del ponte sul fiume Orta,in Abruzzo, in collaborazione
con l’ingegner Morandi, il progettista del ponte “Morandi” di
Genova.L’ing Stoecker dichiarò fallimento nel 1955.(bibl
7)
Proseguendo le nostre ricerche , nel febbraio 2020, pochi giorni
dopo l’ iniziativa svolta
presso la sede dello SPI-CGIL di Brindisi, con nostra grande sorpresa
scoprivamo sul Web, il
nome dell’Ingegner Stoelcker inserito tra le mostre nel
Comune di Roma facenti parte di percorsi formativi, con
relativi crediti per studenti universitari e professori.
Un programma culturale dal titolo invitante:
Patrimonio in Comune, conoscere
è partecipare.Ottobre2019-maggio 2020Educare alle Mostre , educare
alla città.
Gli obbiettivi di questa serie di eventi
altamente condivisibili: “fornire
approfondimenti a tema storico-artistico, sociale o scientifico, per
una lettura ragionata della storia di Roma dal centro alla periferia.
Come in un grande laboratorio condiviso, direttori di museo, curatori,
studiosi e docenti universitari propongono esperienze e analisi, in un
programma che volutamente mescola e integra saperi umanistici e
scientifici, da tradurre in percorsi educativi e di crescita
culturale…. L'obiettivo… quello di rendere gli incontri un'occasione
di conoscenza e arricchimento, non solo per gli studenti e i
professori, ma anche per un pubblico più ampio, in un ambito di
formazione a carattere permanente. L'iniziativa, concepita con
l'intento di facilitare e approfondire il dialogo interdisciplinare
(tra arte e scienza, sociologia e urbanistica...) è realizzata grazie
al lavoro in rete con altre istituzioni: le Biblioteche di Roma, la
Biblioteca di Storia Moderna e Contemporanea, il Dipartimento di
Storia Antropologia Religioni Arte Spettacolo dell'Università La
Sapienza, il corso di Laurea in Beni Culturali della Facoltà di
Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Roma Tor Vergata,
il Dipartimento di Architettura di Roma Tre, l'Accademia di
Belle
Arti,
l'Accademia Nazionale di San Luca, l'Istituto Luce Cinecittà e la
Società Italiana delle Storiche.”(Allegato
6 f)
L’evento culturale e formativo
4
MARZO ore 16.00 • MUSEO DI ROMA IN TRASTEVERE •Piazza di S. Egidio, lb
Per i docenti: il programma è valido per la formazione e
l’aggiornamento del personale della scuola sulla piattaforma
S.O.F.I.A. del MIUR.
La nostra denuncia.
E’ difficile esprimervi la mia
indignazione nel constatare come la città di Roma, che ricorda ogni
anno la deportazione degli ebrei dal Ghetto, fosse completamente
dimentica del ruolo avuto dall’Ingegner Stoelcker ed altri
imprenditori, nella macchina diabolica dell’Olocausto.
Possibile che nessuno dei curatori della mostra sapesse che
nella sua carriera di imprenditore vi fosse anche
quella di aver partecipato allo sforzo bellico nazista , ad
Auschwitz-Monowitz, affiancando ai suoi lavoratori dipendenti, ebrei
in condizioni di schiavitù?
A fronte di ciò facevamo
pubblicare questa nostra denuncia sul Manifesto, chiedendo che le
associazioni da sempre in prima linea nel salvataggio della memoria
dell’Olocausto , quali l’ANPI, l’ANED, ecc facessero sentire la loro
voce. L’articolo appariva,
se pur in forma ridotta, su Il Manifesto del 29 febbraio 2020,
una settimana prima
dell’inaugurazione della Mostra. Il direttore del giornale ci
comunicava di aver sollecitato lo storico Davide Conti, consulente
dell’ANPI Nazionale, per sensibilizzarla affinchè si esprimesse
ufficialmente.Un piccolo risultato il cui merito va non solo al
sottoscritto, ma anche a Mario Carolla, agli amici dell’Auser e dello
SPI-CGIL e all’ANPI di Brindisi, che mi hanno sostenuto
in questa ricerca.
(allegato 7)
Rimandandovi alla lettura dell’articolo pubblicato sul Manifesto,
voglio citare qui solo alcuni passaggi:
“-E’ disgustoso scoprire che, nella
Capitale d’Italia, in una
mostra-evento, si celebrino le geniali opere architettoniche romane di
Rodolfo Stoelcker, esaminandone l’operato tra le due guerre ed
omettendo la sua iscrizione nell’elenco delle aziende che sfruttarono
il lavoro forzato di ebrei e prigionieri di guerra nel sistema
concentrazionario nazista. Ci auguriamo che il 4 marzo, in occasione
dell’inaugurazione della mostra, qualcuno, che sia un rappresentante
degli exdeportati, o dell’ANPI nazionale, ma anche un semplice
antifascista alzi la sua voce affinchè la cultura non sia messa,
anch’essa, al servizio della rimozione della “banalità del Male,”-Antonio Camuso.29 febbraio 2020-
Fine parte seconda
prosegue parte terza :Bibliografia, link ed allegati
Antonio Camuso
Archivio Storico Benedetto Petrone
27 gennaio 2021,
giornata della Memoria.
indietro
|