Archivio storico"Benedetto Petrone" ritorna a >HOME PAGE<
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
COMUNICATO/VOLANTINO APPELLO MANIFESTAZIONE FEMMINISTA, BRINDISI 8 MARZO 1991 Premessa: il testo che riportiamo è tratto dal documento/appello redatto dalle femministe riunitesi nel Centro Documentazione Donna ( operante nel Centro Sociale di via Santa Chiara) in preparazione dell'8 marzo 1991. Un volantino redatto durante le mobilitazioni contro la guerra indette dal coordinamento delle associazioni, movimenti studenteschi e partiti contrari all'intervento militare in Iraq. Una iniziativa che ebbe un epilogo imprevisto, con la manifestazione abortita causa "invasione" degli albanesi , come spieghiamo a fondo pagina. I documenti del Centro Documentazione Donna del Centro Sociale di Via Santa Chiara di Brindisi
E'GUERRA!
E'CRIMINE
Il terribile apparato di guerra attivato nel Golfo Persico sta seminando
MORTE e DISTRUZIONE.
Le popolazioni civili, le infrastrutture, lo economie, l'ambiente, il
patrimonio storico/culturale sono irreversibilmente colpiti.
Per continuare "questo scempio ci viene nascosta l'entità del massacro e
della distruzione di cui intuiamo .le catastrofiche dimensioni.
Rifiutiamo la guerra perche, còme atto di i aggressione non solo
distrugge, ma nega, sulla base dei rapporti di forza, la ricerca di una
soluzione ai conflitti, radicalizza le divisioni, annulla le differenze,
alimenta l'odio e il razzismo, perpetua i rapporti di sfruttamento e di
squilibrio
La nostra esperienza femminile, consapevolmente valorizzata nei rapporti
tra donne attraverso il femminismo, ci fa sentire estranee alla guerra
d'aggressione; il nostro rapporto con il reale più strettamente connesso
alla fisicità del corpo, ci rivela l'interdipendenza tra la nostra vita
1. Da una parte le trentamila soldatesse americane che rappresentano la
peggiore emulazione dei modelli militaristi maschili, esempio di una
distorta concezione, di uguaglianza con l'uomo.
Per la prima volta delle donne si rendono responsabili di atti di guerra
contro altre donne e altri popoli.
2. Dall'altra, lo
status della stragrande maggioranza delle donne nei paesi del Golfo
(Arabia, Emirati Arabi Riuniti, Kuwait...): alle quali viene ancora
negato, seppure
in modo
differenziato, il
diritto
ali'istruzione, al
lavoro ed è
loro imposta,
attraverso la
poligamia, una
condizione di servitù sessuale, segregnzione e inesistenza sociale.
L’ affermazione di una cultura femminile aderente ai concreti bisogni
delle donne, e alla necessità di salvaguardia dell'ambiente, al Nord come
al Sud del mondo, è per noi condizione ineludibile per aspirare ad una
società migliore; che le risorse scempiamente investite in produzione ed
azione di guerra, divengano ricchezza da impiegare per modelli di sviluppo
integrati e di progetti di cooperazionc per le donne, per l'istruzione, la
salute
Nella giornata internazionale della donna,
l'otto marzo, vogliamo dare
|
|