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1
ottobre 1949
nasce
la Repubblica Popolare Cinese
vent'anni
dopo l'evento festeggiato dai marxisti-leninisti di tutto il
mondo
quarant'anni
dopo tante le riflessioni.
Ne
riportiamo alcune inviateci nell'occasione:
Il
ruolo degli anarchici cinesi nella Rivoluzione
La
rivoluzione cinese vista dai comunisti internazionalisti
1949-2009:
la Cina è il nuovo centro del mondo
---
Altri link consigliati:
B. Casati: A PECHINO CON ADAM SMITH E GIULIO TREMONTI
Supplemento allegato al n. 6 di "Gramsci oggi" - settembre 2008
http://www.gramscioggi.org/Supplemento%20a%20Gramsci%20oggi-006-2008.pdf
Le vittorie decisive delle forze rivoluzionarie e la costituzione
della RPC
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i25-005567.htm
Il passaggio dell´esercito popolare di liberazione all´offensiva
strategica
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i25-005568.htm
Nuovo libro - Mao: Scritti filosofici
http://www.resistenze.org/sito/se/li/seli9i28-005593.htm
Libro online - Mao: Sulla dittatura democratica popolare
http://www.resistenze.org/sito/ma/di/ct/mdct9i24-005544.htm
60° anniversario della Repubblica Popolare Cinese - dal people's Daily
Online
INCLUDING CELEBRATIONS' VIDEO LIVE COVERAGE:
http://english.people.com.cn/90002/97623/index.html
Watch CCTV Live!
http://english.cctv.com/live/
Chi vuole balcanizzare la Cina e perché (rassegna di articoli)
http://www.cnj.it/documentazione/cina.htm
---
http://www.resistenze.org/sito/te/cu/st/cust9i24-005536.htm
www.resistenze.org - cultura e
memoria resistenti - storia - 24-09-09
- n. 288
1949: nasce la Repubblica Popolare cinese.
2009: la Cina è il nuovo centro del mondo.
di Sergio Ricaldone
Il 1949 è stato un anno cruciale della storia contemporanea.
Il 4 aprile, con la firma a Washington del Trattato Nord Atlantico
(Nato), l´Occidente mette a punto la sua poderosa macchina militare
anticomunista. La guerra fredda contro l´URSS supera la soglia del
conflitto ideologico e la Nato mostra al suo mortale nemico i suoi
denti al plutonio. Le bellicose intenzioni di fermare con qualsiasi
mezzo, inclusa la bomba atomica, l´espansione delle idee comuniste e
dei movimenti di liberazione antimperialisti erano già state
annunciate dai kilotoni che quattro anni prima avevano incenerito
Hiroshima e Nagasaki.
Dopo avere imbottito i propri servizi segreti e quelli dei paesi
alleati con migliaia di gaglioffi nazisti riciclati, l´imperialismo
americano sta velocemente scivolando nel maccartismo. I fascisti al
potere in Portogallo e Turchia diventano membri a pieno titolo della
Nato. Nella Spagna di Francisco Franco si tengono manovre militari
congiunte con gli Stati Uniti. Col dito sul grilletto il Pentagono
scruta quel che succede a Berlino e lungo la frontiera dell´Elba,
oltre la cosiddetta "cortina di ferro". Il nemico storico per
antonomasia sta a Mosca ed è guidato da Giuseppe Stalin, il più
popolare tra i vincitori della seconda guerra mondiale. E quel che
è
peggio ecco arrivare il 14 luglio l´annuncio che l´URSS ha
sperimentato con successo il suo primo test atomico. Si dissolve così
il pesante ricatto nucleare antisovietico del dopo-Hiroshima.
La vittoria della rivoluzione cinese.
E´ probabile che Washington si sia distratta o abbia sottovalutato
quello che stava succedendo alcuni fusi orari più ad oriente di Mosca
(più tardi Mac Arthur cercherà di rimediare alla distrazione
proponendo il bombardamento atomico della Cina...) E´ in quel
contesto
internazionale che la Lunga Marcia dei comunisti cinesi guidata da
Mao, iniziata quindici anni prima, si avvia verso il suo trionfale
epilogo. Nel gennaio l´Esercito Rosso libera Pechino e in aprile, in
singolare coincidenza con il Congresso Mondiale dei Partigiani della
Pace, anche Nanchino, capitale del regime nazionalista, viene liberata
dall´Esercito rosso. Infine, con la caduta dell´ultima roccaforte,
Chunking, il regime nazionalista di Ciang collassa e il poco che
rimane si rifugia sull´isola di Formosa scortato dalla IV flotta
americana. Il primo ottobre dello stesso anno, con la proclamazione
della Repubblica Popolare, viene sanzionata la vittoria della terza
grande rivoluzione che ha segnato e cambiato il corso della storia
mondiale moderna dopo quella francese del 1789 e dopo quella russa del
1917.
Gli anni della Lunga marcia
Dopo 15 anni la Lunga Marcia è conclusa. Il lungo cammino dei
centomila partigiani cinesi guidati da Mao per sottrarsi alla feroce
repressione dei nazionalisti di Ciang Kai-shek era iniziato il 16
ottobre 1934 da Ruijin. Dopo undicimila km percorsi superando montagne
e grandi fiumi e sostenendo durissimi scontri armati, il 19 ottobre
1935 raggiungono Yanan e qui i soppravissuti si fermano. Sono rimasti
solo in ottomila ed è l´inizio di una lunga epopea. Si preparano
politicamente e si formano militarmente per poter affrontare una
"guerra popolare di lunga durata". Ma da quel pugno di uomini
d´acciaio, "flessibili come il bambù", nasce un esercito di
operai e
contadini sempre più grande che nello spazio di 15 anni saprà compiere
imprese sbalorditive: prima resistendo ai ripetuti tentativi militari
di annientamento del Kuomintang, poi nella dura lotta contro
l´occupazione giapponese (magistralmente evocata da Katharine Hepburn
nel vecchio film "La stirpe del drago"), e infine, terminata la
seconda guerra mondiale, travolgendo e sconfiggendo per l´ultima volta
i nazionalisti di Ciang sostenuti dagli americani.
Americani e giapponesi sostengono il Kuomintang contro l´Esercito Rosso
Per dissipare ogni dubbio sul sostegno offerto dall´imperialismo
americano al loro alleato Ciang Kai-shek ricordiamo che fin dal giorno
stesso della capitolazione del Giappone gli Stati Uniti agirono
freneticamente per sottrarre al popolo cinese i frutti della vittoria.
Lo racconta nel suo libro, "Breve storia della Cina moderna"
edito da
Feltrinelli nel 1956, il giornalista inglese della Reuter, Israel
Epstein, un testimone oculare che ha trascorso quasi tutta la sua vita
in Cina, sia nelle zone controllate dal Kuomintang che in quelle
liberate: "Il primo passo fu l´ordine del generale Mac Arthur
all´esercito giapponese in Cina di non arrendersi alle forze popolari,
seguito dalle precise istruzioni di Ciang Kai-shek al generale
Okamura, comandante in capo del nemico, di resistere alle forze
comuniste". Significava che gli aggressori giapponesi avrebbero
continuato a conservare le proprie armi e mantenuto il controllo delle
grandi città della Cina settentrionale e centrale fino all´arrivo
delle truppe americane che, nel frattempo, dai sessantamila soldati
impiegati nel periodo cruciale della guerra contro il Giappone, quelli
sbarcati in Cina a sostegno del Kuomintang furono aumentati fino a
centoquarantatremila. Ma non era più il 1919 o il 1939. I rapporti di
forza tra imperialismo e movimenti rivoluzionari erano cambiati,
sopratutto in Cina. E Mao lo ricorda senza ambiguità: "...Se l´Unione
Sovietica non fosse esistita, se non ci fosse stata la vittoria sul
fascismo nella seconda guerra mondiale, se l´imperialismo giapponese
non fosse stato sconfitto, se non fossero sorte le democrazie
popolari, se le nazioni oppresse dell´Oriente non fossero insorte, e
se non ci fosse stata la lotta tra le masse di popolo e i dirigenti
reazionari degli Stati Uniti, dell´Inghilterra, della Francia,
dell´Italia, del Giappone e di altri paesi capitalisti, se tutti
questi fattori non si fossero combinati, le forze reazionarie
internazionali che si gettavano su di noi sarebbero state
incomparabilmente più forti di quello che non siano ora. Avremmo
potuto vincere in tali circostanze? Evidentemente no." (1).
Una massa sempre più grande di popolo si stava raccogliendo intorno al
partito comunista ormai pienamente maturo, il cui prestigio cresceva
senza interruzione intorno al vittorioso esercito popolare.
Politicamente e militarmente, come fu tristemente ammesso da una
relazione militare americana riassunta nel "Libro bianco sulla
Cina"
del Dipartimento di Stato, le truppe del Kuomintang finirono per
trovarsi "in una posizione non dissimile da quella dei giapponesi
durante la loro guerra contro la Cina".
Il peso geopolitico del gigante Cina
Per le sue dimensioni geopolitiche (già nel 1949 la Cina contava con i
suoi 600 milioni di abitanti, un quarto della popolazione del pianeta)
e la poderosa spinta antimperialista proiettata sui popoli del Terzo
Mondo la vittoria della rivoluzione cinese è stato un punto saliente
della storia contemporanea. Qualunque sia il giudizio su Mao - errori
politici inclusi - difficile per chiunque negare l´entità storica dei
suoi risultati: ha sconfitto l´accoppiata Kuomintang/imperialismo
americano, ha inflitto durissime lezioni all´impero del Sol Levante,
ha ricomposto l´unità della nazione e reso la Cina indipendente e
sovrana realizzando quello che l´imperatore Qin, più volte citato da
Mao, aveva compiuto 22 secoli prima (2).
Il potenziale innovativo dei comunisti cinesi
Un dettaglio che molti trascurano, osservando la Cina di oggi, è lo
stretto, inscindibile rapporto esistente tra la natura comunista del
potere politico e i ritmi sempre più incalzanti del suo sviluppo
economico. Pur segnata - come ogni sfida rivoluzionaria - da passi
avanti e passi indietro e da una dialettica interna, talvolta molto
acuta, che ha imposto in certe fasi dello sviluppo economico
correzioni di linea e cambiamenti di rotta (talvolta sorprendenti), le
scelte innovative e le riforme compiute dai comunisti cinesi mostrano
una sostanziale continuità con quelle tracciate sessant´anni prima dai
padri fondatori della Repubblica popolare. Già ai tempi di Mao il PIL
cinese presentava un rispettabile livello di crescita medio del 6,2%
(3). Da quando la riforma economica di Deng ha optato per un
riedizione della NEP leninista in salsa cinese, lo sviluppo ha
raggiunto ritmi quantitativi e qualitativi che nessun altro paese al
mondo è in grado di eguagliare. E´ così che, dopo 60 anni di leggende
anticomuniste, di previsioni apocalittiche e di tentativi di
strangolamento, Pechino è ora diventata il centro del mondo. Il
turista occidentale rimane sbalordito dalla selva di grattacieli che
stanno connotando l´urbanistica delle grandi città cinesi. Le
autostrade, le ferrovie, gli aeroporti offrono un´immagine di
modernità ed efficienza che è quanto di meglio si possa vedere oggi.
Fino a pochi anni fa il confronto di città come Pechino e Shangai
veniva fatto con Nuova Delhi e Mumbai, ora viene fatto con New York e
Los Angeles ed è l´America a mostrare i segnali della propria
decadenza (4). Ma questa è solo l´immagine esotica della
Repubblica
Popolare.
"Diritti umani" finti o reali ?
Il bilancio della Rivoluzione cinese è di ben altro spessore e non
teme confronti proprio a partire dai tanto evocati "diritti
umani". Il
più importante di questi diritti, quello del cibo, è stato risolto da
alcuni decenni in una nazione che prima della liberazione era
devastata da micidiali carestie: "Le razioni alimentari procapite
sono
più alte in Cina che negli Stati Uniti" ricordava già 10 anni fa,
il
29/12/1999 su La Stampa di Torino, Neal D. Barnard. Ma anche gli altri
"diritti umani", istruzione, lavoro, sanità, casa, sono in
espansione
assai più rapida di quanto lo siano in altri Paesi di capitalismo
globalizzato. Mentre nel resto del mondo la distanza tra ricchi e
poveri è in continua, scandalosa crescita, in Cina la tendenza è di
segno contrario: nel rapporto con i più ricchi i poveri diventano
sempre meno poveri. A fare la differenza è ancora una volta il colore
rosso del potere politico. Se è vero che il comunismo, inteso come
"sistema", non è ancora nato in nessun paese al mondo, Cina
inclusa,
il partito politico al potere a Pechino sta dimostrando di saper fare
egregiamente il suo lavoro in questa fase di transizione senza perdere
di vista il punto d´approdo finale. Con buona pace di coloro che si
autoconsolano all´idea che il comunismo in tutte le sue versioni sia
morto e seppellito.
Come evolve la competizione Cina - USA.
Senza tediare chi legge con cifre e statistiche rintracciabili ovunque
(persino nei santuari del capitalismo globale, BM e FMI) ci limitiamo
a ricordare ciò che scrivono oggi certi sostenitori della bizzarra
tesi che il comunismo sia defunto, ora che la Cina, col mondo in piena
crisi recessiva, è più che mai la locomotiva trainante dell´economia
mondiale: "Obama studia il modello cinese (...) La Cina è l´unica
grande
economia mondiale che può vantarsi di avere evitato il contagio della
recessione (...) A fine anno il suo PIL aumenterà del 7,9%. Un exploit
che sembrava impossibile. (...) Questa divaricazione (con l´Occidente)
si spiega con la diversa natura del sistema cinese. Economia mista con
tanto mercato e tanto Stato. (...) Nella gara sulla modernità delle
infrastrutture, è l´America che arranca con anni di ritardo dietro la
Cina" (5). Da un quadro del genere risulta chiaro su quale
terreno
Cina e Stati Uniti si affrontino nella sempre più serrata competizione
economica-finanziaria, politica e militare. Per gli Stati Uniti
d´America la coppia capitale finanziario-cannoniere rimane
l´inseparabile opzione di sempre e poggia su un bilancio militare di
oltre 600 miliardi di dollari, su centinaia di basi militari sparse su
gran parte del pianeta e sui B52 sempre pronti al decollo per
esportare ovunque la "democrazia" modello Bagdad e Kabul. Si
chiamava
e si chiama imperialismo. La Cina, viceversa, pur non rinunciando con
mezzi adeguati alla sua difesa, si afferma invece, sui mercati e in
politica estera, utilizzando un ben altro "arsenale", quello
finanziario e industriale. Nessun soldato cinese ha mai varcato le
frontiere del paese. Le sue armi offensive sono: i prezzi competitivi
e gli standard tecnologici dei suoi prodotti con cui "bombarda"
e
conquista i ricchi mercati del Nord; il libretto degli assegni con cui
la Bank of China elargisce prestiti ai paesi in via di sviluppo, con
tassi di interesse vicini allo zero; l´esercito di tecnici e operai
che edificano modernissime infrastrutture in Africa, Asia e America
latina. A giudicare dai risultati devono essere proprio queste le armi
che fanno più paura all´imperialismo.
Note:
(1) "Storia della Cina contemporanea" a cura del collettivo
dell´Accademia politico-militare di Tung-Pei. Editori Riuniti, 1955.
(2) "Anche i critici più severi devono riconoscere che la Lunga
Marcia
diede un contributo essenziale contro l´invasione imperialista, contro
i residui feudali, per la costruzione di uno Stato moderno nella più
grande nazione del pianeta. Ebbe una grande influenza su tutti i
popoli del Terzo mondo nella decolonizzazione del pianeta. F.Rampini,
La Repubblica, 16 ottobre 2004.
(3) Samir Amin : Il socialismo di mercato in Cina. La rivista del
manifesto, gennaio 2001.
(4) "Oggi lasciare Pechino e arrivare a New York è un po´ come fare
un
salto nel passato. Parti da un aeroporto che forse è il più bello e
moderno del mondo (...) una vetrina luccicante di modernità, pulizia,
efficienza e cortesia. (...) Già a bordo del volo Continental CO88
Pechino-New York sei subito confrontato con i segnali fisici della
decadenza americana: gli aerei sempre più vecchi e sporchi, il
servizio penoso, un´aria di trasandatezza che contrasta con
l´attenzione al consumatore-passeggero delle compagnie asiatiche.
L´arrivo avviene allo scalo di Newark, che è pur sempre meglio del
caotico JFK, eppure anche lì il primo contatto è con il
"vecchiume"
dell´America: tutto é antiquato, talvolta lercio, talaltra cade a
pezzi. Se prendi il taxi per andare in città, è il decadimento della
rete stradale-autostradale che ti colpisce rispetto alla Cina. In
fatto di infrastrutture la Cina non sta solo vincendo la gara con
l´India: per ora ha stravinto anche la sfida con l´America"
F.Rampini, La Repubblica delle donne, - Pensieri in trasloco - 29
agosto 2009.
(5) La Repubblica, F.Rampini - Obama studia il modello cinese - 27
luglio 2009
Gramsci Oggi, settembre 2009 - www.gramscioggi.org
Ringraziamo
i compagni comunisti internazionalisti milanesi per averci inviato questo contributo
di ricerca on line
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