SAN VITO DEI NORMANNI,EX BASE USAF,
QUALE DESTINAZIONE?
A
distanza di 10 anni dalla formale
radiazione da parte dell'aviazione americana di questa famosa base di
spionaggio elettronico ancora non si riesce
ad avere sicurezza su quale sarà il suo destino finale, anzi essa
è al centro di nuove polemiche, come mai?
Per
comprendere tutto ciò proviamo brevemente a ripercorrerne la sua lunga e
travagliata storia.
SAN
VITO E
La
base USAF di San Vito dei Normanni
fu attivata , grazie ad uno dei tanti accordi segreti tra governo italiano e gli
Stati Uniti d'America, in piena Guerra Fredda l'1 novembre 1960.
Nel
1959 arrivarono i primi americani a San Vito dei Normanni che diedero il via
alla costruzione delle installazioni logistiche che permisero poi al 6917.mo
Radio Squadron Mobile nel novembre del
Nel
frattempo si procedeva alla costruzione di
quella mastodontica e per molti, misteriosa, struttura che prese il nome di
"The Elephant's Cage (la gabbia dell'Elefante).
Essa
era un’antenna radiogoniometrica ad alta frequenza AN/FRLG costituita da una
grande struttura circolare, a cerchi concentrici,, mentre nei bunker sottostanti
lavoravano quotidianamente centinaia di specialisti dell'intercettazione,
traduttori e crittografi che, grazie a quelle antenne e a potentissime
apparecchiature radio, che
ascoltavano ogni comunicazione telefonica, radio, telex, telegrafica, video,
dati proveniente, non solo dal blocco orientale, ma anche dai cosiddetti paesi
amici occidentali, compresa l'Italia.
In
effetti già dal
INIZIA
IL DECLINO
All'inizio
degli anni 80 si avvia il ridimensionamento degli organici USA , per una serie
di tagli al bilancio militare statunitense, ma anche con l'affermazione della
tecnologia satellitare che rendeva superflue ed antiquate le grandi
installazioni fisse come San Vito.
SAN
VITO CAMBIA VOLTO
Alla
fine del 93 ,a Brindisi, giunsero i
reparti delle forze speciali Navy Seal, seicento uomini della Joint Operation
Task Force-2, assegnata alle missioni "Deny flight “e “Provide
Promise", mentre i loro
elicotteri
Black Stallion e le cannoniere volanti AC-130 ”Spectre” stazionavano presso
le piste dell'Aeroporto militare Pierozzi di Brindisi,
BRINDISI
UNA CITTA' IN GUERRA.
Dal 1994 e fino a tutto il 1999 Brindisi visse un periodo che la riportò indietro di sessant'anni , facendole ricordare i lutti e le distruzioni che l'avevano colpita durante la seconda guerra mondiale.
Con
l’acuirsi della crisi con
GLI
USA SE NE VANNO
Con
la fine della guerra del Kosovo, San Vito perse definitivamente ogni importanza,
partirono i Navy Seal, i loro aerei
ed elicotteri, ad eccezione di un reparto addetto alla sorveglianza del
perimetro esterno e alla efficienza
della stazione di osservazione solare della NSA.
SAN
VITO PASSA AGLI ITALIANI, ...O MEGLIO ... AI MILITARI
Il
24 LUGLIO 2003 nella base americana di RAMSTEIN , in Germania, con una cerimonia
ufficiale , alla presenza del colonnello Casertano (per lo Stato Maggiore
dell' AM) e del comandante dell'Aeroporto di Brindisi, Rolando Tempesta,
avviene il passaggio di San Vito dall'Aeronautica USA a quella italiana,.
L’accordo
parla di un periodo transitorio di due anni
in cui San Vito dovrà rimanere in carico all’Aeronautica italiana,per
poi transitare all’amministrazione scelta dallo stato italiano.
Solo
una piccola, ma importante porzione
della base, resta americana, con un recinto autonomo ed è quella della Solar
Optical Observing Network stazione di osservazione solare con le sue sofisticate
apparecchiature e radar, di competenza della NSA. Gli addetti non indossano
divise e la loro presenza nel teritorio è “invisibile”. Echelon impone
discrezione!…
QUALE
SARA’ IL FUTURO PER SAN VITO’?
Negli
ultimi quattro anni abbiamo assistito ad un
balletto di posizioni che ha del grottesco in cui si ritrovano coinvolti tutti i
soggetti che hanno condizionato il territorio brindisino compresa l’Onu che
nel 2007 dopo una visita del nuovo segretario dell’ONU riesce ad ottenere
l’uso di parte delle aree della ex base per scopi logistici (ingrandimento
delle capacità dei depositi dell’ONU)
e operatici,( scuola di addestramento al peacekeping)...
QUALI
PROPOSTE ALTERNATIVE?
Innanzitutto
che San Vito sia realmente smilitarizzata, ridandone il controllo pieno alle
amministrazioni locali di competenza e che possa divenire un centro di incontro
tra i popoli che si affacciano quel mare che è costellato dei
lutti della disperazione,
della guerra, dell’emarginazione. L’utilizzo delle sue strutture potrebbe
essere molteplice ,contemplando parte delle stesse proposte già sinora
prospettate, ovvero facendone un campus universitario, dando così sede fisica
alla tanto reclamata università di
Brindisi, riattivando gli alloggi e le strutture sportive di cui il territorio
brindisino è fortemente carente, dando uno spazio alle organizzazioni del
volontariato e del pacifismo, utilizzando a tal fine per convegni , conferenze ,
dibattiti, mostre , proiezioni, i due cinema ed il teatro lasciati dagli
americani, infine utilizzando i bunker abbandonati per edificarvi un Museo della
Guerra Fredda, affinché le future generazioni possano comprendere come la
follia del militarismo
sia arrivata a concepire l’annientamento
totale dell’Umanità come Soluzione Finale e quindi sappiano trarre
insegnamento nella costruzione di percorsi di pace e di comprensione tra tutti i
popoli.
osservatoriobrindisi@libero.it
Versione
ridotta di documento d’inchiesta
dell’Osservatorio sui Balcani di Brindisi
del luglio 2004 aggiornata al luglio 2007.Riproduzione consentita
riportando la fonte