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VAL
DI SUSA- NOTAVSusa.
17
febbraio 2010 polizia
scatena contro i no-TAV , il compagno SIMONE rioverato con
emorragia cerebrale
RICEVIAMO
E PUBBLICHIAMO COMUNICATI
Val Susa. Tre No Tav feriti, uno grave. Cariche e
blocchi
Martedì 16 febbraio intorno alla mezzanotte. Questa volta manca un
pelo.
La trivella piazzata a Coldimosso di Susa, sotto il cavalcavia che
oltrepassa l’autostrada viene intercettata dai No Tav, in allerta da
ore,
che quasi riescono a precederla. Volano manganellate per disperdere i
primi arrivati. Seguono lunghe ore di assedio, con le forze
dell’ordine e
gli addetti alla trivella bersagliati da palle di neve e gavettoni,
mentre
il tubo per l’acqua viene più volte riposizionato. La mattina
successiva
sul sito de “La Stampa on line” la solita sequela di falsità: le
palle di
neve diventano sassi, l’acqua orina.
Mercoledì 17 febbraio, ore 17. I No Tav si ritrovano al presidio
dell’autoporto a Susa e decidono di fare una passeggiata sino alla
trivella. A Torino intanto una cinquantina di No Tav si ritrovano alla
stazione di Porta Susa per un presidio informativo. La stazione è
blindata.
Il corteo partito dall’autoporto arriva alla trivella. Qualche palla
di
neve e la polizia carica più volte. Cariche feroci. Chi cade viene
massacrato. Un ragazzo, Simone, viene più volte colpito, cade. I
poliziotti infieriscono su di lui mentre è a terra. Vomita sangue,
non
riesce più a muovere le gambe. Ad una donna spaccano la faccia
infierendo
ripetutamente sul volto, una ragazza riporta numerose ferite al capo.
Molti altri guadagnano lividi ed escoriazioni.
Un No Tav grida ai poliziotti di aver puntato in modo esplicito a
Simone e
loro gli dicono “sì, quello lo conosciamo”. Già è normale:
Simone è
anarchico e gli anarchici facilmente si guadagnano le attenzioni delle
forze del disordine statale.
I tre feriti vengono portati all’ospedale di Susa. La donna viene
operata
subito, la ragazza ricucita, ma purtroppo la situazione del ragazzo
ferito
alla testa è più grave. Ha un’emorragia cerebrale, non sente le
gambe,
vomita. Viene deciso il trasferimento alle Molinette a Torino.
Il tam tam No Tav scandisce presto la notizia dei gravi pestaggi di
Susa.
L’appuntamento è alla rotonda di Chianocco. I No tav bloccano la
statale
24, la statale 25 e l’autostrada. Sulla A32 i poliziotti vengono
sommersi
di urla quando arriva la notizia che sta per arrivare l’ambulanza
che
porta Simone alle Molinette. In breve spariscono. Una colonna di
poliziotti e carabinieri viene intercettata sulla 25 e non gli viene
permesso di passare: l’indignazione per quanto è accaduto è
altissima. La
polizia spara lacrimogeni prima di andarsene. I blocchi terminano
intorno
a mezzanotte e trenta.
Simone arriva alle Molinette ma nemmeno qui viene lasciato in pace. La
digos entra nella sala degenze del pronto soccorso. Compagni ed amici
di
Simone li cacciano con energia e chiamano l’avvocato. La nuova tac
effettuata mostra che le sue condizioni restano gravi ma stabili.
Simone
viene finalmente trasferito in reparto.
Alcuni No Tav decidono di bloccare l’uscita dei camion che portano
le
copie della prima edizione de “La Stampa”, facendo un picchetto
all’ingresso, in via Giordano Bruno 84. Quando, un’ora dopo,
arriva la
celere il presidio si scioglie.
A Condove, in gennaio la polizia aveva spaccato il braccio di
Maurizio, un
No Tav che contestava la trivella, la scorsa settimana,
sull’autostrada,
qualche manganellata aveva lasciato il segno. Ma a Coldimosso la
polizia
si è scatenata. In queste ore di attesa e trepidazione per la sorte
del
compagno ferito, sappiamo meglio quello che abbiamo sempre saputo. I
signori del Tav e i loro servitori in divisa non si fermano davanti a
niente. Le lunghe ore di blocco in valle sono la risposta di un
movimento
che resiste e non si fa spaventare dalla violenza legalizzata degli
uomini
in divisa.
Nuovo appuntamento giovedì 18 febbraio alle 11, davanti alla RAI in
via
Verdi.
Mercoledì 24 febbraio ore 17 presidio No Tav, in via Roma, davanti
alla
sede de “La Stampa”
No Tav Autogestione
notav_autogestione@
yahoo.it
COMUNICATI
SOLIDARIETA'Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti: la repressione
violenta di ogni
forma di dissenso è la cifra con cui confrontarsi.
Una cosa che non tollera lo Stato è l'autodeterminazione e
l'autogestione dei lavoratori e delle lavoratrici.
Lo stato è disposto a colpire sempre più duro, con furia bestiale.
Non
è la prima volta, non sarà l'ultima, nellla speranza di spaventare e
far tornare tutti a casa e lasciarli lavorare.
Specialmente quando l'opposizione delle comunità territoriali alle
cosiddette "grandi opere dura da anni e mette in discussione gli
ingenti affari economici. Quegli affari che sono allo stesso tempo
frutto e collante del centenario patto tra Stato e Capitale, questi
affari che vengono fatti a spese di tutti e soprattutto a spese delle
popolazioni residente, espropriate del diritto di decidere del proprio
modello di sviluppo.
È così in Val di Susa, dove lo Stato regala miliardi di euro di
soldi
pubblici alle imprese private per progettare ed in futuro costruire
un'opera inutile e distruttiva.
Si perché ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, dopo che fior fiore
di
tecnici non certamente riconducibili alle "famigerate"
frange
anarchiche, di cui tanto si riempiono la bocca oggi media e forze
dell'ordine, da anni asseriscono che la TAV Torino-Lione è un'opera
inutile e dannosa.
Inutile perché l'ingente spesa prevista non viene giustificata dalle
reali necessità di trasferimenti umani e di merci in Valle. Inutile
perché esiste già una linea ferroviaria che ad oggi è
sottoutilizzata.
Inutile perché concentra l'intervento economico dello Stato quando
sarebbe meglio distribuirlo sul territorio italiano, ad esempio
migliorando le infrastrutture ed i servizi dei milioni di lavoratori e
lavoratrici pendolari.
Dannosa perché rende ancora più inumana la vita in una valle dove già
sono presenti un'autostrada ed una linea ferroviaria. Dannosa perché
la sua realizzazione comporterebbe lo scavo di decine e decine di
chilometri di gallerie in rocce contenenti quantitativi non
indifferenti di amianto ed uranio (a tal proposito, visto il nuovo
corso nucleare dello Stato italiano, ci viene un sospetto: non è che
sperano di trovare qualche giacimento uranifero?).
Tutto questo lo spacciano per progresso. Si certo: il progressivo
ingrossamento del portafoglio di burocrati ed imprenditori, sulla
pelle dei lavoratori e delle lavoratrici e fondato sulla rapina delle
risorse territoriali.
Per noi il progresso è altra cosa. È anzitutto liberarsi dallo
sfruttamento del capitale e dalla autorità delle oligarchie statali,
è
partecipazione diretta dei lavoratori e delle lavoratrici alla
gestione egualitaria e libertaria del proprio collettivo sociale e
alla gestione consapevole ed armoniosa dell'ambiente naturale.
È questo il timore più grande per il capitale e per lo Stato e per
tutti i loro galoppini: lavoratori e lavoratrici che prendono in mano
le loro vite e decidono assieme e pariteticamente della gestione delle
risorse del loro territorio, sottraendolo alla rapina capitalista e
dei burocrati istituzionali.
È così in Val di Susa dove le comunità locali in questo periodo
stanno
cercando di opporsi alle trivelle mandate dai faccendieri del blocco
pro TAV per studiare la geologia del tracciato e dove lo Stato non
rinuncia a spendere enormi risorse in uomini per difenderle.
Non può perdere di fronte alla richiesta di autogestione territoriale
dei lavoratori e delle lavoratrici: sarebbe un pericoloso precedente!
E allora via libera alla violenza inumana dei suoi servi sulla
dignitosa fermezza della comunità NO TAV.
Noi comunisti anarchici esprimiamo, da una parte la più forte e
convinta solidarietà nei confronti della comunità NO TAV, nei
confronti di chi è stato preso a calci e manganellato dai solerti
servi in divisa, ai compagni e alle compagne impegnati in prima fila
da anni a far crescere e radicare la protesta, e dall'altra esprimiamo
la convinzione che la strada dell'autodeterminazione e
dell'autogestione collettiva vada diffusa in tutti i campi della
nostra vita quotidiana, dalla difesa dell'ambiente, alla difesa dei
diritti della classe lavoratrice e di tutti i diseredati.
19 febbraio 2010
FEDERAZIONE DEI COMUNISTI ANARCHICI
http://www.fdca.it
338 6594361la
rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro esprime la sua
solidarietà e trepidazione per il compagno in coma a fronte delle
gravi
cariche
poliziesche in val susa
chi lotta per la salute e la salvaguardia del territorio viene
ripagato con
la violenza di stato
questo governo, questo ministero dell'interno sono imandanti di questa
violenza se ne devono andare
tutte le organizzazioni politiche e sociale devono unire le loro forze
per
uno sciopero politico generale crino al rovesciamento di questo
governo
prima che le nostre strade si lastrichino di sangue
lo stesso rito delle elezioni non può essere accettato laddove la
democrazia
formale copre la dittatura reale con i resistenti notav
oggi in diverse città italiane sono previste iniziative della rete
per la
riassunzione di salvatore palumbo operaio fincantieri licenziato per
aver
denunciato l'insicurezza sul lavoro ai cantieri navali di palermo
in ognuna di queste iniziativa si esprima solidarietà e lotta con i
resistenti
notav
rete nazionale per la sicurezza sui posti di lavoro
bastamortesullavoro@gmail.com
mailing list
bastamortesullavoro@domeus.it
18-2-2010
Corteo No Tav sabato 23 gennaio 2010
40.000 A SUSA , SIAMO TUTTI NO TAV !
da Corsera 23/1
Partecipano anche centinaia tra sindaci e amministratori
Torino-Lione, migliaia a Susa
per la manifestazione no-Tav
Corteo e slogan: «Fuori le mafie». Gli organizzatori: «Siamo
almeno 40 mila. L'opera non si farà»
MILANO - Migliaia di persone hanno partecipato a Susa alla
manifestazione No Tav contro la nuova ferrovia Torino-Lione.
Il corteo, sotto lo slogan 'Fuori le mafie dalla Val Susa'
si è mosso nel primo pomeriggio dal presidio vicino all'autoporto
di Susa. Massiccia l'affluenza: 40mila persone per gli
organizzatori, 20mila per le forze dell'ordine.
IL CORTEO- Alla manifestazione hanno preso parte in
stragrande maggioranza abitanti della Valle di Susa, ma
anche un centinaio tra sindaci e amministratori dei
territori interessati dalla ferrovia ad alta velocità. «Se
si è radunata così tanta gente - ha osservato Sandro
Plano, presidente della comunità montana - significa che
nell'osservatorio tecnico sulla Torino-Lione qualche
criticità rimane ancora. Questa manifestazione è
democratica nella tradizione del movimento No Tav».
Manifestazione no-Tav
I LEADER- Tra i manifestanti, nelle prime file dietro lo
striscione 'la valle che resiste. No Tav', il portavoce
della federazione della Sinistra, Paolo Ferrero: «Questa è
la migliore risposta - ha detto - a chi diceva che sarebbero
stati quattro gatti». Accanto a Ferrero un alto esponente
della sinistra, Vittorio Agnoletto, ex europarlamentare: «Questa
- è il suo commento - è la dimostrazione che la Tav
Torino-Lione non la faranno mai». Proprio per la
partecipazione di massa, il corteo non si è fermato nella
piazza prevista, ma ha proseguito per il centro di Susa fino
al tramonto. «Sono venti anni che rispondiamo colpo su
colpo - ha detto Alberto Perino, leader del Movimento no-Tav
- se pensano di fermarci, siamo pronti. Siamo davvero tanti,
dobbiamo essere ancora di più. Nei prossimi giorni le
trivelle arriveranno alle stazioni di Sant'Antonino,
Avigliana e Bruzolo: saremo anche lì».
Sono trascorse due settimane da quando, il 9 gennaio, alcune centinaia
di
No Tav hanno piazzato un presidio all’autoporto di Susa per mettere
i
bastoni tra le ruote di chi si accingeva a piazzare le trivelle per i
sondaggi preliminari al nuovo progetto TAV.
Sabato 23 gennaio proprio dall’autoporto di Susa partirà un corteo
No Tav.
Un corteo importante perché, dopo due settimane di lotta e resistenza
tra
Torino e la Val Susa è venuto il momento di tornare a marciare per
mostrare a tutti che il movimento popolare che si oppone al TAV è
oggi
sempre più forte e determinato.
In queste due settimane sono partiti una decina di sondaggi, sondaggi
politici sulla capacità di resistenza del movimento: i media hanno
gridato
vittoria ma sappiamo che mentono sapendo di mentire. I sondaggi che
dovevano durare settimane sono andati avanti pochissimo: non più di
tre
giorni.
La polizia ha sperato che ci arroccassimo in un solo posto ma, come
sempre, i No Tav, sanno mettere insieme l’autogestione delle lotte,
le
assemblee che discutono e decidono con l’azione diretta, senza
deleghe.
La polizia arriva di notte, scortando con centinaia di uomini e decine
di
mezzi le trivelle. Le hanno piazzate in luoghi inaccessibili o
degradati –
nella discarica di basse di Stura a Torino, nel piazzale della Sitaf
sulla
Torino Bardonecchia, all’autoporto di Orbassano. Quelle piazzate
nella
stazione di Collegno e in quella di Condove sono state contestate e
contrastate da un movimento popolare sempre più forte e determinato.
A Collegno, per tre giorni, un presidio ha fatto informazione e
contrasto,
raccogliendo l’attenzione e la solidarietà di un numero crescente
di
persone.
A Susa, la trivella è andata via in fretta, dopo ben due cortei
sull’autostrada nella stessa giornata.
Alla stazione di Condove ha lavorato un giorno solo. Piazzata nella
notte
di martedì è stata circondata dalla polizia che ha bloccato
l’accesso alla
stazione sia da Condove che da Chiusa. Da entrambi i lati sono nati
presidi che hanno assediato per l’intera giornata il cantiere. A S.
Antonino, dove è nato un altro presidio permanente, dopo il blocco
del
TGV, i No Tav hanno preso il treno per Condove, arrivando poi di corsa
a
ridosso della trivella. I carabinieri hanno alzato i manganelli per
fermarli. In serata un corteo partito dai presidi ha eretto barricate
di
tronchi. La trivella ha finito i suoi buchi la notte stessa.
A Torino, l’altra notte, in via Fermi, tra fabbrichette e il nulla,
un
gruppo di No Tav ha pescato una trivella appena piazzata e l’ha
accolta
con un presidio notturno improvvisato. Oggi alle 16, 30 si replica,
sempre
in via Fermi.
L’assemblea popolare No Tav svoltasi mercoledì 20 gennaio in corso
Ferrucci ha deciso di dar vita ad una sorta di assemblea permanente No
Tav
No Trivelle che per la manifestazione di Susa sfilerà con lo
striscione
“Torino e cintura: sarà dura. No Tav No trivelle!”
Sabato 23 gennaio alla manifestazione No Tav di Susa invitiamo tutti i
No
Tav di Torino e cintura a dar vita ad uno spezzone partecipato, che
dimostri che l’opposizione al Tav cresce anche nell’area
metropolitana.
Il corteo parte alle 14 dall'autoporto di Susa, dove c'è il presidio.
Per
chi vuole c’è un appuntamento a Torino alle 12,30 in via Eritrea
angolo
corso Francia.
Consigliamo di venire in auto. Si esce dalla A32 a Susa e si seguono
le
indicazioni per l'autoporto (1 min di macchina) oppure si prende la
statale 24, si arriva in località Duerivi di Susa e si parcheggia a
fianco
della statale.
Per info:
notav_autogestione@
yahoo.it
A fianco del popolo della VAL
SUSA contro il TAV
e tutte le opere di devastazione sociale
… contro tutte le mafie
Dopo ormai due settimane di intensa
mobilitazione, dopo che migliaia di valligiani hanno espresso la loro
ferma contrarietà attraverso la partecipazione ai presidi, ai blocchi
stradali, alle manifestazioni in valle e a Torino, la realtà della
opposizione al Tav - e a tutte le opere che devastano il territorio e
vogliono imporre con la forza la speculazione sulla vita delle
popolazioni – si dimostra ogni giorno più viva e crescente, alla
faccia di quella santa alleanza in nome degli affari che vede assieme
centro-destra e centro-sinistra, confindustria e organizzazioni
sindacali concertative, potere politico, economico, ecclesiastico e
mediatico. Oggi come quattro anni fa il movimento Notav è forte e
determinato a resistere fino in fondo.
La
mafia degli “affari” si è inventata di tutto per comprare
amministratori e abitanti della Valle di Susa. Hanno annunciato soldi
a palate in cambio dell’assenso al Tav (le cosiddette
compensazioni), si sono inventati la proposta di sgravi fiscali (Valsusa
“zona franca”), hanno pesantemente minacciato sindaci e
amministratori se avessero partecipato alle manifestazioni e avessero
condiviso il No della Valle e del movimento.
Ma
ancora una volta hanno dovuto ingoiare un boccone amarissimo,
perché la stragrande maggioranza dei sindaci e dei consigli comunali
della Valle ha rifiutato di nominare i tecnici in quella pantomima che
è l’Osservatorio Virano e si è schierato a fianco dei valsusini in
lotta. L’unica cosa che il governo, Chiamparino e Bresso sono
riusciti a dimostrare è che hanno bisogno di portare 1500 carabinieri
e poliziotti per ogni trivella che
vogliono installare furtivamente, di notte, per poi farle fare
finta di lavorare e passare le veline ai giornali sull’avvio dei
sondaggi.
I cosiddetti mezzi di “informazione”
non fanno altro che distorcere la formidabile mobilitazione della
Valle, persistendo a raccontare vere e proprie menzogne, a denigrare
il movimento come fatto
da pochi esaltati, a dare spago ad oscuri esponenti “sindacali”
che si inventano aggressioni agli operai cantieristi mai avvenute, a
pubblicizzare ogni politicante di qualsiasi tacca che voglia
annunciare la sua iscrizione al partito trasversale della speculazione
affaristica.
Per fare giustizia di tutte le manipolazioni mediatiche e per
dare una risposta chiara, visibile, pacifica e di massa è stata
indetta una manifestazione popolare sabato 23 gennaio, con partenza
alle 14 dal Presidio Notav dell’Autoporto di Susa e arrivo alla
piazza del Municipio.
I Cobas, da sempre schierati con la resistenza valsusina e
con tutte le popolazioni che vogliono difendere i loro territori ed il
loro futuro dalle devastazioni ambientali e sociali, invitano a essere
tutte e tutti presenti al fianco del popolo Notav ed a partecipare
alla manifestazione.
SABATO
23 GENNAIO TUTTI/E A SUSA
Confederazione COBAS Torino
15 GENNAIO ULTIME DALLA VAL DI
SUSA
Presidio No TAV di Collegno: breve cronaca della giornata
Questa mattina la polizia ha circondato il presidio No Tav
di Collegno,
minacciando lo sgombero. La trivella aveva terminato a tempo
di record –
con ritmi da 16 ore al giorno – il carotaggio e la polizia
voleva che se
ne andasse indisturbata. Dopo un po’ di tensione gli
uomini
dell’antisommossa hanno spintonato i presidianti che si
erano piazzati
all’ingresso. I compagni che avevano provato ad
accompagnare a casa la
trivella sono stati fermati dalla polizia.
Il presidio è stato smontato, il piazzale di fronte alla
stazione ripulito
ed è subito partita un’assemblea al vicino Mezcal squat.
Per tutti è stata un’esperienza positiva di resistenza ed
informazione, un
utile punto di partenza per il prossimo futuro.
Per quattro giorni e tre notti alla stazione di Collegno
abbiamo dato vita
al primo presidio permanente No Tav nell’area
metropolitana di Torino,
dove di soppiatto era stata piazzata una trivella per i
sondaggi
preliminari per il Tav.
Gli operai della RCT del gruppo Trevi hanno lavorato
circondati da
carabinieri, poliziotti e finanzieri in tenuta antisommossa
a loro volta
assediati da un numero crescente di manifestanti.
I media hanno gridato vittoria ma in valle come a Torino
abbiamo
dimostrato che le uniche ragioni dei si tav sono quelle
della forza e, con
la forza bruta, la militarizzazione di intere città e
paesi, l’imposizione
con blindati e manganelli, non faranno molta strada.
Se per fare un buchetto devono impiegare 1000 uomini in armi
gli servirà
l’esercito per impiantare i primi cantieri.
In quattro giorni, intorno ai fuochi del presidio sono
passate centinaia
di persone: No Tav di lunga data e cittadini di Collegno
desiderosi di
capire. In tanti hanno portato qualcosa da mangiare o legna
da ardere,
segno di una solidarietà cresciuta giorno dopo giorno. Per
tre giorni,
mentre la trivella sondava un terreno già più volte
sondato, abbiamo
informato chi passava, volantinato in piazze, mercati e
scuole.
Ogni sera abbiamo condiviso il cibo e discusso in lunghe
assemblee e in
piccoli gruppi: un ‘esperienza di socialità e di
autogestione preziosa per
un movimento che cresce nella lotta e nella resistenza.
In almeno un’occasione i rubinetti dell’acqua sono
diventati no tav e i
lavori sono stati disturbati e rallentati. Ieri la polizia
ha bloccato un
tentativo di incatenarsi alla trivella. La prossima volta,
con il crescere
il movimento popolare, si potranno anche bloccare.
Oggi come nel 2005 un popolo che resiste, passo dopo passo,
vince.
Sarà dura ma ce la faremo.
Domani il Presidio torinese No Tav della stazione di
Collegno sarà alla
marcia No Tav delle 14,30 in piazza Massaua.
Mercoledì 20
assemblea popolare No Tav – aperta a tutti per discutere e
coordinare le
prossime iniziative
Appuntamento alle 21 nella sala di corso Ferrucci 65a
No Tav No trivelle
A Torino e in Val Susa stanno cercando di imporre i sondaggi
per il TAV.
Il Tav – Treno ad alta velocità - è un opera inutile,
dannosa,
distruttiva.
Un’opera che ha già devastato mezza Italia. Ovunque
inquinamento del
suolo, rumore insopportabile, perdita di fonti idriche,
distruzione
irreversibile dell’ambiente, case abbattute, città
spezzate in due da
muraglioni.
Ogni chilometro di linea TAV costruita in Italia è costato
la vita ad un
lavoratore.
Una montagna di soldi pubblici sono stati sottratti ai treni
per chi
lavora, alle scuole per i nostri figli, ad una sanità
decente per tutti.
Ha guadagnato chi costruisce – la lobby del cemento e del
tondino, amici e
destra come s sinistra, abbiamo perso noi tutti.
In molti credono che il TAV Torino-Lyon sia solo un affare
valsusino ma si
sbagliano: l’impatto dell’opera e dei cantieri che sarà
fortissimo
ovunque.
Con il nuovo tracciato il Tav attraverserà la città,
taglierà in due la
tangenziale, demolirà case. Ci aspettano decenni di
cantieri e di disagi,
per far guadagnare i soliti noti. Gli stessi che hanno
distrutto le falde
acquifere per fare le gallerie Tav in Mugello, gli stessi
della eterna
Salerno/Reggio Calabria, gli stessi che all’Aquila hanno
costruito un
ospedale, nuovo, “antisismico”, che si è polverizzato
alla prima scossa di
terremoto.
Cagnardi, l’architetto che ha preparato il progetto per
Torino, ha
chiamato “birillo” una casa ad otto piani sul percorso
del Tav in città.
Che fine fanno i birilli lo sanno anche i bambini. Nei tanti
“birilli” che
il Tav incontrerà sulla sua strada, ci abitano uomini,
donne e bambini,
gente che magari ha fatto fatica a mettere insieme i soldi
per una casa
che verrà espropriata a basso costo. Gli altri, quelli cui
la casa non la
tireranno giù, il Tav se lo vedranno (e sentiranno)
sfrecciare sotto il
naso.
La retorica di chi vuole l’opera ad ogni costo è piena di
due parole
ripetute ossessivamente perché entrino nelle teste di
ciascuno di noi.
Le parole sono progresso e collegamento con l’Europa:
l’immagine è quella
della piccola Italia schiacciata dietro la catena alpina,
mentre fuori
corrono veloci treni e autostrade: camion e vagoni pieni di
biscotti,
caramelle e copertoni che vanno in Francia mentre dalla
Francia arrivano
biscotti, caramelle e copertoni e in entrambe le direzioni
viaggiano le
merci prodotte con il sudore e il sangue dei lavoratori
dell’Asia e dei
mille sud di un mondo dove la globalizzazione della miseria
va di pari
passo con la globalizzazione delle merci.
Ma a noi, alla nostra vita, serve tutto questo?
I dati, confermati anche dai tecnici governativi, dicono di
no. Una linea
che collega Torino alla Francia c’è già ed è sotto
utilizzata: ogni giorno
ci passano 78 treni e ne potrebbero passare 210 prima che la
linea si
saturi e il faraonico scalo intermodale di Orbassano è
utilizzato ad 1/3
della sua potenzialità perché non ci sono merci da
trasportare.
Sulla Torino Lione i privati non hanno investito un euro, ma
i costruttori
si preparano ad incassarne milioni. Soldi pubblici, presi
dalle nostre
tasche.
Nel 2005 le barricate hanno fermato il Tav: i politici gli
hanno riaperto
la strada.
Fermarli è possibile. Anche a Torino.
Contro chi devasta il territorio e saccheggia le risorse
Per la vita, la libertà, il futuro di tutti
Presidio torinese No Tav Stazione di Collegno
No Tav Autogestione – Torino
Osservatorio Ecologico - Torino
SUSA (12 gennaio) - I manifestanti "No Tav"
hanno bloccato stamani all'autoporto di Susa i sondaggi preliminari
per la realizzazione della linea ferroviaria veloce Torino-Lione. I
rilevamenti sono però partiti in alcuni dei 91 siti previsti dal
programma. In particolare, questa mattina all'alba, le trivelle sono
entrate in azione a Orbassano, Collegno e Torino. A vigilare sui siti
sono presenti le forze dell'ordine.
I tecnici della Ltf, la società incaricata di effettuare i sondaggi
della nuova linea ferroviaria Torino-Lione, si sono presentati, poco
dopo le 6,30, all'autoporto di Susa, uno dei 91 siti scelti per
effettuare i sondaggio geognostici. Scortati dalle forze dell'ordine,
hanno chiesto di potere accedere all'area prescelta che da sabato
scorso è presidiata dai Not Tav. Il portavoce di quest'ultimi,
Alberto Perino, ha risposto: «Non siamo disponibili a farvi entrare,
non cederemo».
Alcuni esponenti delle forze dell'ordine hanno fatto presente ai
manifestanti, fra le 200 e le 300 persone che per tutta la notte hanno
presidiato il sito, le eventuali conseguenze, civili e penali, del
loro comportamento ma i manifestanti non hanno fatto marcia indietro
ed hanno rilanciato: «Ovunque andrete in Valle Susa noi saremo ad
aspettarvi».
Il confronto si è svolto in maniera civile, senza nessun tipo di
tensione. I manifestanti hanno successivamente intonato alcuni cori,
tra cui il «Sarà dura», che da sempre contraddistingue la loro
battaglia.
Corsera 12/1
lavori sono invece iniziati in tre siti: Orbassano, Collegno e Basse
di Stura
Val Susa, i "No Tav" bloccano i tecnici
Gli addetti incaricati ai sondaggi erano scortati dalle forze
dell'ordine. Ma i manifestanti: «Non cederemo»
Il presidio dei "No Tav" a Susa (Ansa)
TORINO - Sono iniziati martedì mattina in 3 dei 91 siti previsti - lo
scalo merci di Orbassano, la stazione ferroviaria di Collegno e il
sito Amiat di Basse di Stura a Torino - i sondaggi geognostici
preliminari per la Tav, la nuova linea ferroviaria Torino-Lione. I
tecnici della società incaricata Ltf sono stati invece fermati dal
presidio "No Tav" all'autoporto di Susa, dove si erano
presentati scortati dalle forze dell'ordine per prendere possesso dei
terreni affittati e concessi dal Comune. Gli addetti hanno trovato ad
accoglierli i manifestanti, che hanno trascorso la notte nell'area
accendendo fuochi.
«NON CEDEREMO» - Il portavoce dei "No Tav", Alberto Perino,
ha ribadito l'intezione di non lasciare i terreni confermando di voler
portare avanti la disobbedienza civile. «Non siamo disponibili a
farvi entrare, non cederemo. Non abbiamo vinto la battaglia, dobbiamo
rimanere qui - spiega -. Abbiamo detto che in qualunque punto della
Val di Susa tenteranno di fare un sondaggio ci saremo a difendere la
nostra terra. Siamo convinti di essere nel giusto e oggi abbiamo
segnato un punto a nostro favore». Alcuni esponenti delle forze
dell'ordine hanno fatto presente ai manifestanti le eventuali
conseguenze, civili e penali, del loro comportamento ma i manifestanti
non hanno fatto marcia indietro e hanno rilanciato: «Ovunque andrete
noi saremo ad aspettarvi». Il confronto si è svolto comunque in
maniera civile, senza tensioni. I manifestanti, 2-300 persone, hanno
intonato alcuni cori, tra cui il «Sarà dura» che contraddistingue
la loro battaglia.
APPELLI ALLA CALMA - Per tutta la notte, tra una tazza di caffè
bollente e un bicchiere di vin brulé, i "No Tav" hanno
presidiato la zona lungo la statale in cui è prevista la
realizzazione di uno dei sondaggi necessari per elaborare il progetto
preliminare della futura linea ad alta capacità. I manifestanti hanno
ribattezzato simbolicamente la rampa di accesso all'autoporto, in
frazione Traduerivi, «Via sondaggi». Dalle istituzioni, negli ultimi
giorni, gli appelli al buon senso e alla calma sono stati frequenti.
«La situazione è profondamente diversa a quella del 2005 (quando a
Venaus fu scontro tra manifestanti e forze dell'ordine, ndr) - ha
ribadito il presidente dell'Osservatorio sulla Torino-Lione Mario
Virano -. Adesso c'è ancora da fare il progetto preliminare, cinque
anni fa c'era già quello definitivo, fatto e finito».
SONDAGGI IMPORTANTI - «Rispetto le preoccupazioni e le paure dei
comitati "No Tav", ma i sondaggi tutelano la buona
realizzazione dell'opera - ha detto il sindaco di Susa Gemma Amprino,
che incontrerà una delegazione di manifestanti -. La Val di Susa è
un'eccellenza europea che vogliamo proteggere e su cui intendiamo
investire. Per questo l'amministrazione comunale sin dall'inizio si è
detta interessata a partecipare a tutti i tavoli che si sarebbero
creati». E sul presidio che ha bloccato i tecnici delle ferrovie: «Mi
pare che il clima sia sereno - afferma - e che ci si possa incontrare
al bar e prendere un caffè insieme al di là delle reciproche
posizioni. Qualche anno fa tutto questo non era possibile e il merito
di questa inversione di rotta è del lavoro dell'Osservatorio e del
dialogo che è riuscito a instaurare».
Repubblica 12/1
Via ai sondaggi per l'Alta velocità
Ma a Susa i 'No Tav' femano i tecnici
Bloccati a Susa, ma operativi in altri siti i tecnici incaricati
dei sondaggi per la realizzione della nuova linea ferroviairia
Torino-Lione.
Nelle prime ore del mattino, poco dopo le 6,30, i tecnici della Ltf,
la società
incaricata di effettuare i sondaggi della nuova linea ferroviaria
Torino-Lione, si sono presentati, all'autoporto di Susa, uno dei 91
siti scelti per effettuare i sondaggio geognostici.
Scortati dalle forze dell'ordine, hanno chiesto di potere accedere
all'area prescelta che da sabato scorso è presidiata dai Not Tav.
Il portavoce di quest'ultimi, Alberto Perino, ha risposto: "Non
siamo disponibili a farvi entrare, non cederemo". Alcuni
esponenti delle forze dell'ordine hanno fatto presente ai manifestanti
le eventuali conseguenze, civili e penali, del loro comportamento ma i
manifestanti non hanno fatto marcia indietro ed hanno rilanciato:
"Ovunque andrete in Valle Susa noi saremo ad aspettarvi".
Il confronto si è svolto in maniera civile, senza nessun tipo di
tensione. I manifestanti, circa 2-300 persone, hanno successivamente
intonato alcuni cori, tra cui il "Sarà dura", che da sempre
contraddistingue la loro battaglia.
I sondaggi preliminari alla realizzazione della Torino-Lione sono però
partiti in alcuni dei 91 siti previsti dal programma. In particolare,
questa mattina all'alba, le trivelle sono entrate in azione a
Orbassano, Collegno e Torino. A vigilare sui siti sono presenti le
forze dell'ordine. (12 gennaio 2010)
comunicato
9 gennaio 2010 Assemblea no TAV
Leader
No-Tav, bloccheremo qualsiasi cosa
Hanno
deciso presidio permanente a Susa, giorno e notte
09
gennaio, 17:40
(ANSA)
- SUSA (TORINO), 9 GEN - Da oggi i No Tav sosteranno giorno e notte a
Susa,uno dei luoghi dove sono in programma i carotaggi per la
Torino-Lione. Decine di persone si sono fermate, dopo un corteo
pacifico, al presidio, dove faranno i turni gli attivisti oppositori
dei treni superveloci. Alberto Perino, uno dei leader storici del
movimento ha detto: ''Tutti ci chiedono sempre quanti siamo. Bene,
siamo un numero sufficiente per bloccare qualsiasi cosa''.(ANSA).
No
Tav, scudi umani contro i cantieri
Sono
cominciati i 91 sondaggi del sottosuolo in Valle di Susa e negli altri
comuni toccati dal progetto della linea Torino-Lione. Riparte la
mobilitazione dei contestatori
Sono
iniziati i 91 sondaggi nel sottosuolo, in Valle di Susa, e negli altri
Comuni toccati dal progetto della Tav Torino-Lione, e riparte la
mobilitazione degli oppositori. Le trivelle dovrebbero entrare in
azione all'inizio della prossima settimana e ieri le bandiere bianche
con il treno crociato, simbolo della battaglia "No Tav",
sono state sventolate a Susa, dove 1.500 persone hanno sfilato in
corteo. Ma altri attivisti sono scesi in strada in Val Sangone, nel
torinese e anche nel capoluogo.
Oggi i "No Tav" della Valle di Susa sono attivi in due
presidi, quello permanente, iniziato ieri all'autoporto di Susa.
Guidate dal leader storico del movimento, Alberto Perino, hanno
marciato pacificamente nei punti "S 68" e "S 69",
le due porzioni di terreno distanti circa 500 metri l'una dall'altra,
dove le trivelle scaveranno nei prossimi giorni. Poi, al sito 68,
hanno montato il loro presidio su terreno di proprietà del Comune di
Susa.
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