Archivio storico"Benedetto Petrone"
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Il caso Vincenzo Gigante e il fango
gettato sui partigiani
yugoslavi. Il mio 25 aprile in difesa della verità
storica.
Son passati meno di 10 anni da quando a
Brindisi, assistemmo, ad una conferenza, in cui si presentava una
pubblicazione sul partigiano brindisino Vincenzo Gigante.
In quell’occasione uno dei conferenzieri, conosciuto come uno dei
maggiori cultori della figura di Vincenzo Gigante , dichiarò che ormai
vi erano delle più che plausibili certezze, grazie a documenti
da lui
o per lui visionati,
che il partigiano brindisino
Vincenzo Gigante fosse stato
arrestato nel tardo autunno 1944, a causa di una delazione organizzata
dalla Resistenza slovena, intenzionata a far fuori un comunista
difensore dei patri confini e quindi oppositore ad una riscrizione
delle frontiere dello Stato italiano a favore della Yugoslavia.
Il conferenziere dandoci questa notizia,che lasciò nel sottoscritto
molte perplessità, di fatto aderiva anche
lui, a quella riscrittura della
Storia iniziata con la saga della giornata del Ricordo e delle Foibe,
preferendo lo stile dello scoop giornalistico piuttosto che il rigore
del ricercatore storico.
Insomma dando un’immagine
da Guerra Fredda dei rapporti tra italiani e yugoslavi, riteneva
quest’ultimi capaci di aver orchestrato in vero e proprio tradimento
nei confronti dei compagni di fede comunista del PCI di Trieste, per
avere mano libera al
successivo ingresso dei partigiani di Tito al momento della ritirata
nazifascista. L’eliminazione dalla città di Trieste di un capo
autorevole come Vincenzo Gigante “Ugo” in questa ottica sarebbe stata
l’asso vincente per raggiungere la supremazia politica negli ambienti
antifascisti triestini togliendo di mezzo uno scomodo difensore della
italianità di quei luoghi.
Tutto ciò a fronte di una rilettura della complessa vicenda del
confine orientale,che accettava
la tesi degli " slavi titini capaci dei peggiori crimini ed
efferatezze come le foibe dove
gli elementi comunisti di
lingua italiana, non eliminati dai nazisti furono in seguito fatti
fuori dai titini”.
Ricordando quanto quelle parole colpirono molti degli antifascisti
presenti
a quella conferenza,
oggi, durante le cerimonie del
25 aprile 2022 ho condotto un piccolo sondaggio tra
i compagni ed amici antifascisti : “_ ciao Mario, ciao Mimmo,
ti ricordi …?
“- Certo, ricordo che si disse del tradimento degli yugoslavi, perché
mi fai quella domanda?”
“- Perché era tutto falso, ho
scoperto proprio questa notte una recentissima ricerca pubblicata per
gli istituti della Resistenza del confine orientale condotta da un
pool di giovanissimi
ricercatori bilingue sui documenti dell’epoca che da alcuni anni sono
stati fatti ri-circolare per
infangare i partigiani yugoslavi.-“
Il ruolo del
PCI
giuliano, fedele all’URSS. Come furono costruite le prove contro Tito e i partigiani yugoslavi, per confermare la tesi che erano dei traditori delle vera fede comunista, anche durante
la lotta al nazismo.
Grazie a questa ricerca di poco più di due anni fa
(2019)si scopre che
alcuni elementi del PCI giuliano utilizzando dei documenti
appartenenti a collaborazionisti delle polizie nazifasciste, che
operarono a Trieste durante l’occupazione, fu costruito un vero e
proprio falso storico con tecniche da esperti di fake-news.
Si costruiva il ritrovamento attribuendolo a dei bambini ( anime
innocenti e quindi totalmente ignari di quello che stavano scoprendo)
di una serie di documenti segreti scritti in lingua slovena
e che tradotti svelavano come la
catena di arresti dei membri del PCI clandestino di Trieste e la
distruzione della rete di supporto alla resistenza comunista italiana
fosse opera di un piano orchestrato dalla Resistenza slovena. Documenti tradotti ad arte che poi son serviti agli pseudo- storici di accettare in pieno questa tesi
seguendo il filone ideologico del complottismo.
Solo nel 2019 grazie a ben quattro ricercatori universitari,tra cui un
traduttore di fama internazionale, si è scoperto quanto
fosse stata accurata la falsificazione di quelle carte e come,
ad arte, si fosse fatta un ampia opera di taglia, copia e incolla
e modifica delle traduzioni per costruire un
falso storico nei lontani anni
’50.
Lo stesso falso documento fatto
risuscitare nell’ambito dell’operazione di revisionismo storico che ha
portato alla giornata del ricordo e delle vicende del confine
orientale e a cui prendendolo per buono il nostro conferenziere
brindisino dava valore di autenticità.
Come già annunciato agli amici antifascisti incontrati oggi in piazza,
sono a disposizione per un approfondimento sul tema e pronto a
contattare i ricercatori che hanno finalmente ridato luce e verità sul
sacrificio di Vincenzo Gigante alla lotta di Resistenza di tutti i
popoli europei al nazifascismo.
Antonio Camuso
Brindisi 25 aprile 2022
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