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MEMORIA
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22 febbraio 2013 in centinaia a manifestare la volontà di non dimenticare E' appena terminata la manifestazione
" per Valerio" del 22febbraio che 5 giugno 2012 è morta Carla la mamma di Valerio Verbano che il 22 febbraio 1980 fu ucciso dai fascisti dei NAR e dalla complicità dello Stato di polizia Carla Verbano la mamma –coraggio della nostra generazione ci ha lasciati. Una notizia che apprendi dal Web , e non riesci, a quasi sessant’anni, a trattenere le lacrime che hai tenuto dentro per trentadue maledettissimi anni, per ogni 22 febbraio che è scoccato da quel maledetto giorno del 1980. Lacrime che hai trattenuto poichè speravi che le avresti versate di gioia, di sollievo nel momento in cui la battaglia di Carla , quella di dare un nome agli assassini di suo figlio, Valerio, fosse stata vinta. Lacrime che ci furono impedite , 32 anni fa ,di scorrere naturalmente com’è santo diritto in tutte le società da che un animale a due zampe decise di divenire uomo, ovvero essere sociale, spinto dal voler condividere con i suoi simili la propria esistenza, attraverso regole e rituali come l’ accompagnare, esternando il proprio dolore nell’ultimo saluto ad ogni suo fratello e sorella. A noi, alla nostra generazione che ebbe come compagno, l’antifascista, il nuovo partigiano, Valerio Verbano, fu impedito ciò, nella maniera più brutale. Ciò che avvenne il giorno dei suoi funerali dovrebbe essere inserito in ogni enciclopedia o dizionario della lingua italiana alla voce “Ragion di Stato” o anche alla spiegazione del motto“Guai ai vinti!” , ma è anche purtroppo la tragedia infinita che ci scorre ormai da anni sotto i nostri occhi un po’ distratti nelle immagini televisive di funerali in luoghi come Iraq, Afghanistan, Siria o Libia , o Palestina che divengono occasione per massacrare altri esseri in lutto, padri, madri, fratelli e sorelle che piangono loro congiunti morti in nome di una mano assassina, che si chiami Stato o semplicemente umana follia. Quel giorno di febbraio, mentre accompagnavamo insieme al padre di Valerio, la sua bara, lo Stato, (ma diciamo anche quell’intero blocco sociale e politico tra partiti e sindacati che in nome di un compromesso “antistorico”avevano deciso di liquidare definitivamente ogni forma di ribellione, di rifiuto alle politiche che oggi hanno ridotto il nostro paese, nella situazione attuale.), volle dimostrare la sua disumanità, applicando sui nostri corpi, sul nostro dolore, la legge di Brenno sui vinti romani, la legge di Achille sul corpo di Patroclo, la legge dei Kesserling, dei Kappler sui resistenti e partigiani nell’Italia occupata dai nazifascisti. Quel giorno le uniche lacrime che riuscimmo a far uscire dai nostri occhi furono per colpa dei lacrimogeni, delle cariche con i fucili di carabinieri e polizia usati come manganelli, prima lungo quei 200 metri che ci separavano dalla camera mortuaria fino al Verano e poi tra le lapidi, tra i viali del cimitero ed ancora giù, all’indietro, per via Tiburtina con gli agenti che dal commissariato di San Lorenzo ci sparavano addosso dalle finestre con i mitra, come se fossimo lupi o volpi da cacciare… Chi c’era quel giorno non se lo è scordato mai, chi c’era ha fatto un giuramento alla famiglia di Valerio, a quel padre e a quella madre, Carla, che ieri ci ha lasciato: abbiamo giurato che non li avremmo abbandonati nella ricerca degli assassini di quel nostro fratello e più di uno di noi per rafforzare questo giuramento alla nascita di un figlio volle che come primo o secondo nome ci fosse il suo. Trentadue anni sono passati da quell’22 febbraio del 1980 e Carla , la mamma che sotto i suoi occhi aveva visto uccidere il figlio da quei fascisti gravitanti nell’area dei NAR, spesso protetti da settori importanti dello Stato, degli stessi fascisti che si macchiarono di altri orrendi delitti come quella di sei mesi dopo,la mostruosa strage di Bologna, e sui quali il nostro compagno Valerio conduceva un’inchiesta particolareggiata, ebbene Carla non aveva mai smesso di chiedere giustizia, così come le tante madri e sorelle e figlie delle vittime di quelle stragi che la nostra generazione definì Stragi di Stato. Carla non si fermò neanche dinanzi alle minacce di morte arrivando addirittura a 50 anni, lei prima di quella tragedia , una donna mite, ad imparare a sparare consapevole che quello Stato che aveva permesso la morte di suo figlio non l’avrebbe difesa dinanzi ai suoi pericolosi e ben protetti assassini. Una scelta coerente in nome di quel diritto donatoci dalla Resistenza. Quando le lacrime per la morte di Carla si saranno asciugate sui nostri visi , affinché questo diritto si continui ad affermare, dovremo continuare in questa battaglia di giustizia, solo così potremo definitivamente cancellare quei giorni da “Germania d’autunno” nel febbraio del 1980, tra le lapidi ed i viali del Verano. ANTONIO CAMUSO Archivio Storico Benedetto Petrone 5 giugno 2012
Valerio Verbano 22 febbraio 2012 l'iniziativa per ricordarlo
22 febbraio 1980 il compagno VALERIO VERBANO ucciso 19 anni a ROMA dai fascisti sui quali indagava. 23 Febbraio carabiniere in borghese spara ad Antonio Musarella
Roma,Odradek edizioni, 2011
2010 le iniziative per ricordarlo VALERIO VERBANO:ROSSO VIVO 14-15 novembre 2010 spettacolo teatrale La forza di un personaggio è quella di camminare oltre la sua dimensione biografica fatta di steccati temporali, quella di una persona è portare avanti la sua storia come essa stessa avesse gambe e fiato, voce e cuore, in modo tale che la mente non possa giocare d’amnesie, come d’incanto. Come vorrebbero fare con i partigiani, eppure lì sui monti l’aria era rarefatta e tanta la paura. Ma il coraggio è sempre nella convinzione, prendere o lasciare. Ci vorrebbe un coro di testimoni per dire chi era Valerio, un ragazzo troppo giovane per aver bruciato le tappe della consapevolezza storica. Una storia fatta prima di tutto di ideali, di sogni, ma mai svaniti si può dire che fossero i suoi. Redige persino un dossier sull’estrema destra romana, su cui si affideranno le ricerche del giudice Mario Amato, anche lui assassinato dall’eversione di destra. Con ostinazione di madre e di custode di un sacro fuoco, che è quello della verità, seguiamo col tempo, seppur con fatica perché il passo è svelto quello di sua madre Carla, ha visto il figlio morire, testimone della sua straziante fine, massacrato in casa quel 22 Febbraio 1980 e ancora ignoti ne sono gli autori. Ma no che non si molla, niente affatto. Se è necessario si bussa con rabbia e strazio alle porte di quel che a torto abbiamo chiamato sempre giustizia, ma cosa c’è di giusto in un omicidio decretato essere senza autore? Teorie traballanti si avvicendano. Un anno fa o poco meno è uscito uno splendido libro che nelle parole senza concitazione Carla snocciola il suo ruolo di figura quasi defilata, di difensore di quel diritto inalienabile che è la verità. Il suo diritto ad apprenderla e di pretenderla. Valerio ci guarda e ci scruta, come se l’avessimo tradito, come se infondo gli avessimo negato la possibilità di costruire quel mondo migliore in cui davvero aveva creduto, per cui aveva lottato fino all’ultimo respiro. Rispondere a quell’appello è per noi dovere non solo verso la storia che non permetterà di essere lasciata alle spalle, ma verso noi stessi prima di tutto. Prima che questa marea nera ci travolga e sommerga con violenza i nostri ricordi e, tutto sommato, le nostre speranze. Perché è della nostra coscienza che ne va, costi quel che costi. TEATRO dell’ OROLOGIO 14 e 15 novembre 2010 Compagnia Teatrale Indipendente AttriceContro presenta ROSSO VIVO READING VIDEO–TEATRALE la storia di Valerio Verbano tratto dal libro di Carla Verbano con Alessandro Capponi "Sia folgorante la fine" di e con Alessandra Magrini con la collaborazione di Marco Capoccetti Boccia Sonorità, video, luci e aiuto regia: Francesco Marchese Riprese e montaggio video : Valerio Maggi "Via Monte Bianco, quarto piano, uscendo dall’ascensore a destra. Ma tanto la strada la conoscono. Aspetto gli assassini di mio figlio" Valerio Verbano, diciannove anni, il 22 Febbraio 1980 viene ucciso con un colpo di pistola alla nuca, nella sua casa di Montesacro, un quartiere di Roma. I genitori sono imbavagliati e legati nella stanza accanto. Valerio, vicino all’area dell’ Autonomia Operaia, stava compilando un dossier che dimostrava i collegamenti tra alcuni gruppi di estrema destra e gli apparati statali. Carla Verbano, una madre lontana dalla vita politica nella quale suo figlio è attivista, si trova improvvisamente catapultata nella cruenta realtà di quegli anni. Dopo la morte di Valerio: dossier riconsegnati a metà, giudici ammazzati, reperti mai restituiti alla famiglia. Carla non si arrende all’assurdità degli eventi, mettendosi in gioco in prima persona, ricostruendo minuziosamente date, nomi e fatti. Come Caronte, traghetta le nostre anime in un viaggio negli anni di piombo. Irrompe come una lama di ghiaccio rovente, la rabbia di una madre che riesce con schiettezza e precisione a raccontare una storia che non dovrebbe mai essere dimenticata, nell’ Italia dei segreti di stato, mostrata senza filtri. In teatro, la storia di Carla tratta dal suo libro: una donna che a 50 anni ha imparato a sparare - estrema ratio contro le minacce; a 80 anni a navigare in internet- per cercare gli assassini, per incontrare i compagni di Valerio su facebook , la sera, davanti al suo PC, nella stanza dove ancora c’è lo stesso divano dal quale suo figlio la chiamò per l’ultima volta. Alessandra Magrini, Attricecontro, ancora una volta si mette in gioco interpretando quello che la sua coscienza sociale le impone di trasmettere, convinta che il teatro sia strumento importante per istigare lo stimolo al cambiamento. Insieme ai testi teatrali, all’ interpretazione mai scontata, veloce e incisiva, ci sono le incursioni video a raccontare il dolore senza mai cadere nell’autocommiserazione. 14 e 15 novembre 2010 , ore 21.00 Teatro dell’Orologio Via dei Filippini 17/a Roma
http://bellaciao.org/it/spip.php?article26070 In mille ricordano Verbano. «Basta aggressioni fasciste» Non era un anniversario come tutti gli altri, quello di quest’anno. Innanzitutto perché in questi giorni, per la precisione domani, fanno 30 anni da quando un commando fascista entrò in casa Verbano, legò i genitori e attese il ritorno del figlio Valerio per ammazzarlo. Poi perché, nonostante le aperture alla «pacificazione» di Alemanno, a Roma i giovani come Valerio e dell’età di Valerio (aveva 19 anni quando fu ucciso) continuano a rimanere vittime di agguati neofascisti. L’ultimo, di cui hanno fatto le spese tre ragazzi, appena una settimana fa davanti al centro sociale La Strada nel quartiere «rosso» della Garbatella. Una scia di violenza preoccupante, quella degli ultimi anni, dall’omicidio di Renato Biagetti all’uscita da una festa reggae all’accoltellamento di un attivista del Forte Prenestino fino ai raid ai concerti di Villa Ada. Non a caso, a ricordare Valerio e il fascismo di oggi c’erano non solo i militanti «storici» e come sempre la madre di Valerio, quelli che erano giovani negli anni ’70, ma soprattutto tanti giovani. I centri sociali romani, a partire dagli attivisti dell’Horus sgomberato da Alemanno, hanno voluto fare le cose in grande. Per cui al termine del corteo nel quartiere (a sfilare un migliaio di persone dietro lo striscione «Un’idea non muore mai, Valerio vive»), proprio davanti all’ex centro sociale è partita una maratona musicale con gruppi come i 99 Posse e gli Assalti frontali. Anche in questo caso una decisione simbolica, contro la chiusura degli spazi sociali in una città dove gli spazi dove poter esprimersi liberamente sono sempre più ridotti. Chi era in piazza ovviamente non dimenticava il fatto che 30 anni dopo la morte di Valerio non ha ottenuto giustizia. Nessun colpevole, anni e anni di silenzi istituzionali, di bugie e isolamento della famiglia (come ha raccontato la signora Carla ieri al manifesto). E la battaglia ignorata di amici e compagni. Domani, nel giorno dell’anniversario, la settimana di iniziative si concluderà con «un fiore per Valerio». Appuntamento alle 16 davanti alla targa che ricorda il giovane davanti alla sua abitazione. Video http://www.youtube.com/watch?v=5SvKUyZX-bk http://www.agenziami.it/articolo/5754/Valerio+Verbano+in+piazza+la+memoria+antifascista/ Di : Nicola Mastrangelo domenica 21 Febbraio 2010
2009 le iniziative per ricordare L'omicidio Verbano, la città ricorda. La madre: «Alemanno non partecipi http://www.valerioverbano.it/dblog/articolo.asp?articolo=79 http://www.valerioverbano.it/dblog/ http://www.unita.it/news/81980/lomicidio_verbano_la_citt_ricorda_la_madre_alemanno di Vincenzo Miliucci 22 febbraio 2009 LA REDAZIONE DELL'ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE RINNOVA LA SUA VICINANZA ALLA SUA FAMIGLIA E AI SUOI COMPAGNI E LO RICORDA OGGI 22 FEBBRAIO 2009 ATTRAVERSO UNA PICCOLA CRONACA DI QUEI GIORNI E DI COME LO STATO LO AMMAZZò DUE VOLTE NEGANDOGLI L'ULTIMO SUO CORTEO , QUELLO FUNEBRE CARICANDO I SUOI COMPAGNI SIN DENTRO IL CIMITERO ALLA RICERCA DELL'ANNIENTAMENTO TOTALE DEL MOVIMENTO LO FAREMO GRAZIE ALLE CRONACHE DI LOTTA CONTINUA DI QUEI GIORNI E LE FOTO CHE APPARVERO SU QUEL GIORNALE
Germania d’autunno…il funerale di Valerio Verbano Lacrime e dolore quella mattina sui volti dei compagni , visi stralunati a cui il padre di Valerio vorrebbe consolare con la forza di un dolore silenzioso e orgogliosamente controllato. La voglia dei compagni di accompagnare Valerio per quei pochi metri che separano la camera mortuaria dal Verano nell’ultimo corteo di Valerio. la caccia all’autonomo in quei giorni è di moda…a poche ore di distanza dall’assassinio di Valerio Verbano, nel quartiere trionfale un carabiniere in borghese a bordo di una moto ha sparato ad un altro ragazzo, Antonio Musarella, 20 anni , che lo aveva riconosciuto come un frequentatore di fascisti ed additato ad altri compagni…un colpo all’addome calibro 9 parabellum…la corsa dei compagni per portarlo all’ospedale mentre lo sparatore barricatosi armi alla mano in un negozio fa venire la polizia e poi l’assurdo …sotto gli occhi di tutti la stessa scena che vedremo a Genova e tanti altri posti, si " mettono su " le prove affinchè l’aggredito venga incolpato di essere l'aggressore. Incriminato sul letto di morte in ospedale per aver preso a pugni e schiaffi i carabinieri in borghese e così anche i testimoni, incriminati con lui… Germania d’autunno…i giorni di Valerio. 22/02/2009 le foto
IL FERIMENTO DI ANTONIO MUSARELLA come racconta LOtta Continua di domenica 23 febbraio/lunedi 24 febbraio 1980 le cronache del ferimento del compagno Antonio Musarella da parte di un carabiniere in borghese: intervento della polizia che incrimina compagni e testimoni altre su Valerio di Vincenzo Miliucci 22 febbraio 2009 attacco
alla memoria di Valerio Verbano ------------------------------------------------------------------------------------ VALERIO
VERBANO non è un’icona elettorale
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