Archivio storico"Benedetto Petrone"
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27 giugno 1980, Ustica… e le altre sfiorate per un pelo ovvero Ricordi di un “radarista”…nonché accumulatore seriale. parte prima di Antonio Camuso
Quel 27 giugno 1980 il Fato volle che fossi di riposo, dopo una lunga serie di notti di lavoro, quale tecnico, in torre di controllo a Fiumicino .
La notizia del DC-9 Itavia precipitato ad Ustica mi giunse attraverso la TV, lasciandomi profondamente turbato. Sapere che un aereo inspiegabilmente precipitasse, compiendo una strage, era una cosa ben diversa rispetto ad un'altra tragedia che da poco avevo visto consumarsi sotto i miei occhi quando, in un turno di notte, avevo visto schiantarsi sulla spiaggia di Fiumicino un aereo cargo Boeing 707 etiopico, (volo ET032) carico di contenitori di bombe asfissianti che avevamo venduto segretamente a quel governo per sterminare i ribelli somali, nell'Ogaden.
Nel caso dell’etiopico le motivazioni del disastro aereo erano state accertate sin dalle prime indagini, ovvero una concomitanza di errori umani e la necessità di mantenere il segreto su quel viaggio. Nel caso del DC9 Itavia,caduto ad per Ustica, non si poteva comprendere la ridda di versioni contrastanti , tra bomba e cedimento strutturale, e che affermavano che i radar che avevamo a Fiumicino collegati con l’ACC di Ciampino non avessero visto nulla all’elevata altitudine a cui viaggiava il DC9 dell’ITAVIA.
Il radar primario Marconi piazzato a Coccia di Morto, con l’associato radar secondario (di identificazione ) Plessey, aveva alcuni difetti, funzionando a frequenze molto basse, erede dei radar inglesi della seconda guerra mondiale. Uno di essi era che in piena estate, risentiva di una propagazione lunga e ci faceva vedere in doppia battuta le montagne dell’Atlante, ma in compenso procurava una traccia “grezza” sullo schermo di notevoli dimensioni anche per oggetti volanti molto piccoli. Ad esso era associato un più moderno sistema radar della italiana Selenia, Atcr/2, piazzato tra le piste di atterraggio e decollo che compensava i difetti di obsolescenza dell’altro, pur non avendo la stessa portata. In ogni caso, durante il volo ITAVIA i dati che mandavamo dai due Radar alla RIV Ciampino, tramite ponte radio e cavo, non avevano avuto nessuna defaillance…
Con un sistema così funzionante i dati registrati su nastro magnetico, e raccolti nella sala di controllo, immessi nel simulatore che avevamo a Ciampino avrebbero dovuto fornire prove incontrovertibili se ci fosse stata una collisione, con altri velivoli sia civili o militari ad una quota in cui non vi erano problemi tecnici di rilevamento. Le mie convinzioni sui fatti rimasero sospese sino a quando, a seguito della mia richiesta di essere trasferito a Brindisi, mi ritrovai nel settembre 1982 in quell’aeroporto a lavorare sul sistema di schermi radar e relativi processori (della RIV di Ciampino) che era stato testimone di Ustica.
Quell’anno l’intero complesso di consolle radar MK8 costruito dalla Plessey a fine anni 60 e relativo processore, che per un decennio aveva operato a Ciampino, dopo esser stato sostituito da uno più moderno e compatibile con i Radar Alenia(Selenia),dopo un restyling era stato inviato a Brindisi, affinchè divenisse anch’essa una TMA con competenze su quasi tutto l’Adriatico e basso Jonio. Ma… insieme a quei “radar” giunsero anche controllori di volo, di origine pugliese che nei giorni di Ustica prestavano servizio quali controllori militari a Ciampino. Il sottoscritto instaurò con essi un reciproco rappporto di fiducia e rispetto, e da alcuni di loro raccolse più di una confidenza… Ciò che raccontavano mi lasciò ancora più perplesso e solo quando nei seguenti 35 anni di lavoro in aeroporto assistetti a più di una mancata Ustica per un pelo, dovetti ricredermi…
PAGINA A CURA PER L'ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE DI ANTONIO CAMUSO archiviobetrone at libero.it ULTIMA MODIFICA
3 settembre 2023
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