Archivio storico"Benedetto Petrone" ritorna a >HOME PAGE<
|
||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
|
I romanzi del coprifuoco inverno 1944 : l’Italia,sotto coprifuoco, nonostante tutto, resiste, legge e sogna… I romanzi del coprifuoco: quando gli uomini e le donne d’Italia, nonostante i bombardamenti, l’occupazione nazista, deportazioni e stragi, continuavano a sognare e a sperare una vita “normale”, attraverso la lettura dei romanzi gialli camuffati di rosa per aggirare i divieti del Partito Fascista. Riproponiamo a distanza di sette anni, questa pagina alla luce del rinnovato interesse alla lettura degli italiani, durante questa lunga crisi da Pandemia da Covid-19. L'Italia dell'inverno del 1944 , si rifugiava nella lettura dei romanzi, per sfuggire allo stress da Paese in guerra e sotto occupazione. Oggi l'Italia dei Lockdown, delle zone rosse e arancione, dalle 85mila vittime civili n un anno, peggio che sotto i bombardamenti della seconda guerra mondiale, risponde anch'essa con la lettura, salutare medicina per la nostra mente turbata dal crollo di tante monolitiche certezze.(23 -1-21) La recensione libraria “vintage” di Pugliantagonista.it, per l’invito alla lettura, elemento di crescita culturale ma anche
farmaco miracoloso contro
la depressione e lo stress. Introduzione. E’ nelle ore
antecedenti all’arrivo della Befana che mi accingo per
l’angolo letterario di www.pugliantagonista.it a scrivere questa piccola recensione libraria. Nei ricordi della
mia infanzia , il giorno della Befana è sinonimo di libro. Sin da quando
avevo appreso a leggere, all’età di cinque anni, la lettura era entrata
prepotentemente nella mia vita un po’ solitaria di bambino che abitava
alla fine degli anni ‘50 in un casolare di campagna, alla periferia
di una piccola città di provincia , qual’era, ed è, Brindisi.
Con felicità quindi ogni 6 gennaio, ma non solo,
Natale, compleanni, onomastici, insomma ogni evento che
fosse occasione di un regalo nei miei confronti si tramutava
nell’arrivo di un nuovo libro. In seguito , la mia passione
nell’acquisto di libri fu solo limitata dalle disponibilità
finanziarie e… dallo spazio a
disposizione, mentre gli argomenti che essi trattavano si allargarono
sempre più, man mano che interessi, hobby, passione politica e amore per
la natura riempivano la mia
vita. Naturalmente il mio
non era un caso isolato, anzi possiamo dire che
il giorno della Befana tradizionalmente è stato dedicato da
tantissimi genitori al regalo di un
libro ai propri figli , per spingerli alla lettura
e all’arricchimento culturale. Oggi purtroppo
i libri come i giornali sembrano destinati a scomparire , travolti
da Internet, facebok, dal dilagare tra giovani di cellulari e I.Pad e dove
la futilità del postarer messaggini e ciccare “mi piace” sembra rendere piaceri virtuali superiori a quelli del godere
di una sana e tranquillante lettura di un libro. Come i libri, anche
quelli apparentemente più innocui e “leggeri”,
siano ritenuti un
elemento pericoloso per i regimi o i sistemi economici e politici
che vogliono l’omologazione quale elemento di controllo delle
menti e dei “gusti” della gente, ormai è risaputo e confermato dalla
Storia, oltre che dalla Socio-politica. A conferma di ciò
nasce questa mia piccola
recensione su di un libro
appartenente ad un genere, quello del giallo,
che ha molti appassionati , ma che pochi sanno essere stato
bandito, in Italia, nel 1941, con tanto di decreto Ministeriale dal
Ministero della Cultura Popolare
( Fascista) poiché “ trattante “storie
che potevano influenzare negativamente il pubblico più giovane”. Fu
così che quell’anno in cui l’Italia fascista mandava i propri giovani
a morire dall’Africa alla Russia, si preoccupava che la lettura
di qualche giallo, magari di autore straniero potesse
portare sulla cattiva strada la
mente di qualche ragazzo. Fu per colpa di questo decreto che le pubblicazioni delle
collane de "I Libri Gialli" e dei "Gialli Economici
Mondadori" dall’ottobre del 1941 furono interrotte e le case
editrici messe in difficoltà, pur di soddisfare la richiesta di un
pubblico “resistente” inserirono
alcuni camuffandoli in serie
di romanzi popolari o
addirittura stampando nuove serie “giallo-rosa”quali
furono per esempio i Romanzi del coprifuoco
editi dalla Editoriale Romana ( via Nazionale 200-Roma) Girando sul web,
relativamente a questo argomento troviamo erroneamente scritto che questa
casa editoriale iniziò a
produrre questo genere di libri
solo dopo l’arrivo degli Alleati , nel giugno del 1944 , a Roma ,
ma la semplice analisi del
libro di cui oggi tratto una breve recensione , dimostra il contrario,
ovvero come questa coraggiosa casa editrice li pubblicasse
in piena occupazione nazifascista e nonostante il successivo
decreto del 1943 della Repubblica Sociale Italiana
( fascista di Salò) intimasse il sequestro di tutti i libri gialli
in quanto tali. Possiamo tranquillamente affermare dai dati riscontrati in questo libro che le prime pubblicazioni dei romanzi del Coprifuoco siano ascrivibili almeno al gennaio 1944 , ovvero esattamente 70 anni fa. Il
fiore sulla roccia – di Manfredo Spina-I romanzi del coprifuoco – n 18
– marzo 1944- costo lire 12 “con uno speciale aumento di lire due”. Nella serie”I
romanzi del coprifuoco”, mai titolo fu così azzeccato, evocante le serate degli italiani passate tra oscuramenti, luci
abbassate, sirene di allarme annuncianti i bombardamenti alleati sulle
città, lunghe ore di estenuante attesa nei rifugi antiaerei
alle quali difendersi, estraniandosi dalla realtà attraverso la
lettura di un libro “leggero” che parlasse di amore, mistero, e che terminasse con un lieto fine, per un amore ,un
matrimonio o un ladro messo
in galera e un innocente messo
in libertà. Nei 18 volumi che
sino al marzo del 1944 la Casa editrice
Editoriale Romana aveva messo in commercio , troviamo il Manfredo Spina come un autore ricorrente ,
insieme ad un Alfredo Pitta, ma una sorpresa tra gli autori è quella di trovare Vittorio
Calvino con “Una donna del Sud”. Calvino
scrittore , sceneggiatore, commediografo e direttore settore prosa
della nascente RAI TV nel 1953 , dimostrerà la sua coerenza
due anni dopo con l’abbandono di
quel prestigioso e remunerativo incarico accusando la RAI di essere
burocratizzata e lottizzata dai partiti. Il libro trovato in uno scantinato. Fare l’archivista
è come fare l’archeologo e per me questa passione , legata con
l’amore del documento cartaceo la porto avanti con ostinazione ma anche
con un profondo rispetto nei confronti di chi possa essere stato il
padrone di quell’oggetto.Vale così per l’archeologo che al momento
del ritrovamento di una spilla . o una corniola sente vicina la presenza
di colui che l’ha posseduta, così mi accade nel
momento in cui uno o più documenti, o altro materiale cartaceo
connessi ad un particolare periodo storico , che sia la Resistenza o la
stagione dei Movimenti, mi capitino tra le mani. In questo caso il libro
l’ho ritrovato cercando di catalogare
il contenuto di un scatolo di cartone semiabbandonato in un garage
di Mario G.un vecchio compagno del Centro Sociale di Brindisi. Si trattava di
libri appartenuti al padre, ingialliti, molti in cattive condizioni per
l’umidità, dal passare del tempo, la carta di scarsa qualità ( alcuni
stampati durante il periodo bellico). Libri che
catalogati mostravano l’interesse del proprietario sui temi della
Resistenza e della lotta al fascismo, riguardanti l’insurrezione
delle 4 giornate di
Napoli , o la lotta clandestina a Roma, o ancora testimonianze della vita
dei deportati e sopravvissuti
ai lager. Libri datati alcuni , 1943, 1944, quando ancora l’Italia non
era stata liberata. Ma in quel cartone con mia grande sorpresa , insieme a
volumi di carattere politico,
tecnico, scientifico vi era una serie di romanzi che a primo avviso avevo
definito di “appendice”, i classici feuilletton. In un secondo momento, leggere sul frontespizio “ I romanzi
del coprifuoco “ mi ha incuriosito ed approfondendo ho potuto contestualizzare
la presenza di libri
apparentemente frivoli tra altri ben più impegnati. Quanti di noi , sul
comodino pronti all’ultima lettura serale, hanno anche qualche Topolino,
o l’ultima gag versione
cartacea della Littizzetto, onde cancellare con un sorriso lo stress e le
amarezze di giornate segnate da cattive notizie, crisi economiche guerre e
catastrofi ambientali? Comprendere come
leggere romanzi “leggeri” in momenti difficili fosse
l’antidoto per non impazzire, per tanti italiani
è stata per me una scoperta ma anche una conferma di come leggere sia un
formidabile antidoto. Il Fiore sulla Roccia. La recensione. Quella che si snoda
per 107 pagine ad una prima
lettura sembra una storia banale , con i tempi e i modi che ci ricordano
certi vecchi film in bianco e nero degli anni 30, che parlano di commesse
innamorate del figlio del padrone, sedotte e abbandonate
ma che a distanza di anni poi si ritrovano tra le braccia del loro
amore o di vite di sartine che si contendono l’innamorato, magari un
po’bullo e coattone. I protagonisti di
questa storia sono un timido ragazzone , Giovanni Viglieri, impiegato
presso una ditta milanese, impacciato con le donne, un po’ testardo, la
cui educazione è stata fortemente influenzata dal carattere forte e
autoritario da una sorella
che gli ha fatto da madre, sin da quando da bambino era rimasto orfano. Lei, l’altra
protagonista è Cecilia, una giovane ragazza giunta dalla
provincia che vive di stenti, fuggita da una delusione amorosa , e
che in un primo momento respinge le offerte disinteressate di aiuto da
parte di Giovanni, che risulta essere fidanzato con una certa Lidia ma che
sente una forte attrazione nei confronti di Cecilia. Il destino naturalmente si mette in mezzo al coronamento
naturale di questa tormentata
storia d’amore, con un fatto di cronaca nera in cui il ragazzo si trova
inconsapevolmente coinvolto e dal quale solo con un colpo di fortuna
finale riuscirà ad uscirne ,
galera compresa, scoprendo che Cecilia come il fiore sulla roccia , il
fiore dell’amore, ha atteso che il suo Giovanni fosse definitivamente
scagionato dalle accuse. E’ un caso che di
un altro fiore sulla roccia si decanti le virtù in quegli anni di lotta
al nazifascismo: è il fiore del partigiano, nella canzone Bella Ciao,
simbolo della volontà di sacrificio, dell’ostinazione per ritrovare la
libertà da parte di tanti
uomini e donne…. Ricominciare
a vivere: La novella in
seconda lettura. Nello stile dei
tascabili a fine romanzo ci
si ritrova con una o più novelle o racconti brevi di autori minori e così
è anche per questo nostro vecchio libro d’epoca.il titolo
della novella di seconda lettura
è : “Ricominciare a vivere”. -di Gino Avorio. Quanto questa fosse
l’aspirazione di tantissimi
italiane ed italiani in quei terribili giorni del 1944 è comprensibile e
come sia sentito l’affermarlo, anche attraverso una breve novella di una
decina di pagine, che parla
di due esseri umani, un uomo ed una donna che in momento di follia hanno
commesso uno sbaglio fidandosi
della persona sbagliata. Guardandosi negli
occhi e constatando la miseria in cui sono caduti, decidono semplicemente di unire le proprie forze, ed affrontare il
futuro con la certezza di non avere più nulla da perdere, salvo l’amore
per la vita e magari
trasformarlo in un sogno d’amore in comune…ricominciando a
vivere. Come la vicenda di
quest’uomo e questa donna si possa
paragonare ai milioni di italiani
che furono illusi dalla roboante retorica nazionalista fascista è
evidente e quanto fosse prorompente il sentimento di voltare pagina
in essi in quel terribile anno, …per ricominciare a vivere… è
quanto tra le righe
afferma questo piccolo racconto, su un libro scritto, in una Roma in cui
risuonavano gli stivali nazisti ed nel Carcere di Via Tasso si torturavano
gli oppositori. Antonio
Camuso Archivio
Storico Benedetto Petrone Brindisi
6 gennaio 2014 , 70 anni dopo… Riferimenti
sul web : http://www.cartesio-episteme.net/introduz.htm http://www.cartesio-episteme.net/cap5.htm http://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Calvino
|
|