Archivio storico"Benedetto Petrone"
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Bari 27 dicembre 1946 piombo sui manifestanti. Antonio Liaci di San Cesario di Lecce ,studente
universitario, “nuovo partigiano
“salentino caduto, 75 anni fa,
a
fine 1946. La nostra Costituzione scritta in nome della
Resistenza
ma con la penna
intinta nel sangue versato quotidianamente nelle piazze dai proletari, in
gran parte meridionali. di Antonio Camuso
La mia generazione , quella che mosse l’assalto al
cielo nel lungo ’68, definì i tanti compagni di lotta caduti per mano
fascista o sotto il piombo della repressione poliziesca, col titolo di
nuovi partigiani. Con la maturità che ci conviene dai capelli incanutiti
dobbiamo ammettere l’inesattezza di
quella dizione , poichè l’elenco
dei “nuovi partigiani” caduti era molto più lungo e singolarmente
iniziato, immediatamente dopo la conclusione ufficiale della Resistenza. La nostra Italia, post-25 aprile, era in uno stato
di totale prostrazione, l’economia
distrutta, con milioni di disoccupati e reduci
amareggiati e rumoreggianti
nelle piazze pronte alla rivolta. Ad opporsi
i fascisti riconvertiti a nuovi tutori della Patria e dello Stato e
tra questi molti nelle Forze armate e nella Polizia che , in nome della
difesa dell’ordine costituito, rispondevano col piombo alle richieste di
pane e lavoro.
Tanti
i caduti, i feriti, gli imprigionati in quegli anni difficili.
A 75 anni di distanza ,
vogliamo ricordare come
terminò l’anno 1946
nelle piazze pugliesi, dove a
salutare il fine anno non furono i fuochi di artificio ma i fucili e le
mitragliatrici di De Gasperi e di Scelba ( De Gasperi ministro
dell’Interno –interim-sino al 2 febbraio 1947, poi Scelba).
A
soccombere furono i nuovi partigiani pugliesi: operai studenti,
disoccupati che combattevano una guerra forse ancor più difficile della
Resistenza al Nazifascismo: la guerra partigiana alla fame, per la
giustizia sociale, per la dignità umana.
Se
dovessimo descrivere come è stata scritta la nostra Costituzione, ebbene
potremmo affermare che essa
si è ispirata ai valori della Resistenza, ma con la penna intinta
quotidianamente nel sangue versato
nelle piazze del dopoguerra dai proletari, in gran parte del Meridione. Per render omaggio al giovane pugliese, al
salentino Antonio Liaci di San Cesario di Lecce che cadde sotto il piombo
poliziesco, riportiamo quanto denunciava il giornale socialista Avanti!,
nell’edizione del 28 dicembre 1946.
Avanti! 28 dicembre 1946 (Archivio Storico Benedetto Petrone, sez
Irpinia, fondo M.C.)
IL MEZZOGIORNO E' STATO TROPPO
DIMENTICATO
Il popolo di Bari in sciopero contro le
violenze e la fame
La ingiustificata carica di una
autoblindo contro un gruppo di dimostranti per il carovita ha provocato
l'indignazione della folla che non ha commesso pero alcun eccesso che
giustificasse l'uso delle armi - Lo sciopero generale non cesserà se i
colpevoli non verranno puniti e se non verranno assicurati sussidi e
viveri alla popolazione
Il Congresso Provinciale Socialista
sospende i lavori in segno di protesta
BARI, 27 dicembre’46 — Questa mattina una folla di cica 5000 disoccupati e
reduci si formava in Piazza Prefettura per reclamare sussidi e
assegnazione di viveri, mentre una commmisione compaosta da rappresentanti
della Camera del Lavoro, dei commercianti e del provveditorato alle Opere
Pubbliche discuteva col prefetto, una manifestazione sì svolgeva
disciplinata e composta allorché un'autobliada della polizia, uscita in
piena velocità dal portone della prefettura con l’intento di disperdere la
folla, ha investito un reduce che è rimasto gravememte ferito.
Il fatto ha determinato la
indignazione tra i manifestanti, i quali, tuttavia, non
hanno oltrepassato il portone della prefettura. Ma la forza pubblica,
La versione opposta della Polizia e del Presidente/ministro ad interim
dell’Interno Alcide De Gasperi:
“-…
i dimostranti lanciavano sassi e sparavano qualche colpo di arma da fuoco
conttro le forze dell’ordine, Altre squadre tentavano di scassinare alcuni
negozi e incendiarli, ma ne venivano impediti dal
pronto intervento della polizia.
Tutta la massa,pronunciando minacce contro le autorità della provincia, ha
cercato di avere ragione delle forze di polizia. che sì sono viste
costrette a fare uso delle armi a scopo difensivo. VI sono sei feriti tra
la forza pubblica, mentre si deplora la morte di un manifestante ed il
ferimento di altri 16. ANTONIO CAMUSO – Archivio Storico Benedetto Petrone , Brindisi 1 gennaio 2022 archiviobpetrone at libero.it
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