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Irpinia ribelle: gli uomini e le donne.      

Nicola Chiusano

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1943

l'altra resistenza/17bis

Nicola Chiusano 

 9 settembre 1943 un marinaio montellese testimone della vittoriosa battaglia navale contro i tedeschi a Bastia....

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 il marinaio Nicola Chiusano (Montella -AV)

9 settembre 1943

testimone della vittoriosa battaglia navale di Bastia, dove il comandante Carlo Fecia di Cossato, sommergibilista esaltato dal regime fascista, fece strage di navi tedesche

di Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone)

  Stralci dell'articolo pubblicato il 19 settembre 2021 su Il Quotidiano del Sud- redazione Irpinia- pagina Cultura e rielaborati il 9 sett2023

I soldati irpini e l’8 settembre del 1943

 

Nicola Chiusano,  -Montella (AV)  12 dicembre 1921-  25 aprile 2013-, era stato partecipe e testimone della lotta di Liberazione, così come il suo compaesano  Luigi “Gino” Camuso , mio padre, entrambi marinai della Regia Marina,  e coinvolti nelle vicende dolorose che travolsero le forze armate italiane dopo l’8 settembre  1943.

Instauratasi tra i due compaesani, una fraterna amicizia, e se pur residenti, l’uno a Montella e mio padre a Brindisi, ogni anno, si ritrovavano nelle cerimonie dell’Associazione Reduci e combattenti di Montella, dove si prodigava attivamente Nicola Chiusano nonchè per il Santuario del SS Salvatore cui era profondamente devoto.

Una vitalità, in un novantenne, che mi aveva incuriosito e spinto a farmi concedere da lui un’intervista nell’agosto del 2012.

Mi narrò come avesse partecipato sin dall’inizio alla seconda Guerra Mondiale sulle navi della Regia Marina, ddopo aver frequentato nel 1940 le scuole CEMM di Pola, le stesse frequentate due anni dopo da mio padre.

Nicola Chiusano, nel 1941 fu imbarcato sulla torpediniera Procione, partecipando alle numerose missioni di scorta convoglio, in difesa delle navi mercantili che rifornivano gli eserciti italiano e tedesco, sia sul fronte africano sia quello greco.  Missioni sempre più rese pericolose dall’insidia dei sommergibili inglesi di stanza a Malta, e dalla flotta inglese di stanza a Gibilterra e Alessandria cui si univa l’offesa aerea.

 L’ultima missione del Procione fu quella del 1 dicembre 1942, scortando il convoglio H da Palermo a Tunisi, intercettato dalla forza Q della Marina inglese e che si terminò con l’affondamento di tutte le navi mercantili italiane e parte di quelle militari di scorta.

In quell’occasione la nave di Chiusano al comando del capitano di corvetta Torchiana riportò gravissimi danni e alcuni morti e feriti a bordo. Chiusano  sbarcato dal Procione, fermo per riparazioni, fu  imbarcato nella primavera del 1943, sulla moderna torpediniera Ardito. Questa nave fu in seguito coinvolta in uno dei pochissimi episodi di resistenza vittoriosa ai nazisti da parte delle Forze Armate italiane: la battaglia navale nel porto di Bastia, in Corsica, dell’9 settembre 1943.

Nell’intervista da me fattagli, Nicola, lucidamente ricordava ogni particolare di quell’episodio e senza voler attribuirsi meriti non suoi.

L'8 settembre 1943, l’Ardito e la nave gemella, l’Aliseo, salpavano da La Spezia scortando la motonave armata Humanitas con equipaggio misto di marinai italiani e tedeschi diretti per Bastia, in Corsica, giungendovi in serata.  Dopo l’annuncio dell’armistizio, nonostante gli accordi presi con il comando tedesco di Bastia che permettevano ai tedeschi di lasciare l’isola senza azioni ostili da entrambe le parti, la mattina del 9 settembre i tedeschi, proditoriamente, cercarono di catturare o affondare tutte le navi italiane nel porto Corso.

La scena più tragica fu quella del massacro dei marinai italiani del piroscafo’Umanitas, colpiti proditoriamente dai tedeschi impossessatisi delle mitragliatrici di bordo. In seguito ad essere sottoposta a un duplice attacco fu la nave di Nicola Chiusano, attraccata a poca distanza dall’Umanitas, e assaltata anche da terra da truppe tedesche.

Tra l’equipaggio dell’Ardito, più di un terzo furono i morti, ma Nicola Chiusano, a quanto pare protetto dalla sua fede per lo SS. Salvatore, fu graziato, poiché casualmente sceso a terra, per una corvèe, pochi minuti prima dell’assalto tedesco alla sua nave ,  cui assistì, riparandosi dietro alcune casse depositate sul molo, ma poi catturato dai tedeschi.

A capovolgere le sorti di quella giornata fu la fortunata coincidenza che l’altra nave, la moderna torpediniera Aliseo, da poco dotata di un radar tedesco, era al comando  di uno degli eroi della Marina Italiana, esaltato dal regime fascista per le sue imprese sommergibilistiche, il comandante Carlo  Fecia di Cossato, che diede l’esempio di come la nostra Italia, potesse riguadagnare la dignità perduta, combattendo contro Hitler e Mussolini.

Nel giro di poche ore l’Aliseo sotto la guida di Fecia di Cossato affondò ben sette navi tedesche che avevano cercato di prendere il largo, nonostante che fossero potentemente armate. Di quell’episodio Fecia di Cossato fu insignito della medaglia d’oro al valor militare.

 Dopo questo smacco clamoroso, i tedeschi di Bastia furono costretti a rilasciare i prigionieri, compreso il nostro montellese che, ritornato a bordo dell’Ardito, ripartì a equipaggio ridotto e fortemente danneggiata verso il Sud ma, purtroppo, rallentata dalle avarie, rimase indietro riparandosi a Portoferraio. Lì la guarnigione italiana inizialmente si oppose con le armi ai tedeschi ma dinanzi alle minacce di rappresaglia contro la popolazione civile, capitolò il 16 settembre 1943.

 In quell’occasione i tedeschi erano intenzionati a fucilare l’equipaggio per il solo fatto di essersi opposti con le armi alla cattura, poi decisero di deportarli in Germania, dopo aver ricondotto la nave a La Spezia. Nicola Chiusano, ricoverato in un ospedale militare ligure riuscì con uno stratagemma a fuggire, aiutato da una suora-infermiera, deciso di raggiungere a tutti i costi l’Irpinia. La sua fu una fuga densa di peripezie che lo portò alle spalle della linea Gustav, con i tedeschi arroccati a Montecassino.

Fu in una piccola frazione di Formia, a Trivio che trovò accoglienza presso una famiglia contadina

In quella piccola frazione,  Nicola riuscì a scampare alla strage di Costarella che vide Il 26 novembre 1943 un reparto armato tedesco portarsi nell’abitato collinare formiano di Trivio per rastrellare uomini. Alcuni di essi, avvedutisi dell’operazione in corso, cercarono di sottrarvisi fuggendo verso l’alta collina, ma i tedeschi se ne accorsero, li inseguirono e li catturarono. Erano in otto e i loro nomi si ricordano ogni anno: Ersilio Filosa di 18 anni, Giovanni Filosa di 73 anni, Francesco Filosa e Antonio Guglielmo, di 38 anni, Salvatore Marciano di 37 anni, Alfredo Lagni di 35 anni, Angelo Nocella di 34 anni e Luigi Filosa di 30 anni. Furono catturati, radunati su uno spiazzo in montagna e, alla presenza dei parenti e di altri cittadini, vennero massacrati a colpi di mitra come “insegnamento” a chi avesse voluto imitarli.

Solo dopo il maggio del 1944  i tedeschi, si ritirarono verso il Nord e finalmente  il marinaio montellese Nicola Chiusano potè raggiungere con mezzi di fortuna il suo paese natale.Costretto dai carabinieri a presentarsi al Distretto Militare, ottenne il congedo stanco della guerra e dei suoi orrori

 Di quell’esperienza, rimase l’affetto alla Marina  Militare nella quale aveva servito con onore negli anni della sua gioventù e sino all’ultimo ne indossò  la divisa nelle cerimonie ufficiali commemorative.

 

Antonio Camuso ( Archivio Storico Benedetto Petrone)

Brindisi 9 settembre 2023

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