Archivio storico"Benedetto Petrone"
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il marinaio Nicola Chiusano (Montella -AV) 9 settembre 1943 testimone della vittoriosa battaglia navale di Bastia, dove il comandante Carlo Fecia di Cossato, sommergibilista esaltato dal regime fascista, fece strage di navi tedesche di Antonio Camuso (Archivio Storico Benedetto Petrone)
I soldati irpini e l’8 settembre del 1943
Nicola Chiusano, -Montella (AV)
12 dicembre 1921- 25 aprile 2013-,
era stato partecipe e testimone d Instauratasi tra i due compaesani, una fraterna
amicizia, e se pur residenti, l’uno a Montella e mio padre a Brindisi,
ogni anno, si ritrovavano nelle cerimonie dell’Associazione Reduci e
combattenti di Montella, dove si prodigava attivamente Nicola Chiusano
nonchè per il Santuario del SS Salvatore cui era profondamente devoto.
Una vitalità, in un novantenne, che mi aveva incuriosito e spinto a farmi concedere da lui un’intervista nell’agosto del 2012. Mi narrò come avesse partecipato sin dall’inizio alla seconda Guerra Mondiale sulle navi della Regia Marina, ddopo aver frequentato nel 1940 le scuole CEMM di Pola, le stesse frequentate due anni dopo da mio padre. Nicola Chiusano, nel 1941 fu imbarcato sulla torpediniera Procione, partecipando alle numerose missioni di scorta convoglio, in difesa delle navi mercantili che rifornivano gli eserciti italiano e tedesco, sia sul fronte africano sia quello greco. Missioni sempre più rese pericolose dall’insidia dei sommergibili inglesi di stanza a Malta, e dalla flotta inglese di stanza a Gibilterra e Alessandria cui si univa l’offesa aerea.
L’ultima missione del Procione fu quella del
1 dicembre 1942, scortando il convoglio H da Palermo a Tunisi,
intercettato dalla forza Q della Marina inglese e che si terminò con
l’affondamento di tutte le navi mercantili italiane e parte di quelle
militari di scorta. In quell’occasione la nave di Chiusano al comando
del capitano di corvetta Torchiana riportò gravissimi danni e alcuni morti
e feriti a bordo. Chiusano sbarcato dal Procione, fermo per
riparazioni, fu imbarcato nella primavera del 1943, sulla moderna
torpediniera Ardito. Questa nave fu in seguito coinvolta in uno dei
pochissimi episodi di resistenza vittoriosa ai nazisti da parte delle
Forze Armate italiane: la battaglia navale nel porto di Bastia, in
Corsica, dell’9 settembre 1943.
Nell’intervista da me fattagli, Nicola,
lucidamente ricordava ogni particolare di quell’episodio e senza voler
attribuirsi meriti non suoi.
L'8 settembre 1943, l’Ardito e la nave gemella,
l’Aliseo, salpavano da La Spezia scortando la motonave armata Humanitas
con equipaggio misto di marinai italiani e tedeschi
diretti per Bastia, in Corsica, giungendovi in
serata.
Dopo l’annuncio dell’armistizio, nonostante
gli accordi presi con il comando tedesco di Bastia che permettevano ai
tedeschi di lasciare l’isola senza azioni ostili da entrambe le parti, la
mattina del 9 settembre
i tedeschi, proditoriamente, cercarono di catturare o affondare tutte le
navi italiane nel porto Corso.
La scena più tragica fu quella del massacro dei
marinai italiani del piroscafo’Umanitas, colpiti proditoriamente dai
tedeschi impossessatisi delle mitragliatrici di bordo. In seguito ad
essere sottoposta a un duplice attacco fu la nave di Nicola Chiusano,
attraccata a poca distanza dall’Umanitas, e assaltata anche da terra da
truppe tedesche.
Tra l’equipaggio dell’Ardito, più di un terzo
furono i morti, ma Nicola Chiusano, a quanto pare protetto dalla sua fede
per lo SS. Salvatore, fu graziato, poiché casualmente sceso a terra, per
una corvèe, pochi minuti prima dell’assalto tedesco alla sua nave ,
cui
assistì, riparandosi dietro alcune casse depositate sul molo, ma poi
catturato dai tedeschi.
A capovolgere le sorti di quella giornata fu la
fortunata coincidenza che l’altra nave, la moderna torpediniera Aliseo, da
poco dotata di un radar tedesco, era al comando
di uno degli eroi della Marina Italiana,
esaltato dal regime fascista per le sue imprese sommergibilistiche, il
comandante Carlo
Fecia di Cossato, che diede l’esempio di
come la nostra Italia, potesse riguadagnare la dignità perduta,
combattendo contro Hitler e Mussolini.
Nel giro di poche ore l’Aliseo sotto la guida di
Fecia di Cossato affondò ben sette navi tedesche che avevano cercato di
prendere il largo, nonostante che fossero potentemente armate. Di
quell’episodio Fecia di Cossato fu insignito della medaglia d’oro al valor
militare.
Dopo
questo smacco clamoroso, i tedeschi di Bastia furono costretti a
rilasciare i prigionieri, compreso il nostro montellese che, ritornato a
bordo dell’Ardito, ripartì a equipaggio ridotto e fortemente danneggiata
verso il Sud ma, purtroppo, rallentata dalle avarie, rimase indietro
riparandosi a Portoferraio. Lì la guarnigione italiana inizialmente si
oppose con le armi ai tedeschi ma dinanzi alle minacce di rappresaglia
contro la popolazione civile, capitolò il 16 settembre 1943.
In
quell’occasione i tedeschi erano intenzionati a fucilare l’equipaggio per
il solo fatto di essersi opposti con le armi alla cattura, poi decisero di
deportarli in Germania, dopo aver ricondotto la nave a La Spezia. Nicola
Chiusano, ricoverato in un ospedale militare ligure riuscì con uno
stratagemma a fuggire, aiutato da una suora-infermiera, deciso di
raggiungere a tutti i costi l’Irpinia. La sua fu una fuga densa di
peripezie che lo portò alle spalle della linea Gustav, con i tedeschi
arroccati a Montecassino. Fu in una piccola frazione di Formia, a Trivio che trovò accoglienza presso una famiglia contadina
In quella piccola frazione, Nicola riuscì
a scampare alla strage di Costarella che vide Il 26 novembre 1943 un
reparto armato tedesco portarsi nell’abitato collinare formiano di Trivio
per rastrellare uomini. Alcuni di essi, avvedutisi dell’operazione in
corso, cercarono di sottrarvisi fuggendo verso l’alta collina, ma i
tedeschi se ne accorsero, li inseguirono e li catturarono. Erano in otto e
i loro nomi si ricordano ogni anno: Ersilio Filosa di 18 anni, Giovanni
Filosa di 73 anni, Francesco Filosa e Antonio Guglielmo, di 38 anni,
Salvatore Marciano di 37 anni, Alfredo Lagni di 35 anni, Angelo Nocella di
34 anni e Luigi Filosa di 30 anni. Furono catturati, radunati su uno
spiazzo in montagna e, alla presenza dei parenti e di altri cittadini,
vennero massacrati a colpi di mitra come “insegnamento” a chi avesse
voluto imitarli.
Solo dopo il maggio del 1944
i
tedeschi, si ritirarono verso il Nord e finalmente
il marinaio montellese Nicola Chiusano
potè raggiungere con mezzi di fortuna il suo paese natale.Costretto dai
carabinieri a presentarsi al Distretto Militare, ottenne il congedo stanco
della guerra e dei suoi orrori
Di
quell’esperienza, rimase l’affetto alla Marina
Militare nella quale aveva servito con
onore negli anni della sua gioventù e sino all’ultimo ne indossò
la
divisa nelle cerimonie ufficiali commemorative.
Antonio Camuso (
Archivio Storico Benedetto Petrone) Brindisi 9 settembre 2023 archiviobpetrone at libero.it ovvero archiviobpetrone(chiocciola)libero.it
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