Archivio storico"Benedetto Petrone"
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16 settembre 2023 Torino-Caselle: incidente alle Frecce Tricolori. Le domande che dovranno avere risposta.
Alcune anticipazioni dell’intervista concessa al Manifesto da Antonio Camuso e pubblicata il 21 settembre'23 con articolo a firma di Mario Ravarino
ricordi e denunce di un radarista". PARTE TERZA Quanto tragicamente avvenuto sull’Aeroporto di Caselle, ha provocato un acceso dibattito nell’opinione pubblica e sui social e, quale Tecnico dell’Assistenza al Volo, in pensione, ritengo utile porre alcune domande, insieme ad alcune considerazioni che scaturiscono dalla mia quarantennale esperienza aeroportuale. In attesa della pubblicazione dell’intervista, propongo alcuni aspetti poco chiari di quell’incidente aereo. 1) Se appurato il guasto al motore del Macchi precipitato, essere stato provocato dall’impatto con un volatile in fase di decollo, è da chiedersi se fosse stato opportunamente considerato il pericolo bird strike, con un decollo in formazione di una decina di jet militari . 2) Era stata presa in considerazione, nella
valutazione
del rischio specifico, la precedente avaria a un motore
incorsa a un Airbus della Wizz-air per bird-strike,
appena 15 giorni prima?
3) Vi era stato un innalzamento dei livelli di
attenzione e
conseguenti azioni preventive su quello scalo rispetto al
rischio di un ripetersi di bird-strike?
4) La pianificazione del decollo delle Frecce tricolori
conteneva la notifica del decollo in formazione ?
E l’autorizzazione a essa era stata data con
raccomandazioni e prescrizioni concernenti il
bird strike? Non volendo guastare il piacere di chi leggerà l’articolo sul Manifesto, mi astengo col proseguire su altre mille domande, le cui risposte sarebbero utili agli inquirenti per appurare possibili negligenze o comportamenti omissivi. O è stato solo il Fato ha portar via la vita alla piccola Laura? In ogni caso, in premessa alle mie affermazioni, spiego, alla luce del filmato dell’accaduto come il pilota coinvolto abbia agito con grande professionalità e sangue freddo. Un’affermazione che forse dispiacerà a molti miei compagni antimilitaristi, ma l’unica colpa che gli si può attribuire è l’essere stato il Pony4, in altre parole il secondo gregario sinistro di una formazione aerea che si sarebbe dovuta articolare ad altezze ben superiori ai prati erbosi del campo di Caselle, sorvolati a bassa quota come in occasione di un’esibizione aerea. . Accompagno questa mia anticipazione con una piccola “chicca” autobiografica nel campo del lavoro in aeroporto. Essa fa comprendere quanto singoli artifici tecnici anti bird strike siano insufficienti nel prevenirlo e come, nel caso si avverta la necessità di aumentare la dissuasione della persistenza nel sedime aeroportuale di volatili, occorra un intervento massiccio e straordinario, se pur costoso, non attenendosi ai semplici capitolati di appalto.
Quel giorno, mi ritrovai aggregato alla squadra di radiossistenze, sostituendo un collega ammalato, per aiutare Zefferino nelle operazioni di routine di certificazione della radioassistenza ILS. A qualche decina di metri da noi atterravano Dc-9, Jumbo –jet, aerei cargo, in un susseguirsi tipico degli aeroporti internazionali e dove i livelli di separazione tra un decollo e un atterraggio sono dettati da orari da rispettare, pena le proteste delle compagnie aeree. Nonostante l’assordante rumore dei turboreattori, la mia attenzione fu attirata da un secco “Pam” simili a un colpo di fucile e mi ritrovai ad assistere a una scena paradossale. A pochi metri di distanza dalla nostra radioassitenza, e alla pista dove si alternavano gli aerei, vi era un gabbiano di grandi dimensioni appollaiato su un lungo tromboncino collegato a una bombola come quelle del gas per le cucine. Chiesi al collega cosa fosse e lui mi rispose che quello era un cannone a gas per la dissuasione dei volatili.
Una cosa della quale il gambiano sembrava incurante, forse per ignoranza, come quella del sopttoscritto che per la prima volta vedeva in azione un oggetto simile, avendo lavorato solo in Torre o in testate radar isolate. Un gabbiano, forse sordo e abbisognoso evidentemente di auricolari Amplifon, utilizzava quell’aggeggio che avrebbe dovuto spaventarlo e allontanarlo dalle piste, come l’altalena di un parco giochi. Il meccanismo di carica della valvola, collegato al tromboncino, faceva sì che quel tubo, su cui si teneva fortemente ancorato il gabbiano, si muovesse obliquamente verso l’alto sino al momento dell’esplosione: -”Pam”-.
Il gabbiano, infastidito dallo scoppio, si alzava quietamente per mezzo metro aprendo le ali, per poi depositarsi pigramente sul cannone e riprendere l’altalena. Quel giorno appresi sui comportamenti abitudinari dei volatili, più di una sessione di lezioni a una facoltà di Veterinaria quando, semplicemente agitando le mani e strillando, il gabbiano spaventato spiccò il volo. Antonio Camuso Tecnico dell’Assistenza al Volo (in pensione) Brindisi 20 settembre 2023
CAMUSO ANTONIO archiviobpetrone@libero.it osservatoriobrindisi@libero.it Brindisi 20 settembre 2023
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