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Benedetto Petrone

FRANCESCO LOPEZ UN REGISTA IMPEGNATO AL RECUPERO DELLA MEMORIA DI BENEDETTO

Iniziative
Genova 2001
Ylenia
 
 
 
 
 

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27 marzo 1945 Ucciso il compagno fausto Atti

i suoi compagni lo ricordano in questo articolo che Pugliantagonista riporta integralmente  come da prassi.


  Nello stile dell'Archivio storico Petrone inseriamo questa pagina segnalata da un gruppo politico erede di quella parte del movimento comunista a cui si rifaceva il compagno Atti. Vogliamo solo ricordare che questa è sicuramente una pagina di Storia di cui  come comunisti non  possiamo essere fieri. Purtroppo quel momento storico che va dalla nascita della Terza internazionale  sino alla caduta del muro di Berlino, fu anche il periodo di gravissimi dissidi fino a vere e proprie guerre interne nel movimento comunista. Chiudere gli occhi su esse sarebbe correre il rischio il rivedere il futuro altre identiche storie e noi e i proletari non ce lo possiamo permettere. La nostra pietà va alle vittime dei tanti sbagli, ma anche a coloro costretti, molto spesso loro malgrado a divenire anche carnefici. Che la rivoluzione non sia un pranzo di gala lo sappiamo tutti , ma con questo giustificare che orrori simili si possano ripetere è malefico Da parte nostra ricordiamo la coerenza e la caparbietà con la quale i comunisti internazionalisti , (ma lo stesso discorso anche per i movimenti anarchici e anarco-comunisti)hanno portato avanti la lotta politica all'interno del movimento comunista e nella lotta antifascista, ma anche le difficoltà,  le incomprensioni e i dissidi, anche personali,che  hanno tormentato la vita della sinistra  comunista italiana ed internazionale( la redazione dell'Archivio)Da parte nostra il nostro voler mettere a disposizione di tutti voi queste pagine affinchè scriviate l'altraStoria, quella che spesso una sinistra irosa e settaria ha cercato vicendevolmente  di cancellare, è un contributo per il superamento di inutili steccati e la ricostruzione di una Nuova Sinistra Anticapitalista


       segnalato dal CIRCOLO DI INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO VIA STOPPANI,15 -21052 BUSTO ARSIZIO –VA- ITALIA(Quart. Sant’Anna dietro la piazza principale)– a poca strada dall'uscita autostrada A8 Laghi – e-mail: circ.pro.g.landonio@tiscali.it

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In ricordo di Fausto Atti



A Trebbo di Reno, in provincia di Bologna, il 27 marzo 1945 venne ucciso Fausto Atti, militante del Partito Comunista Internazionalista. Fu assassinato, mentre giaceva infermo nel letto, da una banda armata del Partito Comunista Italiano.
Colpevole di propagandare fra i partigiani dell´Appennino tosco-emiliano la rottura coi partiti del fronte nazionale incarnata dal C. L. N. e di sollecitare la costituzione di squadre autonome di difesa proletaria che si opponessero al reclutamento e ai rastrellamenti della repubblica fascista di Salò, e che allo stesso tempo non cadessero nella trappola borghese della "lotta contro lo straniero", Fausto, come anche Mario Acquaviva di Casale Monferrato alcuni mesi dopo e tanti altri compagni anonimi non allineati, fu ucciso su direttiva di Togliatti che, fedele ai metodi del suo baffuto maestro, chiese espressamente al C. L. N. il via libera per togliere di mezzo fisicamente Onorato Damen e gli altri principali attivisti del P. C. Internazionalista, rei di ostacolare l´opera di inquadramento della classe operaia dietro il tricolore.
La bandiera rossa della rivoluzione, sotto il fuoco incrociato degli stalinisti e delle camicie nere, ha continuato a sventolare anche grazie all´estremo sacrificio degli internazionalisti che qui ricordiamo: Giuseppe Biscuola, fucilato a Genova dai fascisti nel febbraio del 1945, Spartaco Ferradini, fucilato a Genova dai fascisti il 25 aprile del 1945, Angelo Grotta, di Ponte Lambro, operaio della Montecatini fucilato dai fascisti, Cappellini, Bergomi e Porta, operai della Breda e della Falk, deportati in Germania dai nazisti e scomparsi, Quinto Perona, operaio di Torino, morto a Mauthausen il 7 luglio 1945, Mantovani, operaio di Torino, deportato in Germania dai nazisti e morto in un campo di concentramento, Antonio Graziano, caduto in combattimento in una formazione partigiana piemontese nel 1944, Mario Acquaviva, ucciso a Casale Monferrato dagli sgherri del PCI di Togliatti l´11 luglio 1945, Sergio Salvadori, morto a ventuno anni nelle carceri democratiche della repubblica italiana nell´ottobre del 1950.
Oggi come allora, la borghesia di destra e di sinistra scatena ad ogni occasione le ipocrite fanfare del nazionalismo per giustificare le proprie avventure imperialisti -
che e i sacrifici che continuamente impone alla classe lavoratrice. La nauseabonda retorica della patria, che serve per nascondere gli esclusivi interessi dei padroni sotto pseudo-valori fondati sulla distorsione del naturale attaccamento alla propria terra natia, è una delle armi più affilate di cui i borghesi dispongono contro la lotta di classe.
E oggi come allora, il Partito Comunista Internazionalista - così come su scala planetaria il Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario - è l´unica organizzazione politica che senza sbandate e ammiccamenti verso alcuna (d´altronde impossibile) "liberazione nazionale", persegue la propria battaglia contro questa infame ideologia che, da sempre e ad ogni latitudine, narcotizza la spinta rivoluzionaria e internazionalista del proletariato e battezza le peggiori nefandezze delle classi dominanti.
Oggi come allora, dunque, la parola d´ordine dei comunisti sia: Proletari di tutti i paesi, unitevi! In Italia come in Iraq. Negli USA come in Palestina. Ovunque.
Gek: militante di Battaglia Comunista gruppo Comunista Internazionalista. Marzo 2009
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Fausto Atti


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Fausto Asti (Bologna, 1900 - Trebbo di Reno, 27 marzo 1945) è stato un politico e rivoluzionario italiano, comunista ed internazionalista.




Biografia [modifica]

Nato nel 1900 a Bologna, nel 1921 aderì al Partito Comunista d'Italia (PCd'I). Il consolidamento del regime fascista gli rese difficile la vita e, nel 1927, lo costrinse a emigrare a Bruxelles. Partecipò alla fondazione della Frazione di sinistra del PCd'I e ne sostenne l'attività, fino al 1940 quando, arrestato dalla polizia tedesca, fu deportato prima in Germania e poi, trasferito in Italia, fu confinato all'isola di Ventotene. Liberato dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), entrò nel Partito Comunista Internazionalista, di cui fu responsabile in Emilia. In contatto con i partigiani dell'Appennino tosco-emiliano, sostenne la necessità di rompere con i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e di costituire squadre autonome di difesa proletaria, che si opponessero al reclutamento e ai rastrellamenti della Repubblica fascista di Salò, senza cadere nella trappola borghese della «lotta contro lo straniero». La sua attività provocò la violenta reazione del Partito Comunista Italiano (PCI) di Palmiro Togliatti che, il 27 marzo 1945, lo fece assassinare a Trebbo (Bologna), dove abitava, cercando di far passare l'assassinio come «un regolamento di conti tra fascisti».

Bibliografia [modifica]

Philippe Bourrinet, La Sinistra comunista italiana, Corrente comunista internazionale, Napoli, 1984, p. 222.
Arturo Peregalli, L'altra Resistenza. Il PCI e le opposizioni di Sinistra in Italia 1943-1945, Graphos, Genova, 1991.
Il processo di formazione e la nascita del Partito comunista internazionalista, Quaderni di Battaglia comunista, n. 6, Edizioni Prometeo, Milano, 1993, p. 27.
Giampaolo Pansa, Romanzo di un ingenuo, Sperling &amp; Kupfer, Milano, 2000, pp. 130-135.
In ricordo di Fausto Atti, «Battaglia Comunista», A. L, n. 4, maggio 2005.
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L'assassinio di Fausto Atti






Battaglia Comunista; gruppo Comunista Internazionalista.


A Trebbo (Bologna) durante la notte del 27 marzo 1945 un gruppo di partigiani delle formazioni nazionalcomuniste penetra nella casa di Fausto Atti che viene assassinato mentre giace infermo nel proprio letto.

Nato nel 1900 e militante comunista dal `21, Fausto Atti era riuscito a rifugiarsi in Francia, a Parigi, sfuggendo all´inseguimento dei fascisti. Nel 1929, infatti, era stato deferito al Tribunale Speciale con altri quattro comunisti di Modena e di Bologna per aver diffuso - durante le elezioni plebiscitarie del `29 - manifestini invitanti a votare contro il fascismo. Essendo latitante, il suo "caso" fu stralciato dal processo tenutosi nel dicembre 1929.

All´estero aveva aderito alla Frazione comunista di sinistra fin dalla fondazione nel 1927; espulso dalla Francia, si era trasferito a Bruxelles, dove in seguito i nazisti lo arrestarono (1940). Deportato in Germania e poi ricondotto in Italia, fu confinato all´isola di Ventotene. Alla caduta del fascismo, nel `43, viene liberato e subito passa nelle file del Partito Comunista Internazionalista, impegnandosi successivamente nella difficile opera di contatto e propaganda fra le bande partigiane dell´Emilia.
I lavori del Convegno



Nel dicembre 1945-gennaio 1946 si tiene a Torino il Convegno Nazionale del Partito Comunista Internazionalista, che si aprì nel nome di Mario Acquaviva e di Fausto Atti - Resoconto apparso in Battaglia comunista, n. 2 del 1946

Il Convegno Nazionale si è aperto nel nome di Mario Acquaviva e di Fausto Atti, militanti rivoluzionari dalla scissione di Livorno, passati per la dura trafila della galera e della persecuzione fascista, caduti sotto il piombo del centrismo a Casale l´11 luglio 1945 e a Trebbo (Bologna) il 27 marzo, per aver strenuamente difeso le posizioni di classe del proletariato e l´ideologia rivoluzionaria contro gli allettamenti del riformismo e la bandiera maledetta della guerra. Noi li ricordiamo, oggi, nel XXVII anniversario dell´uccisione di Karl Liebnecht e di Rosa Luxemburg.

La seduta si apre alle 15 al canto dell´Internazionale nella sala, addobbata di drappi rossi e affollatissima, della Sede della Federazione Torinese. Presidente: Vasco Rivolti della Federazione di Torino.

Il compagno Muccini porge ai delegati il saluto del Cf di Torino.

Si dà lettura di un telegramma di saluto dei compagni di Genova e di uno dei compagni di Cosenza preannuncianti il loro arrivo per il giorno 29. Dopo alcune richieste di chiarimento del compagno Torricelli, il compagno Damen commemora, per incarico del C.C., i compagni Mario Acquaviva e Fausto Atti. E´ bene - egli dice - che questo primo nostro Convegno avvenga a Torino, dove si sente l´anima di un proletariato unitario, a capacità di forte mordente rivoluzionario: questa città ha avuto le nostre particolari cure in periodo clandestino perché ne conoscevamo l´importanza ai fini della ripresa proletaria, e perché in essa sono confluite le migliori energie nell´ambito della lotta contro la guerra. Ma questo nostro Convegno si apre sotto il segno del sacrificio, ed è il sangue dei nostri migliori che dà il crisma al nostro Partito e lo slancio per la sua marcia in avanti.

E´ soprattutto il pensiero di Mario Acquaviva, comunanza di fede politica, di sacrificio e di lotta in periodo clandestino, che va oltre la vita, oltre la rivoltella del centrista di Casale. Questo sacrificio, coscientemente affrontato, costituisce il patrimonio migliore di questo nostro Partito che rappresenta la classe dirigente di domani. Mentre davanti ai nostri occhi passava la tragica visione della fine di "Paolo", giungeva da Bologna la risposta a nostre richieste su Fausto Atti, questo combattente che ha fatto tutta la trafila di lotta dopo Livorno e nella Frazione all´estero: la risposta è che egli era stato trucidato nel periodo immediatamente precedente la cosiddetta insurrezione nazionale, vittima di quella tecnica dell´eliminazione fisica dell´avversario che è tipica merce di esportazione russa. Con Atti abbiamo perduto un secondo grande compagno: entrambi rappresentano le vittime prime di quella schiera di militanti rivoluzionari che possono essere soppressi fisicamente perché non possono essere eliminati con la corruzione o con la persuasione.

Non li commemoriamo per una formalità d´uso, ma perché sono simbolo di quell´odio di classe che il centrismo scatena contro la classe operaia. Essi rappresentano la spinta perché si vada avanti. E noi andremo avanti.
Da Battaglia comunista



Da Battaglia comunista n. 14 - luglio 1947

Non ha alcuna importanza che l´amministrazione della cosiddetta giustizia sia nelle mani di un ministro nazionalcomunista o democristiano: il risultato è sempre lo stesso. Quel che conta è per chi essi amministrano.

Fin dal primo momento, che pure era quello del risentimento doloroso e della passione, il Partito si è preoccupato più del mandante politico che del sicario, e lo ha subito individuato, tanto era palese, e lo ha denunciato all´opinione pubblica e al proletariato. Su questa direzione la magistratura non ha gambe per camminare, e ovunque è così.

E´ lecito tuttavia affermare che l´epoca del nazionalcomunismo è diventata ormai l´epoca del delitto politico; non per nulla il nazionalcomunismo appare come il volto tragico della sconfitta del proletariato; non per nulla esso è divenuto l´arma più valida dell´imperialismo.

E l´imperialismo è la guerra. Figlio della guerra, e come la guerra orribile e insaziabile, il nazionalcomunismo esige le sue vittime e se ne alimenta. Nella marea rivoluzionaria montante del primo dopoguerra, l´imperialismo affidò la difesa dei suoi interessi di classe ai boia della socialdemocrazia; nel secondo dopoguerra l´affida ai boia del nazionalcomunismo.

E cadono così i rivoluzionari migliori, da Carlo Liebnecht e Rosa Luxemburg a Trotzky, dai trucidati di Barcellona ai nostri Acquaviva e Atti.

E tanti sono questi nostri caduti a simboleggiare sia la gravità della sconfitta subita dal proletariato come la sua tenace volontà disperatamente tesa verso la
ripresa.----------------------------------------------

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