MEMORIA
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27
marzo 1945 Ucciso il compagno fausto Atti
i
suoi compagni lo ricordano in questo articolo che
Pugliantagonista riporta integralmente come da
prassi.
Nello
stile dell'Archivio storico Petrone inseriamo questa pagina segnalata da
un gruppo politico erede di quella parte del movimento comunista a cui si
rifaceva il compagno Atti. Vogliamo solo ricordare che questa è
sicuramente una pagina di Storia di cui come comunisti non
possiamo essere fieri. Purtroppo quel momento storico che va dalla nascita
della Terza internazionale sino alla caduta del muro di Berlino, fu
anche il periodo di gravissimi dissidi fino a vere e proprie guerre
interne nel movimento comunista. Chiudere gli occhi su esse sarebbe
correre il rischio il rivedere il futuro altre identiche storie e noi e i
proletari non ce lo possiamo permettere. La nostra pietà va alle vittime
dei tanti sbagli, ma anche a coloro costretti, molto spesso loro malgrado
a divenire anche carnefici. Che la rivoluzione non sia un pranzo di gala
lo sappiamo tutti , ma con questo giustificare che orrori simili si
possano ripetere è malefico Da
parte nostra ricordiamo la coerenza e la caparbietà con la quale i
comunisti internazionalisti , (ma lo stesso discorso anche per i movimenti
anarchici e anarco-comunisti)hanno portato avanti la lotta politica
all'interno del movimento comunista e nella lotta antifascista, ma anche le difficoltà, le
incomprensioni e i dissidi, anche personali,che hanno tormentato la
vita della sinistra comunista italiana ed internazionale( la
redazione dell'Archivio)Da parte nostra il nostro voler mettere a
disposizione di tutti voi queste pagine affinchè scriviate l'altraStoria,
quella che spesso una sinistra irosa e settaria ha cercato
vicendevolmente di cancellare, è un contributo per il superamento
di inutili steccati e la ricostruzione di una Nuova Sinistra
Anticapitalista
segnalato dal CIRCOLO DI
INIZIATIVA PROLETARIA GIANCARLO LANDONIO
VIA STOPPANI,15
-21052 BUSTO ARSIZIO –VA- ITALIA(Quart. Sant’Anna
dietro la piazza principale)– a poca strada dall'uscita autostrada A8
Laghi – e-mail:
circ.pro.g.landonio@tiscali.it
In ricordo di Fausto Atti
A Trebbo di Reno, in provincia di Bologna, il 27 marzo 1945 venne ucciso
Fausto Atti, militante del Partito Comunista Internazionalista. Fu
assassinato, mentre giaceva infermo nel letto, da una banda armata del
Partito Comunista Italiano.
Colpevole di propagandare fra i partigiani dell´Appennino tosco-emiliano
la rottura coi partiti del fronte nazionale incarnata dal C. L. N. e di
sollecitare la costituzione di squadre autonome di difesa proletaria che
si opponessero al reclutamento e ai rastrellamenti della repubblica
fascista di Salò, e che allo stesso tempo non cadessero nella trappola
borghese della "lotta contro lo straniero", Fausto, come anche
Mario Acquaviva di Casale Monferrato alcuni mesi dopo e tanti altri
compagni anonimi non allineati, fu ucciso su direttiva di Togliatti che,
fedele ai metodi del suo baffuto maestro, chiese espressamente al C. L. N.
il via libera per togliere di mezzo fisicamente Onorato Damen e gli altri
principali attivisti del P. C. Internazionalista, rei di ostacolare l´opera
di inquadramento della classe operaia dietro il tricolore.
La bandiera rossa della rivoluzione, sotto il fuoco incrociato degli
stalinisti e delle camicie nere, ha continuato a sventolare anche grazie
all´estremo sacrificio degli internazionalisti che qui ricordiamo:
Giuseppe Biscuola, fucilato a Genova dai fascisti nel febbraio del 1945,
Spartaco Ferradini, fucilato a Genova dai fascisti il 25 aprile del 1945,
Angelo Grotta, di Ponte Lambro, operaio della Montecatini fucilato dai
fascisti, Cappellini, Bergomi e Porta, operai della Breda e della Falk,
deportati in Germania dai nazisti e scomparsi, Quinto Perona, operaio di
Torino, morto a Mauthausen il 7 luglio 1945, Mantovani, operaio di Torino,
deportato in Germania dai nazisti e morto in un campo di concentramento,
Antonio Graziano, caduto in combattimento in una formazione partigiana
piemontese nel 1944, Mario Acquaviva, ucciso a Casale Monferrato dagli
sgherri del PCI di Togliatti l´11 luglio 1945, Sergio Salvadori, morto a
ventuno anni nelle carceri democratiche della repubblica italiana nell´ottobre
del 1950.
Oggi come allora, la borghesia di destra e di sinistra scatena ad ogni
occasione le ipocrite fanfare del nazionalismo per giustificare le proprie
avventure imperialisti -
che e i sacrifici che continuamente impone alla classe lavoratrice. La
nauseabonda retorica della patria, che serve per nascondere gli esclusivi
interessi dei padroni sotto pseudo-valori fondati sulla distorsione del
naturale attaccamento alla propria terra natia, è una delle armi più
affilate di cui i borghesi dispongono contro la lotta di classe.
E oggi come allora, il Partito Comunista Internazionalista - così come su
scala planetaria il Bureau Internazionale per il Partito Rivoluzionario -
è l´unica organizzazione politica che senza sbandate e ammiccamenti
verso alcuna (d´altronde impossibile) "liberazione nazionale",
persegue la propria battaglia contro questa infame ideologia che, da
sempre e ad ogni latitudine, narcotizza la spinta rivoluzionaria e
internazionalista del proletariato e battezza le peggiori nefandezze delle
classi dominanti.
Oggi come allora, dunque, la parola d´ordine dei comunisti sia: Proletari
di tutti i paesi, unitevi! In Italia come in Iraq. Negli USA come in
Palestina. Ovunque.
Gek: militante di Battaglia Comunista gruppo Comunista Internazionalista.
Marzo 2009
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Fausto Atti
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Fausto Asti (Bologna, 1900 - Trebbo di Reno, 27 marzo 1945) è stato un
politico e rivoluzionario italiano, comunista ed internazionalista.
Biografia [modifica]
Nato nel 1900 a Bologna, nel 1921 aderì al Partito Comunista d'Italia (PCd'I).
Il consolidamento del regime fascista gli rese difficile la vita e, nel
1927, lo costrinse a emigrare a Bruxelles. Partecipò alla fondazione
della Frazione di sinistra del PCd'I e ne sostenne l'attività, fino al
1940 quando, arrestato dalla polizia tedesca, fu deportato prima in
Germania e poi, trasferito in Italia, fu confinato all'isola di Ventotene.
Liberato dopo la caduta di Mussolini (25 luglio 1943), entrò nel Partito
Comunista Internazionalista, di cui fu responsabile in Emilia. In contatto
con i partigiani dell'Appennino tosco-emiliano, sostenne la necessità di
rompere con i partiti del Comitato di Liberazione Nazionale (CLN) e di
costituire squadre autonome di difesa proletaria, che si opponessero al
reclutamento e ai rastrellamenti della Repubblica fascista di Salò, senza
cadere nella trappola borghese della «lotta contro lo straniero». La sua
attività provocò la violenta reazione del Partito Comunista Italiano
(PCI) di Palmiro Togliatti che, il 27 marzo 1945, lo fece assassinare a
Trebbo (Bologna), dove abitava, cercando di far passare l'assassinio come
«un regolamento di conti tra fascisti».
Bibliografia [modifica]
Philippe Bourrinet, La Sinistra comunista italiana, Corrente comunista
internazionale, Napoli, 1984, p. 222.
Arturo Peregalli, L'altra Resistenza. Il PCI e le opposizioni di Sinistra
in Italia 1943-1945, Graphos, Genova, 1991.
Il processo di formazione e la nascita del Partito comunista
internazionalista, Quaderni di Battaglia comunista, n. 6, Edizioni
Prometeo, Milano, 1993, p. 27.
Giampaolo Pansa, Romanzo di un ingenuo, Sperling & Kupfer, Milano,
2000, pp. 130-135.
In ricordo di Fausto Atti, «Battaglia Comunista», A. L, n. 4, maggio
2005.
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L'assassinio di Fausto Atti
Battaglia Comunista; gruppo Comunista Internazionalista.
A Trebbo (Bologna) durante la notte del 27 marzo 1945 un gruppo di
partigiani delle formazioni nazionalcomuniste penetra nella casa di Fausto
Atti che viene assassinato mentre giace infermo nel proprio letto.
Nato nel 1900 e militante comunista dal `21, Fausto Atti era riuscito a
rifugiarsi in Francia, a Parigi, sfuggendo all´inseguimento dei fascisti.
Nel 1929, infatti, era stato deferito al Tribunale Speciale con altri
quattro comunisti di Modena e di Bologna per aver diffuso - durante le
elezioni plebiscitarie del `29 - manifestini invitanti a votare contro il
fascismo. Essendo latitante, il suo "caso" fu stralciato dal
processo tenutosi nel dicembre 1929.
All´estero aveva aderito alla Frazione comunista di sinistra fin dalla
fondazione nel 1927; espulso dalla Francia, si era trasferito a Bruxelles,
dove in seguito i nazisti lo arrestarono (1940). Deportato in Germania e
poi ricondotto in Italia, fu confinato all´isola di Ventotene. Alla
caduta del fascismo, nel `43, viene liberato e subito passa nelle file del
Partito Comunista Internazionalista, impegnandosi successivamente nella
difficile opera di contatto e propaganda fra le bande partigiane dell´Emilia.
I lavori del Convegno
Nel dicembre 1945-gennaio 1946 si tiene a Torino il Convegno Nazionale del
Partito Comunista Internazionalista, che si aprì nel nome di Mario
Acquaviva e di Fausto Atti - Resoconto apparso in Battaglia comunista, n.
2 del 1946
Il Convegno Nazionale si è aperto nel nome di Mario Acquaviva e di Fausto
Atti, militanti rivoluzionari dalla scissione di Livorno, passati per la
dura trafila della galera e della persecuzione fascista, caduti sotto il
piombo del centrismo a Casale l´11 luglio 1945 e a Trebbo (Bologna) il 27
marzo, per aver strenuamente difeso le posizioni di classe del
proletariato e l´ideologia rivoluzionaria contro gli allettamenti del
riformismo e la bandiera maledetta della guerra. Noi li ricordiamo, oggi,
nel XXVII anniversario dell´uccisione di Karl Liebnecht e di Rosa
Luxemburg.
La seduta si apre alle 15 al canto dell´Internazionale nella sala,
addobbata di drappi rossi e affollatissima, della Sede della Federazione
Torinese. Presidente: Vasco Rivolti della Federazione di Torino.
Il compagno Muccini porge ai delegati il saluto del Cf di Torino.
Si dà lettura di un telegramma di saluto dei compagni di Genova e di uno
dei compagni di Cosenza preannuncianti il loro arrivo per il giorno 29.
Dopo alcune richieste di chiarimento del compagno Torricelli, il compagno
Damen commemora, per incarico del C.C., i compagni Mario Acquaviva e
Fausto Atti. E´ bene - egli dice - che questo primo nostro Convegno
avvenga a Torino, dove si sente l´anima di un proletariato unitario, a
capacità di forte mordente rivoluzionario: questa città ha avuto le
nostre particolari cure in periodo clandestino perché ne conoscevamo l´importanza
ai fini della ripresa proletaria, e perché in essa sono confluite le
migliori energie nell´ambito della lotta contro la guerra. Ma questo
nostro Convegno si apre sotto il segno del sacrificio, ed è il sangue dei
nostri migliori che dà il crisma al nostro Partito e lo slancio per la
sua marcia in avanti.
E´ soprattutto il pensiero di Mario Acquaviva, comunanza di fede
politica, di sacrificio e di lotta in periodo clandestino, che va oltre la
vita, oltre la rivoltella del centrista di Casale. Questo sacrificio,
coscientemente affrontato, costituisce il patrimonio migliore di questo
nostro Partito che rappresenta la classe dirigente di domani. Mentre
davanti ai nostri occhi passava la tragica visione della fine di
"Paolo", giungeva da Bologna la risposta a nostre richieste su
Fausto Atti, questo combattente che ha fatto tutta la trafila di lotta
dopo Livorno e nella Frazione all´estero: la risposta è che egli era
stato trucidato nel periodo immediatamente precedente la cosiddetta
insurrezione nazionale, vittima di quella tecnica dell´eliminazione
fisica dell´avversario che è tipica merce di esportazione russa. Con
Atti abbiamo perduto un secondo grande compagno: entrambi rappresentano le
vittime prime di quella schiera di militanti rivoluzionari che possono
essere soppressi fisicamente perché non possono essere eliminati con la
corruzione o con la persuasione.
Non li commemoriamo per una formalità d´uso, ma perché sono simbolo di
quell´odio di classe che il centrismo scatena contro la classe operaia.
Essi rappresentano la spinta perché si vada avanti. E noi andremo avanti.
Da Battaglia comunista
Da Battaglia comunista n. 14 - luglio 1947
Non ha alcuna importanza che l´amministrazione della cosiddetta giustizia
sia nelle mani di un ministro nazionalcomunista o democristiano: il
risultato è sempre lo stesso. Quel che conta è per chi essi
amministrano.
Fin dal primo momento, che pure era quello del risentimento doloroso e
della passione, il Partito si è preoccupato più del mandante politico
che del sicario, e lo ha subito individuato, tanto era palese, e lo ha
denunciato all´opinione pubblica e al proletariato. Su questa direzione
la magistratura non ha gambe per camminare, e ovunque è così.
E´ lecito tuttavia affermare che l´epoca del nazionalcomunismo è
diventata ormai l´epoca del delitto politico; non per nulla il
nazionalcomunismo appare come il volto tragico della sconfitta del
proletariato; non per nulla esso è divenuto l´arma più valida dell´imperialismo.
E l´imperialismo è la guerra. Figlio della guerra, e come la guerra
orribile e insaziabile, il nazionalcomunismo esige le sue vittime e se ne
alimenta. Nella marea rivoluzionaria montante del primo dopoguerra, l´imperialismo
affidò la difesa dei suoi interessi di classe ai boia della
socialdemocrazia; nel secondo dopoguerra l´affida ai boia del
nazionalcomunismo.
E cadono così i rivoluzionari migliori, da Carlo Liebnecht e Rosa
Luxemburg a Trotzky, dai trucidati di Barcellona ai nostri Acquaviva e
Atti.
E tanti sono questi nostri caduti a simboleggiare sia la gravità della
sconfitta subita dal proletariato come la sua tenace volontà
disperatamente tesa verso la
ripresa.----------------------------------------------
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