Archivio storico"Benedetto Petrone"
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76 anni fa, Dario Paccino interviene
sull’Avanti!
del 28 dicembre 1946. In memoria dell’irriducibile, compagno
partigiano, Dario Paccino. La tribuna per il Congresso del PSI (PSIUP) L'operaio partigiano socialista Vigin, fucilato mentre a pugno chiuso, urlava la fede socialista...
di Antonio Camuso.
"-Chi scrive queste righe è un umilissimo ex
partigiano, cui non importa un bel niente delle tendenze. Anzi, non gli
importa neppure del partito, considerato in sè e per sé e sarei pronto Dario ci manca tantissimo, in particolare ora che
le sirene del nucleare “pulito”han
ripreso fiato. Ci manca l’antimilitarista senza se e senza ma, ci manca la
sua ironia, ma anche la sua lucida analisi sulla “umana “
società nell’era del Capitalismo globalizzato, Le ultime lettere che mi aveva inviato ribadivano
l’orrore e l’ansia per un mondo in cui la guerra vista come risoluzione
violenta delle umane controversie economico-politiche-religiose fosse
compenetrata ai meccanismi di perpetuazione dello sfruttamento globale,
tra uomini, e contro gli altri esseri e cose della Madre Terra. L’ultima volta che ci siam visti è stato
nell’estate del 2003 o 2004, nella casa di campagna di Bobo Aprile, che
spesso lo ospitava, insieme alla sua compagna e a Vicenzo Miliucci, leader
storico del Comitato Politico Enel e dell’Autonomia romana .
Stare
ad ascoltare Dario si riceveva un senso di sicurezza, serenità, ma anche
l’invito di non cedere mai alla
rilassatezza delle proprie ferme convinzioni.
La
presenza di Dario a Brindisi non era un caso, ma la conferma di quel
fortissimo legame ideale e politico che avevamo stretto con lui nelle
battaglie degli anni 80 contro l’Energia Padrona, quella del nucleare e
delle centrali a Carbone sempre a braccetto con la militarizzazione dei
territori e delle coscienze.
Il
suo “Rosso vivo”per un decennio ospitò gli interventi delle situazioni
“antagoniste” antinucleari e
antimilitariste, facendo da megafono agli appuntamenti di lotta,
campeggi,manifestazioni
no-nucleare, no-missili Cruise- no-war, compreso quelli organizzati dai
compagni brindisini del Comitato
contro l’Energia Padrona e di Radio Casbah.
Dario Paccino lo vogliamo ricordare in questa
pagina dell’Archivio Storico Benedetto Petrone dedicata al travaglio
interno al Partito Socialista tra il 1946 e 47 che si tradusse
nell’ennesima scissione con gravi ripercussioni future nell’intera
sinistra italiana . Dario in quell’occasione volle far sentire la sua
voce autorevole nella Tribuna del Congresso PSI dell’Avanti!, il giornale
a cui aveva collaborato nella clandestinità.
Del
suo intervento vogliamo riportare alcuni passaggi cruciali, in cui la sua
capacità di sferzare , burocrati e capicorrente, andava di pari passo ai
ricordi della lotta partigiana e ai drammi del proletariato italiano in
quel difficile anno 1946. La sua fede incrollabile agli ideali del
socialismo la riaffermava dicendo che sarebbe
stato pronto insieme ad altri
partigiani anche a prendere le armi contro il suo stesso Partito , se si
rivelasse un traditore dei lavoratori…
Tribuna del Congresso (del Partito Socialista)
Avanti! , 28 dicembre 1946 (prima pagina)
(Archivio St. Benedetto Petrone, sez Irpinia, fondo M.C.)
L’intervento
di Dario Paccino.
-...Nessun socialista
ufficialmente si era accorto che il P.S.I.U.P. stesse male. Ormai le
divisioni dell'aprile scorso a Firenze sembravano aver lasciato il posto
all'omogeneità transativa concretatasi nell'unanime sottoscrizione al
Patto di unità con i compagni del P.C.I. Ma d'im-
Pazienza se il
P.S.I.U.P- stesse poco bene perchè affranto dal dolore di non aver
concorso in misura sufficiente a risolvere i problemi della
disoccupazione, della fame,delle abitazioni, ecc. Problemi per la cui
soluzione si potrebbero anche giustificare le spese di un congresso dove i
compagni di tutta Italia portassero l'ardore della fede e i lumi
dell'esperienza.
Invece
la malattia, come tutti sanno, ha causali molto più prosaiche: le
divergenze delle così dette correnti,il cui solo scopo nella vita pare sia
quello di passare il tempo a scambiarsi reciproche cornate.
...Chi scrive queste
righe è un umilissimo ex partigiano, cui non importa un bel niente delle
tendenze.
Gli è più caro degli
altri partiti socialisti, perchè sinceramente democratico e legalitario
(almeno nelle intenzioni). Ma —come tutti gli ex partigiani -ed operai —
non esiterebbe un istante a metterglisi contro se la presente malattia
trasformasse il partito medesimo da combattente per il proletariato in
servitore mimetizzato della reazione.
Per noi quindi il
solo significato degli ultimi risultati elettorali è appunto che i
lavoratori incominciano ad averne abbastanza delle diatribe dei nostri
dirigenti
Il partigiano
socialista Vigin, fucilato
mentre a pugno chiuso, urlava la fede socialista
Invece, si è perduto
tempo e mezzi nel potenziare frazioni a tutto danno della unità del
Parttio ed oggi in vista del prossimo Congresso vi è qualcuno che osa
parlare persino di scissione.
Nelle prigioni di
Torino, durante la Resistenza, avevamo un compagno operaio. Vigin,
partigiano delleMatteotti. Quando ebbe sentore che l'avrebbero fucilato,
ci dichiarò
Disse cosi; “- A fa
gnente!”-, e ce lo ripetè la sera che vennero a prelevarlo per
ignota destinazione ». Sapemmo poi
che era morto col pugno chiuso, gridando: “- Viva il socialismo!”-.
El'immagine che
sempre ci rimase nel cuore furono i suoi occhi sereni quando ci disse; «A
fa gnente,>>
Se per l'operaio
Vigin la morte fu poca cosa, in omaggio all'Idea,piccolissimo dovrebbe
essere il sacrificio di transigere su divergenze di ordine programmatico,
quando si fosse esclusivamente sollecitudine di fare del partito un valido
strumento dei lavoratori.
Quando
si condividono i principi fondamentali del marxismo, non si possono
fomentare secessioni, se non c"è sotto un interesse classista.
….-Chi lo fa non può
non essere un malvagio. E supposto per eccesso di generosità che sia in
buona fede, è un individuo che non ha mai stretto la mano a compagni come
Vigin.
E' un poveretto cui
non dicono nulla notizie come la seguente:
“-Ieri venivano
rinvenuti sulle sponde del Tanaro. in località Molino di Frizzano, un paio
di scarpe e una giacca appartenenti al reduce disoccupato Àndrea Poggio,
di anni 35. Da qualche tempo egli appariva preoccupato, perchè non
riusciva a trovare un lavoro che gli permettesse di mantenere la madre in
miseria. Il suo corpo non è stato ancora ritrovato ».
Socialista
è colui che sente il dovere di essere degno dell'operaioVigin, combattendo
nell'esercito proletario perchè finisca il calvario degli Andrea Poggio.
Ciò devono capire i capi-tendenza, intolleranti eventualrriente fino al
secessionismo. Capirlo per umanità. Per ANTONIO CAMUSO – Archivio Storico Benedetto Petrone , archiviobpetrone at libero.it Brindisi 28 dicembre 2021 Pagina rivista e corretta il 22 dicembre 2022
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