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Irpinia ribelle: gli uomini e le donne.      Carmine Palatucci

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 Carmine Palatucci

È ora di rendere ONORE AI NOSTRI BISNONNI, morti per difendere la NOSTRA TERRA, la NOSTRA CIVILTÀ, la NOSTRA LIBERTÀ… SE BRIGANTI FUMMO    CHIAMATI, CHIAMATECI ANCORA "BRIGANTI" !!!

Carmine Palatucci


DALLA REDAZIONE DI PUGLIANTAGONISTA

CARMINE PALATUCCI

11 Settembre 2006 scompare l'ultimo brigante 

Abbiamo avuto il piacere e la fortuna di conoscere Carmine nell'OTTOBRE 2005 in uno dei suoi tanti concerti di piazza a MONTELLA(AVELLINO) con il gruppo TIEMP'E BRIGANTI, era conosciuto in tutta l'Irpinia e in tutta ITALIA, come musicista, pittore, scrittore e appassionato di escursioni. Un uomo legato alla sua terra,alle sue montagne e alle sue radici. Un abbraccio a tutta la famiglia PALATUCCI, in particolare a sua figlia FILOMENA.

CIAO CARMINE UN SALUTO, FABRIZIO e tutta la redazione di pugliantagonista.it


Altre notizie su Carmine

 http://www.montella.eu/Eventi/Carmine_Palatucci/Il_Mattino-13-09-06.htm

Addio a Carmine, poeta della natura

GIANNI CIANCIULLI Montella. Solo chi non ha mai partecipato a una sagra, chi non ha assistito a una serata di musica etnica in provincia, o a una mostra di pittori irpini probabilmente non avrà sentito parlare di Carmine Palatucci, artista poliedrico morto ieri a Montella all’età di 51 anni dopo alcuni mesi di malattia. Carmine era un appassionato della montagna, della musica, dell’Irpinia, di Montella. Un «poeta» della natura. Ma era soprattutto una persona buona, un vero compagno di vita. Viveva di cultura popolare, dava anima e corpo ai suoni delle sue amate valli. Nei colori della sua arte, nelle tele fantastiche e surreali era capace, con i profili di monti e l’impronta di simboli, di creare un’atmosfera magica. Gli sono sempre bastate poche cose per vivere perché si accontentava di poco: l’affetto della famiglia, un’amicizia sincera, le note e il pennello, un artigianato povero ma ricercato. “Sulle orme del lupo” era stato il suo contributo scritto al piacere del racconto ambientato fra boschi, dirupi e sorgenti, all’ombra di faggi e castagni, animato da personaggi mitici, da volpi e da lupi che ancora popolano i monti Picentini. Con “Tiemp’e briganti” aveva costituito l’ennesimo gruppo musicale che allietava – con tarantelle, brani paesani e sonorità del Sud – le serate della sua terra e di altre province limitrofe. Ora che Carmine non c’è più, anche la sua musica «made in Irpinia» e il suo timbro originale hanno una nota di profondo rimpianto e di struggente malinconia.

ALTRI ARTICOLI SU CARMINE http://www.irpinianews.it/Cronaca/news/?news=11372

 


 

21 GIUGNO 2008 INIZIATIVA IN RICORDO DI CARMINE A MONTELLA(AVELLINO) ALLA VILLA COMUNALE

NOTIZIE SU CARMINE

Addio Carmine !

Non è più Carmine Palantucci, lo ricordo postando un suo articolo tratto da Nazione Napoletana del settembre del 2004

UN ARMA FORMIDABILE DEL SUD: IL SUO PATRIMONIO ETNO-MUSICALE
La musica popolare del Sud svolge un ruolo fondamentale nel recuperare la coscienza nazionale delle nostre popolazioni

C'è almeno un aspetto sul quale il Sud è avanti al Nord di qualche... millennio.
Ci riferiamo al patrimonio etnomusicale del Sud che, seppure in parte smarrito, è ancora oggi notevolissimo e in via di rapido recupero. L'aspetto più confortante è che da alcuni anni questo grande patrimonio culturale delle nostre popolazioni, ignorato o combattutto dagli intellettualoidi infranciosati o ga-ribaldineschi, sta conoscendo un rilancio clamoroso, specialmente tra i giovani.
Non esiste paese o contrada del Sud che non abbia qualche gruppo o qualche compagnia di amici, che, magari tra un sorso ed un altro di un buon vino aglianico, non provino gli accordi antichi dei canti dei nostri padri. Solo le città resistono ancora alla penetrazione di questa ventata di sana tradizione, ma è facile prevedere una loro pronta capitolazione, perché l'assedio si fa sempre più stringente.
Tutto questo al Nord è quasi totalmente inesistente, e, laddove presente, la musica popolare non ha la popolarità, la musicalità e il fascino dei canti del Sud. Abbiamo notizia che molti conservatòri del Nord sono particolarmente interessati a questo grande patrimonio: fenomeni etnomusicali, come il carnevale di Montemarano, sono noti a tutti i musicisti seri del Nord.
Non fineremo mai di ringraziare Eugenio Bennato, la Nuova Compagnia di Canto Popolare e tutti quei gruppi, che sono stati i pionieri di questo genere musicale.
Questo grande fenomeno, che si è ormai imposto a tutti i livelli, al punto che il comune di Napoli ha la sensibilità di organizzare ogni anno in Largo di Palazzo (Piazza Plebiscito) un raduno regionale di musica popolare, non ha solo una valenza artistica e culturale: è molto di più.
Il rilancio alla grande della nostra musica etnica è innanzitutto una rivincita culturale del Sud profondo, delle masse popolari, dei "terroni", che sistematicamente mortificati da quest'Italia razzista e ignorante, trovano la possibilità di recuperare un protagonismo e un prestigio artistico sempre ignorantemente negato. Solo Benedetto Croce, nei suoi rari momenti di lucidità, dovette ammettere la forza e la grande suggestione dei canti e dei balli delle "plebi rurali" del Sud.
Il riemergere di questo patrimonio culturale offre quindi un contributo di capitale importanza per quel processo di recupero della coscienza nazionale meridionale, che le nostre associazioni ed i nostri giornali stanno portando avanti da anni. Il "risorgimento" ha preteso assurdamente di cancellare le nostre tradizioni storiche. È evidente che prima o poi la forza vitale delle nostre radici doveva riemergere e rompere lo spesso strato di cemento e di catrame, che l'ignoranza filofrancese e risorgimentale avevano preteso di stendere sul nostro territorio, nell'obiettivo criminale di inaridirlo.
Se poi si osserva che i canti dei sanfedisti e soprattutto i canti struggenti dei nostri briganti costituiscono una parte fondamentale del nostro patrimonio etnomusicale, allora si comprende fino in fondo la valenza "eversiva", inconsapolmente politica, di questo proliferare incredibile di gruppi etnomusicali meridionali.
La musica popolare del Sud compie ogni sera d'estate il miracolo di risvegliare l'orgoglio sopito dei meridionali nelle piazze dei paesi del Sud. Sarebbe necessario ed urgente esportarla al più presto in tutto il mondo, presso i nostri emigrati, che purtroppo smarriscono rapidamente ogni identità sudista. Per questo tipo di lavoro, siamo ancora impreparati, ma tutto lascia prevedere che questo grande fenomeno culturale possa travalicare prima o poi i confini storici del Sud, per espandersi presso tutte le nostre colonie di emigrati.
Siamo convinti che spettacoli di questo tipo, eseguiti ad esempio nelle piazze di Torino, possano avere l'effetto miracoloso di risvegliare tanti nostri conterranei dallo stato comatoso di infatuazione nordista in cui sono precipitati.
La musica etnica è un'arma formidabile nelle mani del Sud: cercheremo di usarla in tutti i modi.
Carmine Palatucci


PS
andate sul mulo e cercate "canti popolari meridionali briganti" !


Fonte:
"Ottopagine" - Di Lunedì 1 luglio 2002

INTERVISTA A CARMINE PALATUCCI

Di Betty De Feo e Laura Rocco


E' lui, non ci sono dubbi, è Carmine Palatucci. Lo intravediamo da lontano, ma non ci avviciniamo subito. Noi lo conosciamo, ma lui non conosce noi. E' un gioco che ci affascina, l'osserviamo. Arriva puntuale all'appuntamento, si guarda intorno, nessuna traccia. E' imponente, alto, brizzolato. I suoi capelli lunghi sono raccolti alla rinfusa in un codino maldestro, faccia simpatica, occhi azzurri…ci avviciniamo e nel suo sguardo carpiamo quasi subito un orgoglio, una fierezza, quella di essere un montellese. Gli chiediamo.

Allora Carmine, sei veramente un artista "a tutto tondo"?
E' sì! Amo la musica e suono strumenti come il mandolino, la chitarra, e il tamburello. La musica etnica è nel mio cuore e ne sono alla costante ricerca e perfezionamento. Non a caso mi esibisco in piazze o locali, da solo o con il mio gruppo. Faccio spettacoli ed invento musiche.

Che tipo di canti?
Soprattutto canti antichi e rielaborati e ricuciti in chiave moderna.

E' chiaro che l'amore per le proprie radici ti appartiene. Ma tu non fai solo musica?
Sì, amo dipingere, perché proprio attraverso i miei quadri riesco a mettere molto di mio, la passione per Montella, per l'Irpinia tutta e i paesaggi che ci ragalano; organizzo escursioni e scrivo su un giornale indirizzato agli emigranti. Inoltre ho scritto un libro che si intitola "Sulle orme del lupo" che si occupa di itinerari irpini e di tutta una serie di leggende legate al mio paese.

Chi è veramente Carmine Palatucci?
Un povero squattrinato -risponde sorridendo- con tanta voglia di fare. Amo la vita in tutte le sue sfaccettature.


Ebbene sì! Per la prima possiamo affermare con sicurezza di aver incontrato un "lupo"! Che lo fosse davvero lo abbiamo capito dai suoi occhi pieni di orgoglio, l'orgoglio di appartenere ad una terra selvaggia, misteriosa, che ti tradisce e allo stesso tempo ti appaga. Conoscendo lui abbiamo conosciuto Montella!


__________________________________________________ _________________________________


Fonte:
http://www.palatucci.it/bisnonni.html

I Nostri Bisnonni Briganti

A loro un pò di dignità
di Palatucci Carmine da un articolo del periodico "ALTIRPINIA" del 15 aprile 2000



Correva l'anno 1861!
Il Piemonte indebitato con Francia e Inghilterra (alla Francia cedette Nizza) decise, sotto la spinta e l'appoggio incondizionato di questi due Stati, di infamare per poi depredare la nostra Terra: il REGNO DELLE DUE SICILIE.
Già da molto tempo, attraverso i mass-media di allora, era partita una campagna diffamatoria contro i Borboni. Essa consisteva nell'accusare i nostri regnanti di essere retrogradi e soprattutto di condannare la parola di Giuseppe Mazzini che inneggiava all'Italia unita.
E dire che anche Mazzini ebbe delle perplessità sui metodi intrapresi dai savoiardi per raggiungere l'unità a causa dei soprusi dell'esercito piemontese.
Massacri, torture, condanne senza processo, bambini trucidati, donne violentate finanche con le baionette. Ed infine un plebiscito pilotato a suon di legnate per gli oppositori. TUTTO SOTTO IL NOME DI UNITÀ D'ITALIA.
Le promesse fatte da Garibaldi di togliere le terre ai signorotti per darle ai contadini, non furono mantenute. La situazione peggiorò sia per l'arroganza degli INVASORI, sia perché furono imposte tasse elevatissime. Fu imposto il servizio militare che nel regno già era facoltativo.
Avevamo infatti al nostro servizio mercenari Svizzeri. Ma la decisione peggiore fu la chiusura delle fabbriche e molte di esse furono trasferite al Nord .
Nella Valle dell'IRNO, dove la popolazione era dedita alla lavorazione della lana, tantissimi operai restarono senza lavoro perché il Piemonte aveva stretto un accordo con l'Inghilterra, danneggiando il MERIDIONE.
La stessa sorte subirono le numerose ferriere Irpine. I Borboni avevano stanziato molto denaro per la rete ferroviaria. Al SUD già esistevano 200 km di strada ferrata, cosa che non aveva il Nord. Furono confiscati i beni della Chiesa per favorire l, agricoltura in Padania.
Si ricorda infatti l'energica protesta del vescovo d'Avellino Mons. GALLO per i soprusi perpetrati ai danni di gente inerme ed innocente. Protesta che valse al Prelato la deportazione in un LAGER sulle Alpi. I signorotti "galantuomini", traditori meridionali, e i generali venduti si accorsero ben presto delle subdole intenzioni dei piemontesi: TROPPO TARDI.
Anche il clero fu perseguitato insieme al disciolto esercito borbonico. Esercito Legittimo di un Stato Legittimo. Per destabilizzare ancor di più il Regno, furono aperte le carceri e fatti uscire tanti delinquenti che imperversarono sulle nostre contrade. Il popolo Meridionale Difese la Propria Terra; l'esercito sbandato cercò di combattere l' invasore. Gente malavitosa fu accomunata dalla stampa a tantissima gente onesta.
Ogni cosa che fu scritta in Europa era contro di noi. I nostri parlamentari che reclamarono per quanto stava succedendo furono ignorati, peggio ancora: derisi. I massacri non si fermarono. Furono emanate leggi repressive nei nostri confronti. Famosa la "Legge Pica".
Per un nonnulla si veniva incriminati e seguivano esecuzioni sommarie contro un POPOLO che con pochissimi mezzi difendeva la propria Patria.
I familiari degli uomini che si davano alla macchia per non arruolarsi nell'esercito invasore, venivano maltrattati, torturati uccisi. Quella che era stata la terra fertile e felice quella terra che tanti viaggiatori attraversandola l’avevano denominata "giardino" tanto era ben coltivata, si impoverì .
I frutteti erano il nostro orgoglio; gli agrumi venivano esportati in tutta Europa. Oggi in alcune zone del Nord, si usa a carnevale, inscenare una battaglia a colpi di arance, solo per gioco, in disprezzo della povertà.
Lo Svizzero Carlo Ulisse De Marschlins, non certo di parte, ha decantato le bellezze del nostro passato, lo si può leggere nei suoi scritti. NAPOLI era la Capitale della cultura. Il teatro S. Carlo era il fiore all'occhiello dell'Italia e uno dei maggiori d' Europa.
Tanti Artisti stranieri dimoravano nella bella e calda città. Gli scavi di Pompei erano già frequentatissimi. Quel Popolo che si ribellò all'invasore fu marchiato con la parola "BRIGANTE" dall' idioma francese brigant che significa delinquente, bandito.
Mi chiedo oggi che viviamo in un'Italia Unita anche se succubi di una certa politica nordista; ora che la nostra bandiera è il tricolore e che facciamo parte dell'Europa UNITA, perché si continua a insegnare nelle scuole, ai nostri figli MERIDIONALI, che Garibaldi fu un eroe ???
È ora di rendere ONORE AI NOSTRI BISNONNI, morti per difendere la NOSTRA TERRA, la NOSTRA CIVILTÀ, la NOSTRA LIBERTÀ… SE BRIGANTI FUMMO CHIAMATI, CHIAMATECI ANCORA "BRIGANTI" !!!


Carmine Palatucci

 

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