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BANDA
DEL GOBBO - ROMA 31.8.1943 - 16.1.1945 http://bellaciao.org/it/spip.php?article28265 Con
questa denominazione - che pero’ divenne d’uso comune soltanto nel
dopoguerra - si indica quello che probabilmente fu, nei nove mesi
dell’occupazione tedesca nella capitale, il piu’ attivo e determinato
gruppo partigiano operante a Roma e provincia. Il
nome deriva da Giuseppe Albano, meglio noto come “il gobbo del
Quarticciolo” che fu sicuramente in quei mesi il partigiano piu’
ricercato da nazisti e fascisti . Nato
il 5.6.1927 a Gerace Superiore (Reggio Calabria), a soli sedici anni
inizio’ la sua lotta partigiana nelle giornate tra l’8 e il 10
settembre 1943 dove, prima a Porta S.Paolo e poi nella zona di Piazza
Vittorio, insieme ad un gruppo di giovanissimi, quasi tutti di origine
calabrese e tutti abitanti nelle borgate romane di Centocelle e
Quarticciolo, impegno’ pesantemente i tedeschi che invadevano la
citta’ di Roma. Giuseppe
Albano era appunto “gobbo” e la sua malformazione fece si’ che, pur
non identificandolo per nome e cognome, i nazisti lo riconoscessero con
sicurezza in ogni azione partigiana cui partecipava al punto che in certo
periodo, intorno all’aprile del 1944, il Comando tedesco arrivo’ ad
ordinare l’arresto di tutti i “gobbi” di Roma. Va
comunque detto che se Giuseppe Albano fu senz’altro il capo riconosciuto
dei giovani guerriglieri di Centocelle e Quarticciolo e se sicuramente il
suo eroismo in azione e l’odio che gli portavano nazisti e fascisti ne
fece in quei mesi un personaggio carismatico, egli non fu mai il vero
responsabile della banda. Questa
figura fu invece assunta da Franco Napoli, nome di battaglia “Felice”,
suo compaesano e vecchio militante socialista, gia’ negli anni trenta
arrestato per un tentativo di attentato a Mussolini in Calabria. Fu
infatti Franco “Felice” Napoli che negli ultimi giorni di Agosto del
1943, in una riunione clandestina in una scuola di Piazza Vittorio, diede
vita alla banda partigiana che assunse infatti , anche nei documenti
ufficiali dell’ANPI, il nome di “banda Napoli”. All’inizio
il gruppo fu del tutto autonomo dai partiti antifascisti e fu di fatto
l’unico gruppo organizzato che insieme a qualche centinaio di militari
antifascisti e a qualche decina di “volontari” civili, impegno’
appunto per tre giorni i tedeschi che invadevano Roma. In
una foto famosissima, che tra l’altro fara’ da copertina ad uno dei
primi libri che analizzo’ la resistenza romana (“Il sole e’ sorto a
Roma” di Giorgio Amendola) si vede il “gobbetto”, in pantaloncini
corti e col gembiule di garzone di farmacia, mestiere che svolgeva,
combattere riparato dietro un carro armato a Porta S.Paolo. Durante
quelle giornate Franco Napoli fu arrestato e condannato a morte, ma
riusci’ ad evadere il 13 Settembre 43, insieme ad altri partigiani, da
Villa Wolkonsky, allora sede del comando tedesco. Successivamente
alla compiuta invasione di Roma, buona parte del gruppo si trasferi’
nella zona dei Castelli, fondendosi con un’altra banda partigiana
operante in quella zona, banda formata quasi esclusivamente da membri
della famiglia Ferracci, anch’essi vecchi militanti socialisti. Il
trasferimento avvenne dopo che Franco Napoli e Giuseppe Albano avevano
giustiziato, in Piazza dei Mirti a Centocelle, un ufficiale tedesco. Una
parte dei partigiani del gruppo fu catturata dai tedeschi nel dicembre 43
nella zona di Lanuvio e rinchiusi a Villa Dusmet, comando tedesco di
Frascati. Una
altro scontro tra la banda e i tedeschi avvenne il 26.12.43 e fu chiamato
“la battaglia di S.Cesareo”, vi mori’ un compagno di Zagarolo,
CLAUDIO SCACCO, e furono catturati 13 partigiani, rinchiusi, sempre a
Frascati, in Villa Torlonia, sede messa a disposizione dei nazisti dal
“fascistissimo” duca Alessandro Torlonia. Il
1 Gennaio 1944 la banda attacca Villa Torlonia e libera tutti i
prigionieri. Il
13 Gennaio i nazisti per rappresaglia uccidono i partigiani arrestati a
Lanuvio. I
morti furono : MARZIO
D’ALESSIO, GIANBATTISTA DI MARCO, LUIGI LINARI, CESARE E ANGELO
TROMBETTA (padre e figlio), ANGELO VARESI, ALBERICO VENANZI ed ELIO ZIMEI. I
partigiani rispondono giustiziando il Segretario del Fascio di Lanuvio. Per
questa azione molti di loro saranno poi arrestati nel dopoguerra e
subiranno una lunga persecuzione giudiziaria che finira’ solo negli anni
sessanta. Mentre
Napoli, “il gobbo” e altri erano impegnati nella zona dei Castelli, la
frazione della banda che operava nella zona romana di Monte Mario,
congiuntamente ai partigiani del gruppo trotzkista “Bandiera Rossa”,
assalta il 30 Novembre Forte Bravetta e libera alcuni militanti dello
stesso gruppo trotzkista che stavano per essere fucilati dai fascisti
della PAI (Polizia Africa Italiana ) . Il gruppo di “Bandiera Rossa”
era diretto dal mitico Vincenzo Guarnera, nome di battaglia “Tommaso
Moro”, un ex fascista fervente divenuto poi uno dei piu’ valorosi
partigiani romani, quello della Banda Napoli da Fernando De Angelis,
recentemente scomparso. Anche
Napoli, Albano e gli altri rientrano a Roma, lasciando il presidio del
territorio dei Castelli al gruppo dei Ferracci. A
Roma , dopo un fallito tentativo di alleanza col Partito Comunista, che
non vede troppo bene questo gruppo di partigiani eroici ma troppo
“autonomi” e spesso provenienti dalla “mala” di borgata - il
P.C.I. aveva smanie legalitarie gia’ durante l’occupazione nazista -
Franco Napoli aggrega la banda all’organizzazione militare del P.S.I. ,
agli ordini di due futuri presidenti della repubblica, Sandro Pertini e
Giuseppe Saragat. Sandro
Pertini e Franco Napoli avevano organizzato, per il 24 Marzo 1944,
un’assalto al carcere tedesco di Via Tasso, dove i prigionieri politici
venivano sistematicamente torturati e spesso uccisi dai nazisti.
Contemporaneamente i partigiani dei GAP del P.C.I. dovevano svolgere
l’azione contro i tedeschi in Via Rasella. L’azione
di Via Rasella venne invece fatta, per motivi contingenti, il giorno
precedente senza che i partigiani socialisti potessero esserne
preventivamente informati. I
rastrellamenti e la rappresaglia delle Fosse Ardeatine che ne seguirono
impedirono l’azione di Via Tasso il giorno successivo. Nei
rastrellamenti fu arrestato anche Franco Napoli che, per una questione di
pura casualita’, non fu anche lui inserito tra i giustiziati delle
Ardeatine. In Via Tasso fu torturato lui ed in sua presenza fu torturata
anche l’anziana madre. Alle
Ardeatine morirono comunque otto membri della banda Napoli,
precedentemente catturati. Erano
: LEONARDO BUTTICE’, CARLO CAMISOTTI, GIUSEPPE CELANI, PAOLO FRASCA’,
RAUL PESACH e FRANZ SCHIRA ( due disertori tedeschi unitisi ai
partigiani), DOMENICO RICCI, FILIPPO ROCCHI Dopo
lo smarrimento causato dalla rappresaglia tedesca, che colpira’ in modo
particolare i partigiani di “Bandiera Rossa ( un centinaio di fucilati
sui totali 335 martiri delle Ardeatine), soltanto la Banda Napoli
rimarra’ in piedi come gruppo organizzato su base cittadina, con cellule
a Centocelle-Quarticciolo, Quadraro, Ponte Milvio, Salario, Trastevere,
Tufello, Pietralata, Garbatella e Tuscolano, mentre il gruppo di Monte
Mario, pur mantenendo i contatti con la banda, passera’ quasi in blocco
nelle file di “Bandiera Rossa”. L’arresto
di Pertini e Saragat - che poi fuggiranno rocambolescamente da Regina
Coeli - e quello dello stesso Franco Napoli faranno pero’ perdere alla
banda i contatti con l’organizzazione militare del P.S.I. E’
nel periodo Gennaio - Aprile del 1944 che nasce il mito “del gobbo”. Per
due mesi infatti, grazie alle azioni dei giovani guerriglieri della zona
guidati da Giuseppe Albano - spesso in alleanza con quelli di “Bandiera
Rossa”, di “Armata Rossa” ( comunisti libertari) e dello stesso
P.C.I. ( nella zona si erano rifugiati due partigiani di Via Rasella,
Sasa’ Bentivegna e Carla Capponi ) - tedeschi e fascisti rinunciarono ad
entrare a Centocelle e al Quarticciolo. In
piu’ resero impraticabili di notte le vie Casilina e Prenestina ai mezzi
tedeschi che dovevano rifornire il fronte di Anzio. Si
narra che “il gobbo” da solo abbia in quel periodo giustiziato una
cinquantina tra nazi e fasci, in alcuni casi armato solo di coltello. Sicuramente
fu la sua banda la prima a reagire alla rappresaglia delle Ardeatine. Il
10 Aprile 44, infatti, a pochi giorni dalla strage, giustiziarono tre
tedeschi nel quartiere Quadraro. L’azione fu condotta dai compagni : GIUSEPPE
ALBANO ( il gobbo ), VINCENZO SPAZIANI, ENRICO ROCCHI, MARIO DEL PAPA,
VITTORIO PETTINELLI, FRANCESCO D’AGOSTINO, GUIDO DI GIOVANBATTISTA E
ROCCO BASILOTTA. La
composizione sociale del commando e’ estremamente interessante . se si
esclude Basilotta, piccolo imprenditore di simpatie socialiste, tutti gli
altri sono giovani sottoproletari - allora si diceva “ladroni” - del
Quarticciolo, molti con precedenti penali per cosiddetti reati
“comuni”. Per
tutta risposta, i nazi rastrellarono 700 uomini del quartiere e li
deportarono in Germania, ove ne morirono circa la meta’. Il
17 Aprile anche Albano sara’ arrestato, probabilmente in seguito ad una
spiata, mentre si rifugiava, insieme ad un folto gruppo di compagni di
“Bandiera Rossa” nell’azienda di Basilotta. Il
fatto di essere stato sorpreso insieme a compagni di un gruppo diverso dal
suo e lo stesso ridicolo ordine tedesco di arrestare tutti i gobbi di Roma
- Via Tasso e Regina Coeli erano pieni di poveracci con le spalle curve -
fece si’ che Albano non fosse riconosciuto come il famoso partigiano e
non fosse quindi eseguita la condanna a morte che era stata promulgata nei
suoi confronti. Questo
non impedi’ pero’ che in Via Tasso fosse ferocemente torturato. Il
4 Giugno, con gli americani alle porte di Roma e i tedeschi in fuga, la
popolazione assalto’ Via Tasso e libero’ i detenuti, tra cui il
“gobbo”. Anche Napoli sara’ liberato dalla folla che invase Regina
Coeli e partira’ quasi subito per il Nord dove continuava la guerra e
dove ebbe un ruolo nella cattura di Mussolini. Nella
Roma liberata, Giuseppe Albano e i suoi parteciperanno alla cattura di
molti fascisti, per alcuni giorni addirittura in collaborazione con i
poliziotti della Questura, divenuti per incanto tutti “antifascisti”. Ma,
come altri partigiani, fu ben presto deluso dalla non volonta’ del nuovo
governo di “epurare” i fascisti ed anzi di cominciare a perseguitare i
compagni ( anche Sasa’ Bentivegna verra’ arrestato dopo uno scontro a
fuoco in cui mori’ un fascista). Si
dedichera’ quindi ad azioni di “esproprio” contro gli arricchiti
della “borsa nera”, distribuendo vettovaglie e generi di prima
necessita’ alla popolazione affamata. In
una di queste azioni rimarra’ fortuitamente ucciso un militare inglese. Questo
tipo di attivita’ “illegale” non gli impedisce pero’ di riprendere
i contatti col Partito Socialista. E
fu quindi per ordine di Pietro Nenni ( Franco Napoli sostiene anche di
Palmiro Togliatti) che Albano si infiltrera’ nel gruppo “Unione
Proletaria”. Questo
gruppo, con sede in Via Fornovo 12, nonostante il nome “di sinistra” e
nonostante che fosse diretto da un ex appartenente di “Bandiera Rossa”
- Umberto Salvarezza - in realta’ aveva aggregato molti ex fascisti allo
scopo di svolgere, d’accordo con ambienti monarchici, opera di
provocazione contro le forze di sinistra. Fu
sicuramente grazie al “gobbo” se , nel novembre 1944, fu sventato un
attentato dinamitardo dei provocatori dell ’Unione Proletaria contro un
corteo di P.C.I. e P.S.I. L’
avere sventato l’attentato svelo’ probabilmente il ruolo di
“infiltrato” di Giuseppe Albano. Il
16 Gennaio 1945 , mentre usciva dalla sede dell’Unione Proletaria in Via
Fornovo, verra’ ucciso con un colpo di pistola alle spalle. La
versione ufficiale e’ che mori’ in un conflitto a fuoco con i
carabinieri che lo ricercavano per la morte del militare inglese. Una
successiva “controinchiesta”, condotta da Franco Napoli, rientrato a
Roma nel maggio 45, stabili’
con certezza che Albano fu ucciso a tradimento da tale Giorgio Arcadipane,
gia’ spia dei tedeschi tra i detenuti di Regina Coeli, aggregatosi tra i
provocatori dell’ Unione Proletaria. La
provocazione fu ancora piu’ chiara due giorni dopo, quando centinaia di
poliziotti e carabinieri circondarono il Quarticciolo, con la scusa di
arrestare i complici del “gobbo”. Nei
durissimi scontri che seguirono al rastrellamento rimase ucciso dai
carabinieri ARDUINO FIORENZA, anziano militante del P.C.I. e vennero
arrestati centinaia di proletari. ALLA
FACCIA DEL NUOVO STATO DEMOCRATICO ! ! ! Tra
gli arrestati anche IOLANDA CICCOLA, fidanzata quindicenne di Giuseppe
Albano che diverra’ poi, molti anni dopo, una apprezzata dirigente della
nuova sinistra rivouzionaria ( il cosiddetto filo rosso ! ). Andra’
ancora peggio ai partigiani dei Castelli, quelli della banda Ferracci i
quali per l’esecuzione del fascista di Lanuvio - considerato chissa’
perche’ “reato comune” dal nuovo stato repubblicano ed antifascista
- furono incarcerati e coinvolti in una persecuzione giudiziaria che
finira’ soltanto nel 1963. A
nessuno comunque dei partigiani della banda Napoli e nemmeno ai deportati
del Quadraro sara’
mai riconosciuta la pensione o altro riconoscimento dovuto per legge ai
combattenti della Resistenza. BELLA
RICONOSCENZA ! ! ! Principali
fonti : FRANCO
“FELICE” NAPOLI : “VILLA WOLKONSKY” autoedizione del 1996 MARISA
MUSU - ENNIO POLITO : “ROMA RIBELLE” ed. TETI del 1999 SILVERIO
CORVISIERI : “IL RE, TOGLIATTI E IL GOBBO” ed. ODRADEK del 1997 ROBERT
KATZ : “MORTE A ROMA” Editori Riuniti del 1973 LA
BANDA DEL GOBBO - commento politico Sinceramente
non credo che l’approccio strettamente repressivo che il nuovo stato
democratico/borghese riservo’ ai compagni della “banda del gobbo”
vada letto nella categoria di una generica ingraditudine. Come
gia’ detto, nel dopoguerra la repressione antipartigiana fu un fenomeno
enorme e colpi’ pesantemente anche i compagni del P.C.I. e persin di
formazioni piu’ moderate come il Partito d’Azione. Ancora
piu’ pesante fu il trattamento riservato ai combattenti dei “gruppi
eretici” come Bandiera Rossa. Ma
nei confronti degli “eretici”, con un misto di bastonate e di
blandizie, il sistema gioco’ poi la carta della “cooptazione” ;
infatti quasi tutti i militanti “eretici” finiranno per entrare nei
partiti della sinistra tradizionale. La
verita’ e’ che questi gruppi erano si’ fortemente ideologizzati e
combattivi, ma erano pur sempre sotto la direzione di un ceto politico
intellettuale od artigiano che pure ben aveva saputo radicarsi nel
proletariato delle borgate romane. Il
gobbo ed i suoi uomini, al di la’ delle vaghe idee socialiste e dei
rapporti coi futuri presidenti della repubblica, erano invece essi stessi
quel “proletariato”, ribelle e potenzialmente irriducibile ai
giochetti della democrazia borghese che tutti gli altri finiranno poi
piu’ o meno per accettare. Per
questo dovevano essere repressi ed annientati, anche nella memoria Vedi
anche http://it.wikipedia.org/wiki/Bandiera_Rossa_Roma
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