Archivio storico"Benedetto Petrone"
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9 gennaio 1979 http://bellaciao.org/it/spip.php?article26145 Il FUAN di Via Siena, Acca Larentia e l’attentato a Radio Città Futura.
La mobilitazione della fascisteria romana per l’anniversario di Acca
Larentia è ampia e articolata. Gli unici a chiamarsi fuori è
Costruiamo l’azione, che organizza per l’8 gennaio l’assalto al
Museo storico della Marina. Un mezzo fallimento perché i pezzi, pur
pregiati, trafugati sono,appunto,da collezione, e quindi inutilizzabili.
Ma il gruppo non fa testo, spinto così avanti com’è sul terreno
della ricerca dell’alleanza con i rossi. La campagna dei Nar, come già
per Pistolesi, si concentra contro i media nemici. Il 7 gennaio cinque
cinema sono chiusi con il fuoco, per onorare la memoria dei morti. L’8
gennaio un’associazione fascista clandestina lancia un ordigno contro
una sede della Rai, rompendo i vetri. L’attacco è rivendicato un
quarto d’ora dopo. Un commando tira molotov contro Paese sera. Il 10
gennaio un nuovo attentato al Messaggero è compiuto in perfetta
coincidenza con gli scontri di Centocelle. In mezzo, il 9, quello che
doveva rappresentare il punto di svolta nei rapporti con i compagni e
che invece si rivela un boomerang. Il primo obiettivo era Radio onda
rossa, l’emittente degli odiatissimi autonomi di via dei Volsci, poi
l’azione è dirottata su Città futura, la radio di Renzo Rossellini
vicina ad Avanguardia operaia. Un redattore becero e idiota ricorda agli
ascoltatori che è l’anniversario di Acca Larentia, perché “il Msi
ha una Ciavatta in meno". L’ attentato punta a dare una
dimostrazione di efficienza militare che non c’è. Anzi, va tutto
storto. Quando il commando – composto da militanti di Monteverde, di
via Siena e del Fuan triestino e armato di bombe e mitra – irrompe
nella redazione, è in corso una trasmissione autogestita dalle
femministe. La circostanza imprevista crea sconcerto: Pucci lancia in
anticipo le molotov che, a contatto con i materiali elettrici della
radio, provocano un’esplosione, Pedretti preso dal panico si fa
scappare la pistola di mano, Valerio Fioravanti, che essendo il più
esperto ha il compito dello sfondamento, si attarda non sapendo
scegliere la porta. Per bloccare una donna spaventata la sbatte contro
un muretto e le tira addosso una mitragliata, poi spara due raffiche
contro le altre ragazze che scappano. Sarà anche “un vero
ignorante” (la definizione è di Dimitri) ma con una mitraglietta in
mano tira come se avesse una normale pistola: pur sparando 29 colpi a
raffica ferisce solo alle gambe le cinque vittime, due delle quali in
modo grave. Due anni dopo spiegherà ai giudici: doveva essere
un’operazione piuttosto complessa, cruenta, organizzata militarmente e
al tempo stessa aperta a gravi conseguenze, che doveva essere seguita da
una rivendicazione che lanciasse un appello per la cessazione della
conflittualità tra opposti estremismi...Dovevamo fare un atto di forza
nel momento in cui proponevamo un armistizio tra noi giovani per
dedicare i nostri sforzi ad altri obiettivi. Il messaggio verso destra
era che dovevano finire le sparatorie del sabato sera. L’attentato è
stigmatizzato da Cla ma trova l’approvazione di Tuti: L’originalità
politica di questi nuovi militanti nazional-rivoluzionari è dimostrata
dal testo del volantino con cui veniva rivendicato l’attentato a Radio
Città Futura. In detto volantino, riprendendo frasi e concetti della
Disintegrazione del sistema, si individuano nei centri di potere
democomunista gli obiettivi da colpire e si arriva a proporre ai giovani
militanti comunisti o autonomi una tregua se non addirittura una
cobelligeranza contro lo stato borghese. E poi: i metodi di lotta
indicati nel saggio La disintegrazione del sistema hanno avuto
finalmente la possibilità di essere posti in atto con esito favorevole
nell’attuale situazione, ben diversa da quella del ’68-’69
...quando le velleità della destra erano ancora di natura più o meno
golpista ... proprio nella lotta contro il fatiscente ed innaturale
regime plutomarxista possono trovarsi accomunati i veri uomini
differenziati, indipendentemente dalle etichette politiche. [Quex n.2]
Ci sono varie rivendicazioni telefoniche: a Paese Sera e all’Ansa da
parte dei Nar; al Tempo chi chiama precisa "siamo fascisti",
poi detta un volantino di rivendicazione che rilancia l’appello al
disarmo bilaterale: Abbiamo colpito un covo di predicatori di odio,
abbiamo colpito duramente ma avremmo potuto essere più pesanti. Abbiamo
scelto un bersaglio particolare, perché siamo stufi che siano dei
giovani rossi e neri a pagare con la vita le colpe del sistema. Speriamo
che i compagni del movimento non si facciano prendere dal nervosismo e
rabbie varie ma comincino a ragionare e non si debba più passare fuori
da una sezione con una moto a sparare all’impazzata. A Radio Città
Futura non è stato perdonato il non avere rispettato il nostro lutto
per i camerati uccisi e le continue prediche d’odio. Uno del commando
telefona a Chiamate Roma 3131 per precisare: Era l’anniversario di
Acca Larentia e non abbiamo sparato per ammazzare...............
Il 1979 fu un anno particolare per la città di Roma. La campagna
politico - militare delle Brigate rosse, infatti, culminata con
l'uccisione di Aldo Moro, accelerò il processo di disgregazione e di
riflusso dei movimenti collettivi protagonisti della stagione del '77.
Se da un lato intorno alla gestione del sequestro si registrò una spaccatura all'interno dei gruppi armati, con l'uscita, ad esempio, dalla colonna romana delle Br di due esponenti di spicco come Valerio Morucci e Adriana Faranda, dall'altro molti gruppi di militanti accentuarono la loro militarizzazione ingrossando le fila del movimento di lotta armata. Ne scaturì, di conseguenza, un incremento di azioni, in molti casi mortali, ai danni di esponenti delle forze dell'ordine, di avversari politici o attivisti dei partiti politici della maggioranza governativa. La reazione repressiva delle istituzioni, non di rado punitiva, coinvolgendo l'intero arco dei movimenti collettivi e sociali, privò la società civile di un'importante spazio politico, contribuendo, in questo modo, ad esasperare la dialettica delle armi.
Allo stesso tempo, costantemente sottovalutato, se non tollerato, il
terrorismo neofascista, proprio nella città di Roma, riprendeva slancio
e guadagnava consensi soprattutto tra la base giovanile del Msi.
Se l'egemonia militare rimaneva appannaggio dei Nuclei armati rivoluzionari (Nar) guidati da Valerio Fioravanti, sul piano politico emergevano e si consolidavano i movimenti di Terza Posizione e "Costruiamo l'azione". Nonostante le indicazioni teoriche e le elaborazioni culturali espresse da queste formazioni, che miravano ad un'alleanza strategica di tutti i gruppi rivoluzionari in funzione antisistema, le azioni e gli omicidi contro i militanti di sinistra si inasprirono. La tensione a Roma esplose con forza nei giorni successivi il primo anniversario dell'eccidio di Acca Larentia. Il 9 gennaio, ad esempio, un commando dei Nar assalì la sede dell'emittente Radio Città Futura, in via dei Marsi, nel popolare quartiere di San Lorenzo, lanciando molotov all'interno dei locali e ferendo con un mitra cinque donne che in quel momento stavano affrontando un dibattito alla radio. Nel pomeriggio esplosero due bombe: una all'interno della sezione del Pci di via del Boschetto e l'altra contro l'entrata secondaria della sede del quotidiano «Il Messaggero» in via dei Serviti. Nella stessa sera un'azione di protesta contro una sezione Dc nel quartiere di Centocelle, effettuata da un gruppetto di neofascisti, finì in tragedia con l'uccisione di un giovane da parte delle forze dell'ordine che avevano aperto il fuoco contro gli assalitori. Poco più tardi, nel quartiere Talenti, da una macchina in corsa furono sparati colpi di pistola contro un gruppo di ragazzi che sostavano davanti un bar, ritenuto luogo di ritrovo per gli attivisti di destra, che provocarono diversi feriti ed una vittima. |
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