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18
luglio 1944, il contributo di Brindisi
alla vittoria partigiana di Monte
Lavane
...L'eroica e tragica
storia di Corbari e la bella Iris...
di Antonio Camuso
(Nota:
dal
febbraio 2024
Archivio
Storico Benedetto Petrone-APS)
(pagina rivista e corretta luglio 2024)
Ben pochi brindisini sanno del
contributo dato dalla loro città alla Resistenza al Nazifascismo.
Un
vuoto di conoscenza
dovuto
anche alla segretazione imposta dagli Alleati sui documenti inerenti le
attività delle Special Forces operanti
dal
1943 al 1945 a Brindisi, nel supporto dei Partigiani .
Solo da una decina di anni
quei
documenti sono divenuti disponibili ai ricercatori e tra essi scopriamo
particolari interessanti sul
ruolo avuto dalla Puglia e dalla nostra città nell’aiuto alla guerra
partigiana.
18 Luglio 1944 . La vittoria
partigiana
di Monte Lavane
Quarantasette uomini ed una
donna ,Iris Versari, una bella mora, la ventenne fidanzata del mitico capo
partigiano Silvio Corbari di Faenza, aspettano in silenzio , sul monte
Lavane, nell’Appennino Tosco-emiliano, l’arrivo degli aerei alleati.
La tensione è altissima poiché sanno che i tedeschi e i fascisti sono a
conoscenza del lancio alleato
a
causa di un infiltrato, ma quelle armi
che stanno per cadere dal cielo sono troppo importanti : ci sono da
vendicare
i
venti
compagni persi tra fucilati e
deportati
del rastrellamento di Tredozio di gennaio e, per questo, nessun rinvio è
stato chiesto via radio al Centro
brindisino
dell’OSS (il servizio segreto USA , l’attuale CIA) .
Un rombo di motori e poi il
cielo illuminato dalla luna si riempie di paracadute lanciati dagli
Halifax del 1586 squadrone polacco (Special Duty Flight), di stanza a
Brindisi.
Sono 40 quintali di
mitragliatrici, mitra Sten, munizioni, bombe a mano, 8 quintali di
esplosivo oltre a viveri, medicinali, sigarette.
Materiali
che sino a poche ore prima erano stoccati nei depositi dei magazzini
dell’OSS alla periferia
della città di Brindisi e poi, con cura, impilati in lunghi contenitori
metallici e in casse blindate, in una catena di montaggio a cui lavorano
fianco a fianco
operai
brindisini, yugoslavi, cechi, ecc sotto la supervisione dei soldati
americani.
(In
autonomia, identiche procedure e in edifici poco distanti per il SOE
inglese)
A terra si lavora in fretta
a raccogliere la manna caduta dal cielo, sparsa per un ampia zona.
Alle luci dell’alba le pattuglie italotedesche appaiono , ma il
partigiano Corbari ha preparato per loro una sorpresa: con una parte
dell’esplosivo, appena giunto, ha trasformato un cascinale
in
una trappola esplosiva
che fa
strage dei nazifascisti.
Per
tutto il 18 luglio le Brigate nere e le SS risalgono il crinale del
monte attaccando, ma i partigiani di Corbari rispondono dalle loro
posizioni utilizzando
ampiamente le munizioni appena ricevute da Brindisi.
Alla fine della giornata sono
state sparate ottomila
cartucce
di
mitra Sten
e seimila di mitragliatrice . Al calar della notte, quando Corbari
e i suoi possono finalmente
riposarsi,
duecento tedeschi e fascisti giacciono morti ed altri centodieci sono
feriti. I partigiani caduti sono sei e la bella Iris che ha partecipato
allo scontro ha un proiettile in una gamba.
Un’impresa straordinaria
che
meritò l'elogio del generale Alexander per la banda
Corbari trasmesso da radio Londra, qualche giorno dopo
e
ricordato in un film omonimo del 1970 con Giuliano Gemma. Un successo
frutto di un lungo lavoro iniziato molti mesi prima, quando il 16 febbraio
1944, nove
italiani divisi in
tre
squadre , lasciavano il campo di addestramento del servizio Segreto
americano OSS di Ostuni e si imbarcavano nel porto di Brindisi sul
sommergibile Platino, messo a disposizione dalla Marina Militare Italiana
alle operazioni dell’ORI (Organizzazione Resistenza Italiana).
Tra quelle squadre vi era quella
comandata da Antonio Farneti un antifascista
che
dalla sua Romagna, dopo l’8
settembre, in bicicletta aveva attraversato
il
fronte
e giunto a Bari era
stato indirizzato da Tommaso Fiore alla nascente
base
napoletana di reclutamento di agenti speciali da infiltrare alle spalle
dei tedeschi. Nella squadra di Farneti, in codice” Raisin”,
vi
era l’operatore radio Alberto Grimaldi detto Zanco. E’ lui che,
insieme a Farneti, dopo lunghe traversie
da
film di spionaggio, tra
retate
naziste e tradimenti di delatori, riesce a
raggiungere
la Banda Corbari, tra le più audaci nella zona tra Forlì e Faenza .
Grazie alla radio di Zanco, che trasmette come Zella 1 alla base di
Brindisi, si riesce a
coordinare il fortunoso lancio di aiuti partigiani che permisero quella
vittoria memorabile nella storia della Resistenza Italiana. Una storia che
come brindisini
possiamo esser
fieri di aver contribuito .
Purtroppo, la storia di Corbari
e della pasionaria partigiana Iris, non
terminò nel classico lieto fine a cui la cinematografia ed in
particolare quella holliwodiana ci hanno abituato e dobbiamo aggiungere
che
la loro vicenda ha degli aspetti di cui la Repubblica Italiana “nata
dalla Resistenza al Fascismo” ha poco
di esser fiera.
Iris, che
si
era unita nel gennaio 1944
alla banda partigiana di Silvio Corbari, legandosi a lui sentimentalmente,
condivise con lui anche una tragica fine. All'alba del 18 agosto 1944, in
località Ca' Cornio (frazione di Tredozio), la casa in cui lei e Silvio
Corbari si erano temporaneamente rifugiati, assieme ad Arturo Spazzoli e
Adriano Casadei
(praticamente
lo stato maggiore della banda),
fu
accerchiata dalle truppe nazifasciste, informate da una spia.
Iris, immobilizzata a causa
della ferita alla gamba,
riportata nella battaglia di Monte Lavane, riuscì ad uccidere il primo
milite nazifascista che varcò la porta, ma, vista l'impossibilità di
muoversi onde non essere di ostacolo alla fuga dei suoi compagni, si
suicidò. Purtroppo il suo sacrificio fu vano, Corbari, Spazzoli e Casadei
inseguiti ,vennero catturati e uccisi. I loro quattro corpi furono appesi
come monito, prima , sotto i portici di Castrocaro Terme e successivamente
ad un lampione in piazza Aurelio Saffi a Forlì.
Corbari fu catturato per la
soffiata di un delatore,
un
certo Franco Rossi , ex appartenente alla sua formazione, che presentatosi
al comandante della brigata repubblichina «IX settembre», Benito
Dazzanigli indicò il luogo dov'era nascosto Corbari. Rossi seguì poi la
«IX settembre» in Piemonte e quindi in Germania.
Nel dopoguerra Rossi, assieme
alla madre e ad altri imputati, tutti latitanti, fu processato dalla Regia
Corte d'assise straordinaria di Forlì con l'accusa di collaborazionismo e
di attività spionistica a favore dei nazifascisti e condannato in prima
istanza a 18 anni. Nel 1947 la
Corte di Cassazione annullò senza rinvio la sentenza poiché nelle more
del ricorso era sopraggiunta la famosa Amnistia Togliatti che, in nome
della pacificazione nazionale, mandò liberi centinaia di
torturatori, delatori e massacratori di civili e partigiani.
Antonio Camuso
Socio ANPI BRINDISI
Archivio Storico Benedetto
Petrone
mail : archiviobpetrone at libero.it
Brindisi 18 luglio 2014
pagina rivista e corretta agosto 2023)
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