Archivio storico"Benedetto Petrone"
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Palermo 12 maggio 1978
Le cariche della Polizia di Stato contro il corteo che accusa la Mafia dell'assassinio di Peppino Impastato La repressione di ogni dissenso nell'Italia degli anni settanta:
9 maggio 2020: la cronaca dei giorni della morte di Peppino Impastato è la prova lampante delle falsità che ancora girano sulla"libera e democratica" l'Italia degli anni 70 e come invece fosse un finta democrazia e quanta responsabilità vi fossero, in quei giorni del sequestro e della morte di Moro, dei partiti della sinistra istituzionale che facevano muro a difesa della Democrazia Cristiana e dei suoi esponenti, compresi quelli siciliani fortemente compromessi con quella stessa mafia che aveva assassinato Peppino Impastato e che facevano annunciare dai carabinieri che Peppino Impastato si era suicidato.Oggi, l'Italia benpensante e bottegaia, la stessa che chiedeva la pena di morte contro autonomi e brigatisti, fa finta di far scorrere qualche lacrimuccia per Peppino, ma sappiamo bene quanto sia pronta per schierarsi contro chi vuol sovvertire il Sistema nell'era del Capitalismo Globalizzatore ( la redazione di Pugliantagonista)
PALERMO 12 maggio
1978 — Peppino è stato assassinato! Con la sua lotta e con il suo impegno
lui ha pagato per tutti noi. Nel denunciare questo infame delitto
ringraziamo tutti coloro che hanno partecipato al nostro dolore. La mamma,
la zia e il fratello Giovanni». Questo è il testo del
manifesto affisso a Cinisi dalla famiglia del compagno Giuseppe.
(Archivio Storico Benedetto Petrone, fondo Cosimino Pecere-Ostuni, busta
CPO2-ql; cat: GIO/I/QDL/206; n inventario :cpo206)
La polizia ha caricato
ieri la manifestazione di controinformazione indetta dall'assemblea del
movimento contro la montatura fatta sul compagno assassinato a Cinisi. Fin
da giovedì la questura aveva vietato qualsiasi manifestazione; «le
motivazioni del rifiuto», dice un comunicato scritto dai compagni che
conoscevano Peppino, «non sono state date per motivi di ordine pubblico o
per motivi tecnici generali»,ma, per bocca degli stessi dirigenti della
Digos, per «esigenze e ragioni politiche determinatesi nel paese in questo
ultimo perìodo». Per capire queste esigenze e ragioni politiche, basta
dare un'occhiata a tutti gli organi di stampa o ascoltare e vedere radio,
e televisione. Oggi bisogna parlare
soltanto dell'uccisione di Moro, di ragioni di stato, e stringersi attorno
ad esso, e dei continui azzoppamenti delle Brigate Rosse. E’ severamente proibito,
parlare della morte del compagno Peppino, o se, se ne deve parlare, ciò
deve avvenire nei termini in cui ne ha parlato la stampa nazionale,
guidata dalle infamie veline passate dai carabinieri. Oggi è proibito
gridare nelle piazze, fra la gente, nei quartieri che Giùseppe Impastato,
militante comunista, rivoluzionario, è stato assassinato dalla mafia
democristiana, quella stessa mafia che ha ucciso decine di sindacalisti,
comunisti, e con cui dobbiamo quotidianamente fare i conti nei nostri
quartieri, nella nostra città …. A Palermo tutta
l'assemblea del movimento aveva deciso unanimamente di scendere in
piazza lo stesso, con iniziative di controinformazione. Le cariche sono state ben quattro, di una brutalità inaudita; mai forse a Palermo c'era stata un'operazione analoga contro un raduno pacifico. Sono stati pestati molto duramente non solo gli studenti e i compagni presenti, ma anche gruppi di stupiti turisti. Chiaramente era stata una manovra preparata: nei vicoli intorno alla facoltà di legge erano già appostate numerose camionette. Sono stati fermati quattro compagni, tutti giovanissimi, ben presto però sono stati rilasciati tanto era assurdo il tentativo di imputarli di qualche reato. Giovedì sera a Cinisi
c'erano varie centinaia di persone al comizio di Democrazia Proletaria
tenuto dal compagno Franco Calamida: «non si è mai vista una
partecipazione cosi vasta a un comizio di Democrazia Proletaria qui a
Cinisi». Poi, non ce lo aspettavamo proprio, dopo che ai funerali avevano
partecipato soprattutto compagni di fuori». Il comizio invece, è stato seguito da moltissimi abitanti--- E’ fallito il tentativo
di far apparire Giuseppe un pazzo o un terrorista e al sua morte non è
stata vana. In precedenza a Palermo si era svolta un'assemblea conferenza
stampa nel corso della quale il professor Dal Carpio. dell'Istituto di
medicina legale, aveva smontato completamente le tesi del presunto
suicidio e dell'attentato. Nella maggioranza degli
interventi, poi, c'è stata una critica dei ritardi, che come sinistra
rivoluzionaria, come compagni del movimento abbiamo avuto nei confronti
del problema della mafia. Si è detto di preparare un convegno sul ruolo
della mafia e dei legami fra mafia e potere. Si è detto che va
raccolta la più ampia documentazione e una serie di materiale di
controinformazione per continuare a denunciare quotidianamente, con nomi e
cognomi, mandanti e galoppini del potere mafioso in Sicilia. Intanto i compagni di
Cinisi, procedendo nelle indagini, hanno rinvenuto nella casa vicina al
luogo del delitto delle pietre macchiate di un liquido che potrebbe anche
essere sangue. I carabinieri non si erano accorti di niente, preoccupati
come sono di declamare l'innocenza della mafia.
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