Archivio storico"Benedetto Petrone"
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10 giugno 1940.Il giorno della follia. La parola d’ordine è vincere! La festa della Regia Marina a Brindisi. Il Duce alle donne: adempiete il vostro compito! Coppi vince il 28esimo Giro d'Italia I paradossi della Storia. Ottant’anni fa il giorno della follia. Il duce del fascismo, Benito Mussolini, rompe gli indugi e nonostante il parere contrario di generali ed ammiragli e di alcuni suoi collaboratori, dal balcone di Piazza Venezia annuncia la dichiarazione di guerra a Francia ed Inghilterra.La folla di camice nere in delirio che lo osanna in piazza è l’equivalente a qualche milione di moderni like sui social per dimostrare il consenso che ha dietro le spalle e zittire ogni opposizione interna compresa quella stessa nel Partito Fascista. Giorno della follia si intitola il libro di Grimaldi e Bozzetti, edito per Laterza, molti anni fa. Un titolo veramente azzeccato e che trovò conferma appena tre anni dopo, prima con la caduta del Fascismo , come forza di governo nel luglio del 1943 e il conseguente arresto di Mussolini, poi con l’8 settembre 1943 e l’armistizio ed infine il 25 aprile 1945 con l’Insurrezione, la Liberazione e la fucilazione di Mussolini e dei maggiori gerarchi. “-La parola d’ordine dalle Alpi all’Oceano indiano è VINCERE!!!”- Annuncia a titoli cubitali il Giornale d’Italia, in prima pagina il giorno dopo, con le teste munite di elmetto del Re Vittorio Emanuele III e di Mussolini come fossero il Giano Bifronte a difesa dell’Italia. Ma il popolo italiano sei anni dopo, con il referendum, strapperà l’elmetto al superstite di quella coppia, Vittorio Emanuele e alla monarchia Sabauda, scegliendo la Repubblica nata dalla lotta al fascismo. “-10 giugno: la festa della Marina. La potenza navale italiana nella grande funzione imperiale per la libertà dei mari e l’indipendenza economica del paese”- titola Il Giornale d’Italia nel paginone speciale dedicato alla Forza armata , simbolo dell’Italia del Mare Nostrum e la minuziosa lista fotografica della sua consistenza è riprodotta per influire positivamente su chi nel giorno della follia collettiva , fosse stato perplesso su quella scelta disastrosa per l’Italia e per le sue stesse forze armate. Il fatto che proprio sul giornale che esalta la dichiarazione di guerra, sia la Marina presa ad esempio tra le forze armate è uno dei paradossi di cui spesso si nutre la Storia . Paradossale è che , tre anni dopo, la Regia Marina Italiana, l’8 settembre 1943, sia l’unica Forza armata che non si sfaldi e fedele alle sue tradizioni, ubbidendo agli ordini del governo Badoglio, quel che resta di essa si si consegni agli alleati ed in seguito prosegua la guerra, ma contro la Germania.Un atto di fedeltà pagato da migliaia di marinai e tra questi l’equipaggio della corazzata Roma e i martiri di Cefalonia.
“-Brindisi,
10 giugno 1940, la festa della Marina celebrata con la deposizione di una
corona d’alloro al Monumento al Marinaio
All'austero rito hanno preso parte
tutti
gli
stendardi
e gli
equipaggi delle unitò navali del Basso Adriatico.-”Riporta
lo stesso giornale nel trafiletto dedicato alla identica cerimonia
tenutasi al Vittoriale a Roma.
E’ l’ennesimo paradosso, proprio a Brindisi si
rifugia il Re e il governo di Badoglio, dopo l’armistizio e Brindisi per
cento giorni è la capitale del Regno del Sud, uno dei
primi passi, della lotta per la
Liberazione, verso un’Italia senza il fascismo e l’occupazione nazista. Nello stesso
paginone speciale il Giornale d’Italia riporta l’incontro del Duce con le
donne fasciste: “-Il
Duce riceve le allieve delle Scuole Superiori del Partito
I
compiti della donna fascista specialmente nell’ ora presente La cronaca Il Duce ha
ricevuto a Palazzo Venezia, presenti il Segretario del Partito e il Vice
Segretario Dottor Mezzasoma, le allieve delle tre Scuole superiori
femminili del Partito per dirigenti fasciste di economia domestica, per
assistenti fasciste sociali e per dirigenti tecniche fasciste massaie
rurali e allieve della Scuola dell'I. N. F. A.I.L. per assistenti fasciste
del lavoro. Le allieve,
che si erano disposte in quadrato nell'ampia Sala delle Battaglie, sono
state presentate al Duce dall'Ispettrice del P. N. F .Contessa
Carosi-Martinozzi. Al « Saluto
al Duce » ordinato dal Segretario del Partito ha fatto eco una vibrante
manifestazione, che si è rinnovata più entusiasticamente allorché il Duce
ha rivolto loro il suo saluto, ricordando quali siano i compiti della
donna fascista in ogni evenienza e specialmente nella ora presente.”-
E ‘ il terzo dei paradossi di quella pagina da
follia, poiché l’appello alle donnne di continuare a chinare al testa,
angeli del focolare e conforto da vedove agli orfani della guerra
imminente, è un appello rivolto a quel mondo femminile che dal regime
fascista vide negata la prima richiesta
di emancipazione , quelle del diritto del
voto. Saranno le donne partigiane, le staffette le combattenti le martiri
per la libertà che se lo guadagneranno negli anni seguenti, quelli della
lotta partigiana , imponendo nella Costituzione Repubblicana la parità dei
loro diritti. COPPI VINCE IL GIRO D'ITALIA! La notizia che quel giorno sconvolse il popolo di italiani sportivi e amanti della bicicletta fu quella della vittoria del giro d'Italia da parte di un giovane ciclista della squadra della Legnano: Fausto Coppi, vinceva il primo duello sul vecchio campione, Gino Bartali Giovani campioni alla ribalta il 28ettenne Coppi vince il Giro d'Italia precedendo tutti gli assi della strada Bartali vincitore del Gran Premio della Montagna a 45' dal primo |
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