26 maggio 2008 ultim'ora-
le truppe italiane saranno più coinvolte nelle operazioni di guerra in Afghanistan
i
ministri Frattini e La Russa concordano:-" i soldati italiani non saranno i furieri della NATO!"-
nuova retorica militaresca degli esponenti del nostro governo o invece tentativo di salvare la crisi tutta interna alla Missione ISAF della NATO?
una nota dell'Osservatorio sui Balcani di Brindisi
Non si è spenta ancora l'eco dell'ultimo attentato contro le nostre truppe di stanza nella capitale Kabul, con il ferimento grave di un nostro giovane soldato, che , da parte di esponenti del nostro governo partono dichiarazioni volte a dimostrare la capacità dell'attuale governo Berlusconi di prendere decisioni ferme, sia che si tratti di ripulire le strade di Napoli passando sui corpi dei manifestanti antidiscariche, che di spostare i nostri militari sui fronti della guerra al terrorismo.
In piena campagna elettorale è stata sollevata la boutade della modifica delle regole d'ingaggio dei nostri militari in Libano quasi che il loro esiguo contingente potesse risolvere il problema del disarmo degli hezbollah, dove il potente esercito israeliano non era riuscito in quasi vent'anni.Alla luce degli accordi interlibanesi di questi ultimi giorni che vedono Siria, Iran e Arabia Saudita, fare da pacificatori nel martoriato Libano, i nostri fanfaroni politicanti incapaci di comprendere come vanno le cose del Medioriente, hanno preferito vergognosamene fare marcia indietro:-Nessuna variazione delle regole d'ingaggio! Vanno bene quelle che ci sono!-
Le nostre truppe in Afghanistan se richieste dalla NATO andranno a combattere nel SUD con tempi di preavviso di sole 6 ore!
Che significa questa dichiarazione del ministro Frattini del 26 maggio 2008?
7 ANNI DI GUERRA!
titolava così un famoso periodico degli anni 50 e 60 che attraverso le immagini fotografiche raccolte da cinegiornali di guerra della seconda guerra mondiale ha ricordato a più generazioni come quel conflitto e le sue tragedie fosse durato un tempo che per molti era sembrato infinito eppure ...
AUTUNNO 2001 dopo l'attacco alle torri gemelle di NYork la coalizione internazionale contro il terrorismo a guida Usa e con coinvolgimento NATO iniziava le operazioni di guerra contro i talebani afghani e le milizie di Bin Laden di stanza in Afghanistan.
Sembrò una passeggiata militare condita con spettacolari bombardamenti, milizie, mercenari, commandos, scannamenti di prigionieri per strada o nelle prigioni e poi finalmente si salutò l'arrivo della democrazia.
Estate 2008, sette anni dopo...
A distanza di sette anni il quadro è ben diverso, pur nelle mille contraddizioni di quel paese , con le donne che indossano i burqa, la legge islamica che fa da padrona, il paese ha aumentato a dismisura la sua produzione di papavero , pur riconoscendo d'altro canto che l'83% della popolazione accede ai servizi sanitari e si è dato un forte impulso alla scolarizzazione compresa quella femminile, mentre si è messo mano alla ristrutturazione della rete viaria, fondamentale per un paese orograficamente così difficile.
Ma la battaglia principale. quella contro i talebani nel sud del Paese non è stata vinta nonostante sette anni di impegno militare USA e NATO, gravoso e pieno di polemiche per i tanti civili ammazzati per sbaglio, per le perdite tra militari occidentali e soldati regolari afgani che vanno man mano crescendo a causa della irachenizzazione degli attacchi guerriglieri.
Sempre più statunitensi e canadesi richiedono un maggiore coinvolgimento degli altri contingenti della NATO compreso quello italiano ma, il problema vero non è spostare mille o duemila uomini nelle zone calde del paese.
ISAF VENTI DI CRISI?
titolava così la relazione del generale tedesco Bruno Karsdof, capo si Stato maggiore dell'Isaf alla conferenza sulla sicurezza a Berlino il 4 luglio 2007, a circa sei anni di guerra una relazione impietosa in cui sui due piatti della bilancia son messi le conquiste avutasi in campo socio-umanitario in parti importanti del paese, grazie ai cospicui contributi internazionali e l'opera delle ONG e associazioni umanitarie, ma anche la pesante cverità che nel 40 % del paese il controllo del governo di karzai è praticamente nullo e in zone come come la provinchia dell'helmand appena conquistate dalle forze NATO, una volta ritirate le truppe occidentali i guerriglieri ritornano immediatamente ad infiltrarsi debolmente contrastati dalle truppe di Karzai.
Senza mezzi termini e facendo il paragone con la missione NATO nel Kosovo , a detta del generale tedesco occorrerebbe un intervento di...800.000 per assicurare il pieno controllo del territorio di un paese grande due volte quanto l'attuale Germania. Stiamo parlando di una cifra rispetto alla quale i 40.000 uomini dell'ISAF rappresentano una cifra ridicola e che conferma come qwuella dell'Afghanistan è una guerra finita in partenza : due modi di concepire il tempo, quello occidentale pesato a suon di dollari? o euro? e dall'altro quell'orientale con lo scorrere immutato degli inverni e delle primavere sugli altopiani afgani, con le preghiere quotidiane nelle madras del vicino pachistan, con il rincorrersi di bambini scalzi su strapietrose, con il te preso nelle tende dei clan delle zone tribali, con il...
ma la crisi dell'ISAF non è puramente militare , ma anche paragonata al Vietnam crisi di sostegno dell'opinione pubblica.
Dice testualmente così il Capo di Stato Maggiore dell'ISAF:"-non c'è alternativa dobbiamo avere successo, nell'interesse nostro, della nostra Alleanza e del popolo afgano"-
L' ordine in cui son messi i tre punti fa comprendere come per la NATO la guerra afgana rischia di divenire un pesante precedente politico militare che ne metterebbe in cattiva luce la sua credibilità internazionale e darebbe un calcio poderoso a quel concetto strategico della NATO varato a Washington nel suo 50mo, dopo la "splendida vittoria" sulla Serbia nel 1999 e che decretava la NATO come forza politico-militare avente campo d'intervento
a fronte di questo rischio il ritornello dei vertici militari NATO è da anni lo stesso:.. più risorse, più sostegno..
ma in tempi di crisi economica chi sarà pronto a far fare altri sacrifici ai proprioi cittadini-consumatori per mandare altri soldati, altri carri armati nel lontano Afganistan?
Chi vorrebbe morire per Danzica?
questa tragica domanda fu ritorta contro l'opinione pacifista europea ed americana che non voleva entrare in guerra contro la germania nazista pochi giorni prima dell'invasione della Polonia nel settembre 1939
per gli interventisti la frase classica fu : oggi Danzica, domani Parigi e Londra e poi il mondo intero sotto il tallone nazista...
agitando questi spettri il segretario generale della NATO , Jaap de Hoop Sheffer a Washingngton nel gennaio 2004 lanciando l'ennesimo appello per più truppe e più coraggio daglia alleati NATO, ha detto:"- la nostra priorità immediata è quella di sistemare le cose in afghanistan, non possiamo permetterci di fallire...se noi non andiamo in Afghanistan, sarà l'afghanistan a venire da noi...-
son pasati 4 anni e nulla è cambiato, neanche il governo italiano in carica , che agitando manie di gradeur vorrebbe mostrare i muscoli con sparate come quella della diminuzione dei tempi di intervento dei soldati italiani nel Sud del paese. per chi è stato in quelle lande pietrose sa che nel muoversi le ore diventano giorni e i giorni settimane ed intanto i ribelli nel giro di pochi minuti scompaiono come neve al sole confusi nella popolazione
ANTONIO CAMUSO
OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI