DAL SITO GAY.IT PROPONIAMO UN
ARTICOLO DI STEFANO BOLOGNINI
Gay.it, 7 giu 02
di Stefano Bolognini
Nel testo del 1973 Educazione alla sessualità che raccoglie numerosi saggi di
autori appartenenti al CIS (Centro italiano sessuologia), un gruppo che promuove
tuttora ricerche e corsi di sessuologia per educatori e non, si legge a pagina
24: "Sul tema delle deviazioni sessuali il nostro centro ha promosso un
congresso di sessuologia che ha avuto un notevole successo e che si è svolto a
San Remo nell'Aprile del '72. Il congresso durato quattro giorni, ha affrontato
i vari aspetti del problema, portando ad alcune conclusioni, ma lasciando
ovviamente alcuni interrogativi".
Queste frasi del presidente
del CIS allora in carica Giacomo Santori sono false. Quel congresso fu un
disastro per il CIS e non giunse ad alcuna conclusione. Il convegno non durò
quattro giorni bensì tre e fu interrotto dalle proteste veementi di un gruppo di
individui. Questi ultimi, gli stessi 'deviati' di cui Santori avrebbe voluto
parlare, si presentarono al convegno di San Remo e chiesero con decisione di
esprimersi personalmente in merito alla loro presunta 'anormalità' a scienziati
che pensavano di proporre loro una cura
Quei 'deviati' erano i primi
omosessuali italiani a mostrare pubblicamente il loro volto. Fu il nostro primo
Pride. L'orgoglio ferito si
ribellò. Cerchiamo di ricostruire brevemente quella storia.
Il 5 aprile 1972 il CIS diede
il via ai lavori del congresso di San Remo che prevedeva una tavola rotonda
sulla devianza anche per scoprire le cause dell'omosessualità e per proporre
alcune terapie per debellarla. Tra gli invitati, ad esempio, 'l'insigne'
psichiatra inglese Philip Feldmann alla ribalta delle cronache di allora per la
'terapia d'avversione'. Eccola raccontata attraverso le sue parole: "Si proietta
una diapositiva di un uomo nudo visto di spalle davanti ad un omosessuale. Se
questi indugia più di otto secondi ad ammirarla riceve una scossa, un piccolo
choc, attraverso gli elettrodi applicati ai polpastrelli. Poi la diapositiva
dell'uomo scompare sostituita da quella di una bella donna anch'essa nuda. In
questo caso l'omosessuale non riceva alcuna scossa.". Il "senso del dolore" a
detta dello psichiatra avrebbe riconvertito il "senso del piacere" verso una
sessualità normale. Anche Jefferson Gonzaga avrebbe partecipato ai lavori. La
sua proposta di cura era meno violenta: l'omosessuale con una serie di
trattamenti ipnotici, che potevano durare anche dieci anni, seguiti
dall'incontro con una bella donna compiacente poteva cambiare gusti.
Tra le proposte che il CIS,
cattolico, voleva valutare anche la radicale "tecnica Reder" che consisteva "nel
produrre una lesione in quella zona del cervello che si chiama nucleo
ventricolare mediale" in parole povere una lobotomizzazione leggera.
Il neonato FUORI, Fronte
unitario omosessuale rivoluzionario Italiano, che raccoglieva un modesto gruppo
di militanti e che era salito alla ribalta delle cronache qualche mese prima del
5 aprile per aver scritto una lettera, firmata con i nomi e cognomi dei
militanti, di protesta ad un quotidiano nazionale che aveva bistrattato
l'omosessualità decise di agire chiamando a raccolta anche i militanti di altri
paesi europei.
Quella mattina i luminari
delle scienze sessuologiche furono accolti da una piccola folla arrabbiata che
gridava: "Normali, normali". Era la ribellione dei potenziali pazienti che oltre
a gridare mostravano cartelli con scritte di questo tenore: "Psichiatri siamo
venuti a curarvi", "Psichiatri ficcatevi i vostri elettrodi nei cervelli", "La
normalità non esiste", "Primo e ultimo congresso di sessuofobia" e così via...
Ogni cartello era una
veemente dichiarazione di guerra e i quaranta contestatori presenti erano
assolutamente consci che si stava compiendo un gesto storico. Per la prima
l'omosessualità lottava a viso aperto. La rabbia era molta.
I congressisti, non troppo
lungimiranti ma questo lo hanno già attestato i loro studi, decisero di chiamare
la polizia rendendo memorabile l'evento. Le forze dell'ordine sequestrarono i
cartelli ai militanti e due di essi furono portati in commissariato.
Il convegno incominciò
comunque e tra gli iscritti a parlare si proposero regolarmente anche alcuni
contestatori. Angelo Pezzana, presidente del Fuori, aprì le danze con il
celeberrimo "Sono un omosessuale e sono felice di esserlo" di fronte ai
congressisti sbigottiti. Il giorno dopo intervenne una militante francese che si
scagliò contro la sessuofobia. Il terzo giorno ignoti lanciarono fialette di gas
derattizzante, che è decisamente puzzolente, nella sala e il congresso fu
interrotto.
Dall'altra parte della
barricata, sulla difensiva, professori piccoli piccoli ribadivano antichi
pregiudizi. Così il professor Capelletti, accademico che si è dedicato alla
storia della scienza: "si vorrà almeno ammettere che lo sviluppo naturale del
sesso sia nel senso della procreazione...di qui la norma e la relativa
devianza...". Dopo di lui Newman, che critica l'ambiguità di alcuni congressisti
e afferma che gli omosessuali non sono dei neurotici bensì degli psicotici.
Chiaro no? E così via.
Come detto non fu un successo
per il CIS ma lo fu per i gay perché la stampa, ghiotta di fronte a notizie
allora considerate pruriginose, diete un'eco molto ampia all'azione di disturbo.
Il FUORI dopo questa vittoria crebbe per numero di militanti e lo spirito di
quei coraggiosi militanti trovò spazio per esprimersi nella rivista ufficiale
del gruppo intitolata "FUORI!" il cui primo numero uscì nel giugno del 1972. Una
frase dell'articolo "Omosessualità e liberazione" ben si presta a raccontare
quello che accadde: "Siamo usciti fuori, ma ad una condizione, fondamentale,
autenticamente rivoluzionaria: siamo usciti con la pretesa di essere noi stessi,
con la volontà di ritrovare la nostra vitale identità...e di colpo, senza
soluzione intermedie, senza tappe in momenti o verifiche riformiste, abbiamo
scoperto in noi il diritto alla vita, che è prima di tutto il diritto al nostro
corpo".
Solo trent'anni fa incomincia
la storia degli omosessuali moderni orgogliosi non della loro scelta sessuale ma
di poterla esprimere liberamente, orgogliosi di non doversi nascondere agli
occhi carichi di pregiudizi di una normalità che esiste solo nei testi di
teologia.
Dopo quel Pride, in ritardo
rispetto agli omosessuali americani che si ribellarono il 28 giugno 1969 con la
celebri notti di Stonewall, si dovette attendere molto a lungo per
manifestazioni gay di vasta portata ma anno dopo anno il movimento e la
coscienza di cosa fosse la libertà degli omosessuali crebbe.
Nel 2000 dopo anni di
manifestazioni che non raggiungevano i cinquemila partecipanti la grande svolta
con una Roma gubilante di mezzo milione di arcobaleni. Oggi un nuovo mese Pride
in cui gli omosessuali marceranno anche per ricordare e ringraziare i quaranta
coraggiosi di San Remo a cui lasciamo la conclusione con le parole di Domenico
sempre su di un numero di FUORI!: "A tutti i compagni omosessuali, che hanno
ancora dubbi, paure, incertezze, diciamo: esci fuori! Il rischio è molto spesso
immaginario ma se anche fosse reale, non importa. Ad un passo c'è la vita!".