OPEN AREA PUGLIANTAGONISTA |
RICEVIAMO DALL'
ASSOCIAZIONE "ALTRE RAGIONI"
Info: eziocat@insicuri.net
Quotidiano di Bari, 04 marzo 2008, pagina 6
Doppia e tripla faccia della politica sanitaria pugliese per la salute.
L'appello alla mobilitazione.
Salute mentale e psichiatria, i pazzi siete voi.
La denuncia delle associazioni a tutela di operatori, famiglie e utenti.
Alla Regione ne stanno combinando di tutti i colori, sulla pelle degli
ammalati e degli addetti ai lavori. Il "vuoto per pieno" delle strutture
riabilitative psichiatriche passa qualche giorno fa in prima riunione di
giunta regionale, a dispetto di tutte le proteste nazionali e locali pervenute
e di tutti gli accordi presi con le forze politiche disposte, solo a parole,
a darci ragione. A parole con noi tutti d'accordo, dicono le associazioni di base,
d'accordo con analisi lucide e precise sulle anomalie delle politiche della salute
mentale in Puglia, anomalie che producono sofferenza, contenzioni, cronicizzazioni
e morti; d'accordo sull'ingerenza delle lobby del profitto, ecclesiastiche e non,
etc.; mentre, evidentemente nel palazzo
si usano parole diverse e soprattutto si fanno scelte opposte alle nostre ragioni.
"Intendiamo riferirci anche a quelle forze di maggioranza che ora si dichiarano più
attente. Intendiamo anche la sinistra arcobaleno, rappresentata da assessori e
consiglieri regionali.
A queste forze e a questi rappresentanti di questa politica pugliese noi chiediamo
una posizione precisa, chiara e pubblica sulla delibera che vede passare il "vuoto
per pieno" e su quant'altro sta accadendo in Puglia riguardo alle politiche di intervento
sulla salute mentale", scrivono in un documento l'Associazione "Altre ragioni" - Bari;
Associazione Tutela Salute
Mentale "Aurora" - Bari; Rete Legalità e Diritti Negati; Operatori non sanitari dei centri
diurni del CSM di Lecce dell'Azienda SL area nord di Lecce (Lecce, Strudà, Campi Salentina,
Tequile, Galatina); La Consulta Salute Mentale - Lecce e il Responsabile del CSM di Lecce.
Ma andiamo avanti. Il 19 febbraio scorso con la Legge Regionale n.1 si apportano modifiche
alla L.40/2007 che escludono dai servizi l'intervento di figure professionali non sanitarie,
a vantaggio di interventi solo sanitari, coercitivi e farmacologici, rendendo inapplicabile
il regolamento 7 relativo alla dotazione organica dei centri diurni.
Il Senso di scelte e dissenso.
Da parte della regione Puglia tutto ciò significa accettare e promuovere un'ipotesi che vede
come risposta al disagio e alla sofferenza umana una scelta tutta sanitaria (a vantaggio
economico di pochi), una psichiatria tutta brutale che avanza ad una velocità sconcertante
riproponendo e tornando a pratiche terribili come la lungodegenza, l'elettroshock e le
istituzioni totalizzanti vestite di nuovo solo a parole, a dispetto di una ridefinizione
delle politiche di intervento, anche di metodi e sistemi a basso impatto ma capaci di aiutare
realmente.
"Vogliamo ricordare - si legge ancora in documenti che gli organi di stampa locali nascondono
nei loro cassetti - che il disagio in questa Puglia si fa sempre più diffuso; vogliamo
ricordare che diventano utenti psichiatrici disoccupati o lavoratori precari che non reggono
più la loro condizione e dopo poco tempo i costi umani in termini di sofferenza ed i costi
economici diventano di gran lunga superiori a quelli che un intervento diverso
(non psichiatrico) potrebbe permettere; vogliamo ricordare che alcuni CSM esplodono i
per senza fissa dimora che, giustamente inquieti, vengono dirottati ai servizi di "cura",
anestetizzati farmacologicamente e rigettati in mezzo ad una strada; vogliamo ricordare
che molti sfrattati subiscono risposte farmacologiche al loro disagio, spesso coercitive;
vogliamo ricordare gli abusi e le violenza subiti spesso dalle donne nelle famiglie e non solo,
definite poi facilmente e velocemente "donne malate" mentre i violenti e violentatori vengono
definiti sempre più "sani" e sempre più spesso rimangono impuniti; vogliamo ricordare che
il disagio e il peso della solitudine vissuto da molti anziani ha spesso come risposta la
sedazione farmacologica fino alla morte delle ottantenni in tso a Bari; vogliamo ricordare
che la quantità di psicofarmaci distribuita nei CPT è spesso industriale; vogliamo ricordare
che ai nostri bambini "vivaci" si propongono, sempre più spesso, trattamenti farmacologici;
vogliamo ricordare che la sofferenza in questo tessuto sociale, che si sgretola sempre di più
con regole sempre più a vantaggio di pochi, e le eventuali differenze dalla "norma" non
possono avere una risposta tutta farmacologica con contorno di brutalità psichiatrica e
cronicizzazione a vita".
La vergogna della delibera "vuoto per pieno".
E' passato, in prima riunione, il "vuoto per pieno" camuffato con una rete tutta psichiatrica
che rischia di regalare a questi responsabili di molta sofferenza, anche nei prossimi decenni,
l'intero intervento sulle politiche della salute mentale. Se dovesse passare definitivamente
si assicurerà per i prossimi decenni alle strutture che l'hanno voluto una rete
"acchiappamalati, cronicizzali e torturali a vita"degna di un regime totalitario.
Ci rivolgiamo globalmente ai lavoratori di questa insana salute mentale chiedendo un
intervento con forza e rispondiamo anche ad un documento che gli enti gestori delle
strutture riabilitative hanno pubblicato come risposta alle nostre proteste. Documento
firmato dai lavoratori delle strutture, anche se sappiamo non condiviso da molti di loro c
he non hanno accettato il ricatto occupazionale. Analizziamo i punti più scandalosi della
delibera.
Ci si è dimenticati che i requisiti strutturali delle riabilitative risultano indispensabili
anche a norma di legge semplicemente perché molte di queste strutture non hanno ancora
"rimodernato" i loro piccoli manicomi (art. 9-1).
Uno dei criteri fondamentali per i prossimi anni per la valutazione e il rinnovo dei contratti
da parte delle ASL dovrebbe essere il volume delle attività (fatturato), come se si trattasse
di fabbriche di bulloni, semplicemente perché, avendo questi enti ora il monopolio e il
fatturato maggiore, vogliono garantirselo per i prossimi venti anni, senza alcuna valutazione
di merito sull'eventuale operato (art. 9-1-1).
Un ulteriore criterio fondamentale di valutazione dovrebbe essere la gestione di una rete
tutta psichiatrica. Qualsiasi intervento di tipo sociale viene messo al bando per garantire
così a questi enti, non solo il monopolio delle riabilitative ma anche di eventuali altri
piccoli manicomi che verrebbero istituiti attraverso differenti strutture, rosicchiando così
ulteriori "mercati" ora pubblici (art. 9 - 1-2).
Il "vuoto per pieno", scritto più elegantemente, passa nella misura in cui l'azienda sanitaria
dovrebbe, di volta in volta "in caso di esubero procedere ed acquisire le prestazioni
riconvertendo le prestazioni residenziali in prestazioni di assistenza riabilitativa
psichiatrica non residenziale". Non solo con questo passa il vuoto per pieno ma si comincia
così a porre i presupposti per allargare il "mercato" infiltrandosi poco a poco, fino a
sostituirsi in futuro alle strutture pubbliche rimaste (fine art. 9).
Forse non tutti sanno che le strutture psichiatriche di questo privato sociale già oggi
assorbono i due terzi della spesa sulla salute mentale a fronte di un servizio senza
alcuna logica sociale e distribuzione sul territorio.
Botta e risposta, ma di mezzo restano silenzio e imbarazzo.
Rispondiamo ora anche alle loro affermazioni pubblicate pochi giorni fa.
Ci si vanta di aver aperto le strutture con la chiusura dei manicomi (legge 180) ma
ricordiamo che le condizioni di chi è entrato ultimamente nella rete o potrebbe entrarci
sono ben diverse da quelle degli utenti di trenta anni fa usciti dai manicomi: paventiamo
invece che lo possano diventare nuovamente grazie ai loro trattamenti.
Ricordiamo che grazie al loro eccesso di orgoglio ed entusiasmo le ospedalizzazioni non sono
diminuite, così come i trattamenti sanitari obbligatori e spesso, dopo poco tempo gli utenti
non riconoscono le loro menti e i loro corpi per quanto deformati.
Ricordiamo che per rispondere alle esigenze degli utenti (come dicono) le loro strutture sono
rimaste spesso le stesse di molti anni fa, simili a mini manicomi, con numero di posti venti
(max 14-10, indicazione da normativa).
Ricordiamo che spesso nelle loro strutture troviamo gli stessi medici che incontriamo nei
servizi e "quell'ingraziamento" che loro chiamano "di stampo mafioso e non", per la cattura
dell'utente che sarebbero costretti a fare nel caso di frantumazione del loro monopolio,
forse esiste già.
Ricordiamo infine ai pochi lavoratori che, sotto la spinta del ricatto occupazionale,
hanno condiviso quel documento che il loro potere, invece che usarlo con gli utenti e
sugli utenti, potrebbero usarlo con le strutture (non poca cosa) che in anni hanno
consolidato guadagni tali da poter garantire loro un prepensionamento, evitando ulteriori
danni ai poveri malcapitati.
E ricordiamo che se proprio non volessero andare in pensione potrebbero, sempre con gli utili
consolidati dalle strutture, aprire piccole fabbriche di caramelle da gestire con gli utenti
in autogestione (autogestione che prevede la normativa e ci si aspetta da una logica di buon
Conclusione?
Chiediamo alle varie forze politiche che si definiscono spesso "attente" alle
nostre problematiche una presa di posizione precisa e pubblica in merito. Chiediamo
ai lavoratori ed ai sindacati che si sono più vote interrogati ed hanno più volte dissentito
dalla scelta della delibera "vuoto per pieno" di mobilitarsi il giorno sei marzo, giornata in
cui, con una strana e celere prassi, dovrebbe riunirsi la commissione regionale sanità per
avvallare lo scandalo di questa delibera
che affosserebbe per i prossimi decenni qualsiasi possibilità di intervento di buon senso
sulle politiche sulla salute mentale.
Firmato: associazioni e reti di operatori ed utenti della salute mentale in Puglia.
PSICHIATRIA IN PUGLIA, DOVE SONO FINITE RAGIONE, DIALOGO E DEMOCRAZIA?
Salute mentale, matti da slegare…
Dopodomani in Giunta un provvedimento che consolida enti storici, cronicizzazione e costrizioni farmacologiche.
Bari – Cercando di farlo passare praticamente sotto silenzio, dopodomani in Giunta alla Regione Puglia si discuterà e molto probabilmente si approverà un provvedimento fondamentale per la cura psichiatrica. In allerta le associazioni a tutela della cura e della salute mentale, come l’Associazione “Altre Ragioni” di Bari, che da diversi mesi, attraverso comunicati, fax e richieste continue, ha provato a contattare, dialogare e discutere col governatore Vendola sulla questione, appunto, della salute mentale e delle strutture riabilitative psichiatriche in Puglia.
Ed in effetti contro le assurde richieste delle strutture riabilitative sono arrivate proteste e prese di posizioni pesanti da innumerevoli realtà locali e nazionali. Tutte a vario titolo impegnate sulle problematiche della salute mentale.
“Non ci è stata data nemmeno la possibilità di discutere queste vergognose scelte col governatore pugliese”, attaccano i responsabili dell’associazione barese. Gli unici tavoli aperti di confronto che governatore e assessore alla Salute hanno concesso sono stati sempre e solo con gli enti gestori. “Questa è arroganza di potere. E parlano di partecipazione e di democrazia?”.
Ricordiamo che le morti si susseguono in psichiatria in Puglia e queste tragedie sono il frutto di una politica di intervento sulla salute mentale che si trascina da anni alimentando solo sofferenza, politiche di intervento che non si vogliono mettere in discussione.
Ma andiamo ai fatti. Dopodomani si proverà a far passare in Regione modifiche al regolamento regionale di organizzazione delle strutture riabilitative psichiatriche in attuazione della Legge regionale n.26/2006, provvedimento che di fatto demolisce qualsiasi possibilità di cambiamento di rotta nelle politiche sulla salute mentale.
Un provvedimento che, di fatto, consolida politiche che hanno portato in questi anni a cronicizzazioni in aumento, ad un numero di contenzioni farmacologiche e fisiche agghiacciante, ad un numero di tso (trattamenti sanitari obbligatori) sempre più crescente, a numerosi morti, a costi umani in termini di sofferenza indicibili, etc. e da ragione solo alle pretese economiche e di casta delle potenti lobbies, cattoliche e non.
Le modifiche al regolamento che si propongono per martedì prossimo sono inaccettabili e degne di un sistema totalitario regolato da interessi solo privatistici. L’art. 8 e l’art. 9 della delibera regionale 1026 del 7/2007 vengono riscritti adeguandoli alle esigenze del profitto. “Si parla della creazione di una rete di riabilitazione tutta sanitaria, sempre gestita dai privati, rete acchiappamalati dalla quale qualsiasi sfortunato difficilmente potrà uscire a vita; si parla di criteri di valutazione per la stipula delle convenzioni sulla base del volume delle attività realizzate, cioè sulla base del fatturato, come se stessimo parlando di produzione di utensili o macchinari mentre dovremmo riferirci a donne e uomini che soffrono; a dispetto di qualsiasi regola e normativa nazionale e regionale i requisiti strutturali necessari per le convenzioni li si fanno diventare da indispensabili a elementi di merito (per darsi il tempo e magari i successivi finanziamenti pubblici per l’adeguamento); il vuoto per pieno lo si fa passare prevedendo di riconvertire in caso di esubero dei servizi rispetto alle prestazioni da assistenza riabilitativa residenziale ad una eventuale, ipotetica e per nulla definita nelle modalità e negli standard riabilitazione non residenziale”, spiegano i responsabili di Altre Ragioni.
Si cerca di costruire leggi a misura dell’aggravamento a vantaggio delle solite imprese.
E tutto ciò andando a modificare degli articoli di regolamento di legge. Insomma, si cerca in sostanza di costruire le leggi a misura dell’aggravamento della sofferenza e della cronicizzazione degli utenti e a vantaggio dei bilanci delle imprese.
Tutto ciò sbandierando ai dibattiti affermazioni sullo stile “le istituzioni non devono offrire stampelle… ma valorizzare le differenze, le identità, l’autodeterminazione… nell’ottica del rispetto e della libertà delle individualità…” (governatore Nichi Vendola) o, ancora peggio ai convegni “Allora è obbligatorio chiedersi: cosa facciamo per rafforzare o costruire legami sociali per gli utenti? O preferiamo vederli continuamente frequentare i nostri servizi, nell’incapacità di rinunciare al nostro potere su di loro?” (presidente Psichiatria Democratica nazionale, ora responsabile psichiatria in Puglia dott. Rocco Canosa).
Ma dalle associazioni fuori dal coro il messaggio al governatore pugliese, evidentemente pressato dalle pesanti “lobbie” locali è ancora più forte: “Non abbiamo parole per il “double bind” di questi gestori della politica e della salute mentale in Puglia. Non abbiamo parole e per l’ennesima volta chiediamo che venga rinviata l’approvazione del nuovo regolamento in attesa di un confronto, ricordando che stiamo parlando di sofferenza umana e milioni di euro dispersi, ancora una volta, nell’ennesimo vuoto (per pieno).
Come ex utenti ed utenti, loro malgrado, crediamo sempre di più alle nostre ragioni definite da voi insane. E non abbiamo appellativi per le vostre”.
Firmato, Associazione “Altre Ragioni”, da Bari.
---------------------------------------------------------------------------------------------
Psichiatria in Puglia: morti senza risposta.
Donna di 80 anni muore nel reparto di psichiatria di Bari durante un Trattamento Sanitario Obbligatorio (ricovero forzato contro la propria volontà).Siamo sconcertati dalla notizia che abbiamo ricevuto. Il 30 gennaio 2008 un’utente psichiatrica di oltre 80 anni è morta pare durante un trattamento sanitario obbligatorio dopo una probabile contenzione non solo farmacologica ma forse anche fisica.Abbiamo più volte cercato di capire la veridicità della notizia, consultato giornalisti che promettevano attenzione e risposte, consultato medici che non negavano ma eludevano.
Nessun organo di stampa accerta e diffonde la notizia. Nessuna responsabilità può essere determinata per questa eventuale assurdità.Ricordiamo che stiamo parlando di una morte durante un ipotetico trattamento sanitario obbligatorio ad una donna di oltre ottanta anni.
Ricordiamo che stiamo parlando di un atto gravissimo nell’ipotesi di veridicità.
Noi siamo in assoluto contrari ai trattamenti sanitari obbligatori ma costringere una donna di oltre ottanti anni ad un trattamento sanitario obbligatorio, con probabile contenzione farmacologica e fisica, non può essere un atto che può passare nel silenzio, senza confronti, giustificazioni e responsabilità.
Vogliamo che sia fatta luce sull’eventuale tragica vicenda; chiediamo che gli organi di informazione verifichino l’attendibilità della notizia e ne diano voce, che la comunità psichiatrica si interroghi e dia risposte.
Vogliamo che la società civile possa essere informata in merito a questa ennesima tragedia psichiatrica, a questo ennesimo risultato certo.
In attesa di un vostro riscontro.
Bari, 13 febbraio 2008
Associazione “Altre Ragioni” - Bari
e-mail: eziocat@insicuri.net
Rete sulla legalità e diritti negati
e-mail: vill.stanic@yahoo.it
-----------------------------------------------------------------------------------------
RICEVIAMO DA EZIO CATACCHIO
ASSOCIAZIONE "ALTRE RAGIONI"
Info: eziocat@insicuri.net
il comunicato inviato ieri 31/01/2008 all'Assessore alla Sanità e al Presidente della Giunta Regionale Puglia in merito alla crisi del sistema sanitario ed alla questione della riabilitazione psichiatrica.
e condividendo pubblichiamo con piacere
la Redazione
COMUNICATO
In un momento di gravissima crisi del sistema sanitario in Puglia, quando, sempre nell’ottica del risparmio, si decidono tagli ai ricoveri, stop alle assunzioni e chiusura degli ospedali a discrezione dei direttori generali delle ASL
È VERGOGNOSO
Che gli enti gestori delle strutture residenziali e semi-residenziali psichiatriche cerchino ancora di garantirsi il pagamento del “vuoto per pieno” con l’escamotage dell’utilizzo del personale in esubero nei servizi pubblici territoriali.
È VERGOGNOSO
Che riguardo ai bisogni della salute mentale si continui a non ascoltare le associazioni di tutela (utenti e familiari) e che tutte le decisioni avvengano dentro le mura del “palazzo”.
È VERGOGNOSO
Che si cerchi ancora una volta di dirottare le già scarse risorse economiche destinate alla salute mentale verso interessi di tipo privatistico, tralasciando l’urgenza della ridefinizione delle politiche di intervento e del rafforzamento dei servizi territoriali.
CI AUGURIAMO
Che questa volta prevalgano le ragioni del buon senso nell’ottica di una migliore politica della salute mentale e dell’interesse dell’utenza e dei cittadini.
I firmatari di questo documento ribadiscono l’urgenza di un incontro prima di qualsiasi decisione in merito.
Rosa Stano
Presidente Associazione “Aurora” – Tutela Salute Mentale
Ezio Catacchio
Presidente Associazione “Altre Ragioni”
Vito Petrella
Presidente Rete sulla legalità e diritti negati
Romeo Tuosto
Ufficio h CGIL Bari
---------------------------------------------------------------------------------
documento diffuso al forum regionale pugliese
"Educare alle differenze" - 17-18 gennaio 2008.
Con invito alla condivisione e diffusione.
Documento
Educare alle differenze?
No alla contenzione psichiatrica delle differenze!!!
Quello che da anni succede in Puglia in materia di salute mentale è più grave di
quello che solitamente accade nel resto d'Italia.
Commissioni di valutazione regionali mai convocate; servizi pubblici
inefficienti, male strutturati e sottodimensionati che riescono a garantire al
disagio una risposta quasi esclusivamente sanitaria e farmacologia, spesso
dannosa; contenzioni farmacologiche e fisiche diffuse; servizi privati che
assorbono una quantità enorme di risorse perpetuando di fatto solo un'attenzione
maniacale ai propri bilanci ed al rafforzamento dei propri privilegi economici.
In questi giorni si sta cercando di consolidare, in modo da renderlo
irreversibile, lo status creato nel corso degli anni.
Le strutture riabilitative psichiatriche continuano ad avanzare alla Regione
richieste che di fatto tendono a perpetuare e potenziare la loro condizione di
privilegio, senza nessuna ipotesi di confronto e di valutazione obiettiva del
loro operato, con il conseguente inevitabile degrado delle politiche riguardanti
la salute mentale. Tutto ciò impedendo la vita a centinaia di persone che fanno
ingresso nelle strutture psichiatriche e, senza una politica di riabilitazione
adeguata, non ne escono più; il tutto con costi umani, sociali ed economici
sempre più esorbitanti.
Noi diciamo NO a qualsiasi privilegio che si fondi su base storica e non
valutativa.
NO alla priorità degli interessi dei privati a scapito della ridefinizione delle
politiche di intervento e dei servizi pubblici.
Segnali ed appelli in questa direzione sono arrivati da tutta Italia, da
Psichiatria Democratica di Bari e da molte realtà che a vario titolo si occupano
di salute mentale.
Pertanto chiediamo che venga convocata la commissione regionale per la salute
mentale con la presenza delle associazioni degli ex-utenti ed utenti
psichiatrici e dei familiari, come stabilito per legge, prima di qualsiasi
decisione in merito.
Si fa appello a tutte le differenze citate e presenti in questo forum, ad una
cultura che vuole educare anche alla differenza dalla norma, per ricordare che
molte differenze ancora subiscono la contenzione (farmacologica e/o fisica)
psichiatrica.
Si fa ancora particolare appello alle differenze che vogliono valorizzare i
diversi orientamenti sessuali ricordando, banalmente, che solo 30 anni fa, prima
che fosse ulteriormente revisionato il manuale diagnostico psichiatrico,
l'omosessualità era ancora una patologia, e non sono certo state le "cure
psichiatriche forzate" a migliore la qualità della vita di chi vive e valorizza
quelle differenze, a far sì che non si parli più (o quasi) di patologia.
In chiusura citiamo un stralcio preso da un intervento del dott. Rocco Canosa e
dott. Emilio Lupo (rispettivamente presidente e segretario di Psichiatria
Democratica Nazionale).
Convegno Internazionale 'Farmaci e salute mentale", Roma 14 maggio 2004.
"Il nostro impegno di sempre è di costruire luoghi che siano catalizzatori di
legami sociali: dove è possibile connettere, scambiare, progettare, dove sia
possibile il riconoscimento dell'Altro e, dunque, l'ascolto e l'incontro scevro
da pregiudizi, in cui l'Altro sia visto come persona e non come malato, dentro
la sua condizione umana e non dentro la sua malattia."
Associazione "Altre Ragioni"
"Perché un uomo solo che grida il suo no, è un pazzo."
(Ex utenti, utenti loro malgrado e dissidenti della psichiatria)
Info:
eziocat@insicuri.net