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Comitato
regionale contro l´espulsione e per la liberazione di Avni Er
Il 10 giugno 2010
in
occasione dell'udienza che deciderà il destino di Avni Er
presidio davanti al Tribunale civile di Bari,
in
Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
in difesa dei diritti umani,
contro l’espulsione in Turchia!
In concomitanza con
l’udienza di Bari
presidio davanti al
Tribunale di Torino
Giovedi 10 Giugno dalle h. 9.00
segue
appello antifascisti torinesi
7.05.2010
Comunichiamo
a tutti coloro che stanno seguendo con grande partecipazione la
vicenda di Avni Er, che l’udienza con cui il Tribunale di Bari, il
6 maggio 2010, si sarebbe dovuto pronunciare
sulla richiesta di asilo politico avanzata da Avni Er, è stata
rinviata al 18 maggio prossimo per assenza degli avvocati della
difesa.
Un
presidio, colorato e vivace si è comunque tenuto ieri nel piazzale
antistante al Tribunale.
Oltre
quaranta compagni giunti da varie parti d’Italia, in
rappresentanza di vari organismi, associazioni e Partiti hanno
testimoniato con la loro presenza la grande solidarietà che
circonda Avni e il grande impegno che attorno a questa battaglia in
difesa dei diritti umani, del diritto alla contestazione sociale,
alla libera informazione, sta unendo forze molto diverse tra loro.
L’Arci,
Sinistra Ecologia e Libertà, il PDAC, il PRC, il Partito dei CARC,
gli SLL, l’ASP, il Comitato Iqbal Masih di Lecce, i compagni
antifascisti di Corato, il Collettivo Baruda di Napoli, gli
immigrati, e chiediamo scusa se dimentichiamo qualcuno, hanno con le
loro bandiere, i loro striscioni, i loro discorsi e tante canzoni,
attirato l’attenzione dei passanti che hanno dimostrato grande
sensibilità verso la vicenda particolare di Avni, come anche verso
la denuncia delle responsabilità della banda di criminali e di
razzisti che ci governa nella crisi attuale che sta portando le
masse popolari italiane ed immigrate verso condizioni di vita sempre
peggiori e meno dignitose.
Grande
interesse è stato dimostrato anche dai numerosi avvocati e
frequentatori del Tribunale che all’ingresso si sono fermati a
prendere i nostri volantini, segno evidente anche
dell’insofferenza che la parte più democratica di questa
categoria sviluppa verso le continue ingerenze e i continui attacchi
dell’Esecutivo nei confronti della Magistratura.
Rinnovando
l’invito ad estendere e a tener viva la mobilitazione diamo sin da
ora appuntamento a tutti al presidio che si terrà:
Il
18 maggio 2010
davanti al Tribunale civile di Bari,
in
Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
per il diritto d’asilo
contro
l’espulsione in Turchia di Avni Er!
In
allegato il volantino distribuito ieri dai compagni di Resistenza
Universitaria (collettivo politico de
La Sapienza
di Roma), un comunicato di solidarietà giunto e la storia di Avni
raccontata da Linkredulo.
Presto
diffonderemo altro materiale sulla giornata di ieri.
Per
maggiori info: www.avni-zeynep.net
***************************
Il Coordinamento
per
la Legalità
e
La Giustizia
di Bari, comprendente un gruppo di credenti a vario titolo
impegnati in associazioni e movimenti di ispirazione cristiana, esprime
solidarietà al giornalista turco Avri Er, chiede che nei suoi
confronti venga al più presto riconosciuto il diritto di asilo
e comunque che per motivi umanitari venga in tutti modi impedito il
suo rientro in Turchia dove troverebbe di sicuro la morte.
***************************************************
Forza
Avni, noi siamo con te.
Giovedì
06 Maggio
di Enrico Consoli
Oggi il Tribunale di
Bari dovrebbe pronunciarsi sulla richiesta di asilo politico di Avni
Er, giornalista turco e dissidente politico che ha scontato sei anni
in Italia per associazione sovversiva e che ora rischia
l'estradizione in Turchia: attualmente Avni si trova nel Cara di
Bari. Ieri pomeriggio Avni ha accettato di raccontare la sua storia
a Linkredulo.
Incontro Avni Er
nella sede dell’Arci di Largo Ciaia in un pomeriggio che sembra un
anticipo di estate: è la vigilia dell’udienza che potrebbe
decidere il suo destino, fra la speranza dell’accoglimento della
sua domanda di asilo politico e l’incubo di un respingimento
forzato in Turchia, dove lo aspetterebbero le violenze e le
vessazioni delle carceri turche.
Non è difficile sciogliere
il ghiaccio e dopo le presentazioni di rito Avni mi racconta subito
la sua incredibile storia, fatta di carcere e persecuzioni, ma anche
di un impegno costante volto a denunciare l'oscenità del Potere.
«Manco dal mio paese da 16
anni – esordisce – e ho scontato sei anni qui in Italia per
associazione sovversiva: la mia “colpa” sarebbe quella di aver
diffuso notizie sulle violazioni dei diritti umani in Turchia, sui
soprusi del Governo, sulla tortura, ma ho fatto solo il mio dovere
di giornalista al servizio del popolo. Io ho sempre inteso
il giornalismo come denuncia del lato oscuro del Potere e per questo
dormo ogni notte tranquillo, senza scrupoli di coscienza; tanti
altri miei colleghi credo non possano fare lo stesso».
Gli articoli che portarono
alla condanna di Avni nel 2004 sono stati pubblicati su una rivista
chiamata “Ekmek Ve Adalet” (Pane e Giustizia),
che sarebbe legata alla formazione di estrema sinistra DHKP-C,
inserita nella lista nera delle organizzazioni terroristiche dopo
l’11 Settembre: Avni si è sempre dichiarato innocente,
sostenendo di essersi solo limitato a denunciare da cronista la
tortura e le violazioni dei diritti umani, e devo dire che
la dolcezza straordinaria che emana a tutto lo fa assomigliare
fuorché ad un "pericoloso sovversivo".
Per un aspirante
“cronista indipendente” come me, viene naturale chiedergli un
giudizio su una professione delicata come quella del giornalista:
«Il giornalismo
oggi è quasi sempre al servizio dei grandi potentati economici
– mi dice con un pizzico di amarezza – e serve a mascherare la
realtà e persino a cambiarla: i media oggi hanno un potere
straordinario, possono far cadere i governi e provocare guerre. In
Turchia chi prova a raccontare il conflitto sociale, la condizione
dei detenuti nelle carceri, le continue violazioni dello stato di
diritto è perseguitato, bollato come sovversivo e incarcerato con
pretesti assurdi».
Poi all’improvviso il
viso si fa cupo e Avni mi racconta uno degli episodi più vergognosi
della storia della Turchia, la strage di detenuti politici del 19
dicembre 2000: «quel giorno morirono 28 detenuti politici
che si erano rifiutati di andare nelle famigerate celle
d’isolamento F: avevano iniziato un lungo sciopero della fame,
decidendo di ribellarsi ai soprusi e per questo furono bruciati vivi
con il fosforo bianco. Alcuni giornali turchi il giorno
dopo giustificarono l'azione, denominata “Ritorno alla vita”,
capovolgendo la realtà dei fatti. Poi i morti diventarono 120
e cominciarono i primi scrupoli di coscienza fra i giornalisti.
Grazie alla battaglia di un avvocato difensore di alcuni detenuti lo
Stato Turco ha poi dovuto ammettere che le celle di tipo F sono
luoghi di isolamento e ha permesso ai detenuti di usufruire di dieci
ore di socialità alla settimana: ma questo non succede mai, visto
che per ottenere la concessione bisogna rinnegare le proprie idee e
dichiararsi pentiti».
Se Avni dovesse
essere espulso, rischierebbe seriamente di essere torturato e
rinchiuso nelle durissime carceri turche: io gli chiedo
com’è possibile che un paese che si candida a far parte
dell’Unione Europea violi in questo modo ogni sorta di stato di
diritto:
«se
la Turchia
vuole cominciare a rispettare i diritti umani - mi risponde
- non deve farlo per “farsi bella” agli occhi
dell’Europa: il cambiamento è necessario
indipendentemente dall’adesione all’Ue, perché bisogna mettere
fine alle violenze nelle carceri, alle ingiustizie sociali, alle
sofferenze che infliggiamo agli armeni, ai curdi e ai ciprioti».
Ma in tutta sincerità, se
penso alle peripezie di Avni nel nostro paese, mi sento fortunato
fino a un certo punto rispetto a chi vive nell’avamposto
occidentale in Medioriente: sarò retorico, ma questo ragazzo ha
scontato sei anni nelle carceri di Rebibbia, Nuoro, Spoleto,
Benevento, per poi finire nel Cie di Bari e tutto questo
sembra non bastare, sembra che il suo conto con la giustizia non sia
sanabile, in un paese in cui l’impunità dei potenti è spesso un
dato di fatto. Per questo non posso fare a meno di confidare nel
buon senso dei giudici del Tribunale di Bari.
«Tre anni fa
la Turchia
ha chiesto la mia estradizione – mi racconta Avni, spiegandomi
come mai si trovi a Bari – ma il tribunale di Sassari ha sempre
rigettato la richiesta; successivamente ho fatto richiesta di asilo
politico e, scontata la pena, sono finito per 42 giorni nel Cie di
Bari perché “in attesa di espulsione”. Lo scorso 29
marzo
la Commissione
territoriale competente ha rigettato la mia richiesta di asilo ma
fortunatamente il Tribunale di Bari ha disposto la revoca
dell’espulsione e della permanenza nel Cie fino al 6 maggio e
quindi ora mi trovo nel Cara in attesa della sentenza».
L’udienza di oggi
potrebbe essere decisiva: tanta gente parteciperà al sit-in per
Avni davanti al Tribunale Civile, sperando in un lieto fine, e
continuando a manifestare quell’affetto che tanto è stato
importante per lui in questi giorni: «vorrei ringraziare dal
profondo del mio cuore tutti quelli che mi hanno dimostrato
vicinanza nei momenti più bui con la loro solidarietà
disinteressata - conclude Avni – vorrei poterli abbracciare tutti,
sono davvero commosso. C’è una spada di damocle che pende
su di me, ma non ho perso la speranza proprio perché tanta gente ha
dimostrato di saper sentire sulle proprie guance ogni schiaffo
inflitto a me e a tutte le persone che si trovano nella mia stessa
condizione».
Forza
Avni, noi siamo con te.
Appuntamento a Bari il 6
maggio 2010
davanti al Tribunale civile, in Piazza Enrico De Nicola 1
dalle h. 8.30 fino alle h.16
In difesa dei diritti umani,
contro l
espulsione in Turchia!
Articolo
di osservatorio balcani e Caucaso
visita il sito www.avni-zeynep.net
Video
sul sit in del 20 aprile a Bari:
Il
6 di Maggio2010 saremo di nuovo a Bari davanti al tribunale per
sostenere il diritto d'asilo per Avni Er. Il Giudice che deve
decidere ha già concesso la sospensione della decisione della
commissione che aveva respinto la richiesta d'asilo per Avni.
Rafforziamo, con la nostra presenza, la tendenza democratica e
antifascista del Giudice che non
si è piegato ai dik tat del governo della banda Berlusconi,
che vorrebbe invece respingere Avni Er in Turchia col serio
rischio per la sua incolumità.
Tutti sanno che cosa succede nelle carceri Turche agli oppositori
politici che lottano contro il regime fascista e per la libertà
popolare.
Appello
La Commissione Territoriale per il Riconoscimento della
Protezione
Internazionale di Bari, il 29 marzo scorso, ha rigettato la richiesta
di
protezione internazionale per Avni Er.
Secondo la Commissione, quindi, Avni Er non corre
il "rischio di essere
sottoposto a tortura o altre violazioni dei diritti umani" in
Turchia.
Secondo noi, invece, permettere l´espulsione di Avni in
Turchia significa
condannarlo a morte certa.
Infatti in Turchia, come ben sostiene Amnesty
International, nel suo
appello per Avni Er del 2 aprile 2010, torture o altre violazioni dei
diritti
umani sono all´ordine del giorno.
Avni, attualmente detenuto nel CIE di Bari Palese, dopo
aver scontato sei
anni di galera con l´accusa di appartenenza al DHKP-C (Partito-fronte
Rivoluzionario del popolo turco), rischia di essere espulso dall´Italia
da
un
momento all´altro, anche prima che il Tribunale di Bari possa
pronunciarsi
in
merito al ricorso presentato il 02 aprile dai suoi legali. Siamo
pertanto
profondamente preoccupati sia per le condizioni disumane in cui si
trovano
tanti fratelli e sorelle immigrati rinchiusi nel CIE (per le
inadeguate
condizioni igieniche, per la carenze sanitarie e di assistenza medica,
per
le
violenze percosse e omicidi) così come lo siamo altrettanto per la
probabile
sorte in cui si potrebbe trovare il compagno Avni Er se dovesse essere
espulso
in Turchia.
Amnesty International nel suo appello ha recensito casi
di tortura
e di altri trattamenti disumani commessi proprio durante il fermo di
polizia
o in prigione nei confronti di persone sospettate di essere
simpatizzanti
del
DHKP-C, in particolare, un gruppo di persone tra le quali si trovava
Engin
Çeber,
che è morto il 10 ottobre del 2008 in seguito alle torture che aveva
subito.
Perciò facciamo appello a tutti i compagni e
le compagne, le forze
democratiche
e a tutti coloro, a cominciare dalle istituzioni che hanno già preso
posizione
sino
ad oggi contro l´espulsione di Avni, a mobilitarsi concretamente.
Convochiamo un presidio per mercoledì 14
aprile in piazza Prefettura a
Bari
dalle h 17.
La lotta continua sino alla liberazione di
Avni.
Sabato 10 aprile, inoltre, parteciperemo al presidio davanti al CIE
per
rivendicare,oltre la liberazione di Avni, la chiusura di tutti i lager
per
immigrati.
Comitato regionale contro l´espulsione e per la liberazione di Avni
Er
Bari, O7/O4/2010
MERCOLEDÌ, 7 Aprile 2010, ore 18.30, a BARI,
in Via Buccari 112,
(parallela di Via B. Croce),
INCONTRO REGIONALE
per la LIBERAZIONE di AVNI ER
1)CONTRO la sentenza della Commissione Territoriale di Bari che ha
negato il
DIRITTO d'ASILO in data 29 Marzo 2010;
2)PER decidere insieme le diverse forme di lotta e rilanciare la
SOLIDARIETÀ
INTERNAZIONALISTA e concretizzare il nostro appoggio al compagno turco
AVNI ER,
prigioniero in Italia, da ormai sette anni e rinchiuso nel CIE (Centro
di
Identificazione ed Espulsione) di Bari a partire dal 19 febbraio 2010,
giorno
coincidente con la sua uscita dal carcere di Benevento.
3)CONTRO i tentativi borghesi dello stato italiano di espellere in
Turchia il
compagno in barba alla stessa Convenzione di Ginevra e di altri
organismi
internazionali che già hanno avuto modo di esprimersi in favore
di AVNI, non
ultimo l'appello di Amnesty International.
4) PER dar concretezza, a partire da questa battaglia, ad un
Coordinamento
Regionale stabile di denuncia e di lotta contro la repressione dello
stato
borghese italiano, con i suoi CIE, pacchetti di sicurezza e lager di
stato.
Leggere
Diffondere Partecipare.
Saluti Comunisti
CSIDF (Collettivo di Solidarietà Internazionalista "Dino
Frisullo" - Lecce)
Lecce, 04/04/2010
PUBBLICHIAMO DI SEGUITO UN
COMUNICATO, UN
APPELLO E LA NOTIZIA DELLA CONDANNA DA PARTE DELLA CORTE TURCA DELLA
DEPUTATA kURDA PREMIO SAKAROW 1995
Una
delegazione dell'ASP, accompagnata dal Consogliere regionale Campano,
Vito Nocera, ha incontrato Avny Er ed altri detenuti nelle carceri di
Benevento.
Nell'inoltrare
questo comunicato, cogliamo l'occasione per sollecitare i compagni,
che non l'hanno ancora fatto, di darci una risposta sulla proposta da
noi indicata per il presidio del 18 agosto a Roma in occasione del
processo ad Avny e riportata in questo comunicato dai compagni dell'ASP.
saluti
Comunisti "Iqbal Masih"
ASPComunicato
del 31-07-‘09Questa mattina, dietro la sollecitazione dell’ASP e
del SLL, una delegazione di solidarietà guidata dal Consigliere
regionale campano del PRC Vito Nocera, ha fatto visita alla Casa
Circondariale di Benevento per verificare in generale le condizioni
dei detenuti e in particolare per appurare lo stato di detenzione del
prigioniero politico turco Avni Er. Per questo prigioniero politico
infatti, è in corso una campagna di solidarietà al fine di evitagli
l’espulsione dall’Italia prevista a fine pena e fare in modo che
gli venga riconosciuto lo status di rifugiato politico.
Nel corso della visita,
la delegazione ha avuto modo di costatare il grado di sovraffollamento
del carcere che ospita attualmente almeno 400 detenuti, mentre in
realtà ne potrebbe contenere, per spazi e servizi, solo la metà
dell’attuale popolazione.
In
particolare nel visitare le sezioni di alta sicurezza (AS), la
delegazione ha raccolto le segnalazioni di protesta di alcuni detenuti
politici islamici e dello stesso prigioniero turco Avni Er. Tutti
questi hanno lamentato l’applicazione alle finestre delle celle, già
protette da robuste grate di ferro, di spessi pannelli di vetro opaco
che non lasciano passare aria nelle celle e non fanno vedere il ben
che minimo sprazzo di cielo. Tali pannelli chiamati “gelosine”,
sono state disposte dal Dipartimento dell’Amministrazione
Penitenziari (DAP) sotto la direzione del ministro Angelino Alfano,
come misura di ulteriore sicurezza e controllo.
I
prigionieri hanno fatto notare che in realtà la sezione di AS in cui
sono reclusi, è di per se totalmente isolata dalle altre sezioni e
che le gelosine applicate alle finestre sono solo una misura di
inasprimento ingiustificato del regime di isolamento carcerario. Per
questa situazione, diversi prigionieri rinchiusi nella sezione AS,
soffrono di disturbi dovuti all’aria poco ossigenata, che in
particolare con le elevate temperature estive, tali disturbi fisici si
aggravano ancora di più.
Il prigioniero Er Avni, ha
colto l’occasione per segnalare alla delegazione il caso della
prigioniera politica turca Guler Zere ammalata di cancro nelle carceri
turche in cui è reclusa da diversi anni. Per questa prigioniera, per
la quale è in corso una campagna di solidarietà internazionale, Avni
a chiesto di fare qualcosa anche in Italia. Di fare
in particolare pressioni sulle autorità turche affinché Guler Zere
venga messa in libertà in modo che possa curarsi in strutture
sanitarie idonee.La delegazione si è impegnata a fare tutto il
possibile affinché il DAP faccia rimuovere le gelosine dalle celle. E
in particolare intervenire presso le autorità italiane affinché il
prigioniero Avni Er non venga estradato in Turchia ove correrebbe il
grave rischio di un’ennesima ingiusta carcerazione e per giunta in
un contesto politico istituzionale dove la tortura contro gli
oppositori politici fatti prigionieri, è una prassi del regime turco
abbastanza consolidata.
L’ASP coglie
l’occasione per ricordare a tutti i compagni, ai lavoratori
avanzati, agli studenti e ai sinceri democratici, l’appuntamento per
il presidio di solidarietà che si terrà a Roma il 18 agosto prossimo
presso
la Corte
di Cassazione, dove verrà celebrato il processo di terzo grado contro
Avni Er. Il presidio sarà anche l’occasione per vedersi e
concordare un piano unitario di iniziative contro l’espulsione del
compagno turco dall’Italia al momento della sua scarcerazione che è
prevista per novembre prossimo.
Uniamoci nella solidarietà
di classe internazionale!
Facciamo
fronte comune contro la repressione, il razzismo e il fascismo!
La
solidarietà è un arma, usiamola!
Associazione Solidarietà Proletaria (ASP)
CP 380 - 80133 Napoli
www.solidarietaproletaria.org
info@solidarietaproletaria.org
APPELLO :
SALVIAMO
LA VITA DEI PRIGIONIERI POLITICI TURCHI , CURDI E
PALESTINESI USATI COME MERCE DI SCAMBIO
Compagni e compagne,
ultimamente la situazione politica, in particolare per ciò che
riguarda la
sfera repressiva, sta diventando sempre più pesante, per cui sentiamo
la
necessità di rimboccarci le maniche e ritessere i fili della
solidarietà di
classe ed internazionalista contro le espulsioni e le estradizioni dal
territorio italiano di migranti, profughi e prigionieri politici.
É SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI:
1)la triste vicenda di Abu Omar;
2)l'espulsione, in Germania. della prigioniera politica kurda Zeynep
KILIÇ
alias Nazan Ercan;
3)l'estradizione di Al Molky, prigioniero politico palestinese, in
Giordania,
dopo che in Italia aveva già scontato una pena di ben 23 anni di
carcere;
4)l'udienza in cassazione, il 18 agosto prossimo, per Avni ER,
prigioniero
politico turco che rischia l'estradizione in Turchia.
Pertanto, innanzitutto, PROPONIAMO:
A) di presenziare all'udienza del 18 agosto in solidarietà con Avni
ER;
PROPONIAMO,
invece, nel sottoscrivere l'APPELLO
lanciato dai compagni del Iqbal Masih di Lecce
per un INCONTRO NAZIONALE CONTRO LA
REPRESSIONE
B) di anticipare la data, quanto prima possibile, (- al massimo
nella prima
decade di agosto -, e quindi prima dell'udienza di Avni e non
certamente dopo,
come da loro proposto per il 5 o 6 setttembre), a ROMA, in un
pomeriggio
infrasettimanale, affinché, di mattina, si possa organizzare un
sit-in di
fronte al Ministero di Grazia e Giustizia per contestarne la
pericolosità della
sua filosofia e e chieder conto delle numerose estradizioni ed in
particolar
modo di quella di Al Molky.
Saluti Comunisti
Hasta la Victoria SIEMPRE
e puru dopu
Collettivo
Salentino Internaziomalista "Dino Frisullo"
Rete 28 aprile - Puglia
Cobas Brindisi
La corte di Diyarbakir condanna di nuovo Leyla
Zana
Alla compagna Leyla Zana il grande affetto e la solidarietà,
l'impegno della Confederazione Cobas per il riscatto delle popolazioni
oppresse, per i diritti umani,civili,politici e sindacali, per la
tutela dei beni comuni e del patrimonio culturale.
A presto insieme, per contribuire in settembre alla riuscita del
Forum Mesopotamia a Diyarbakir e nel giugno 2010 a Istambul per
imprimere una svolta liberatrice con il Forum Sociale Europeo.
Vincenzo Miliucci - Confederazione Cobas
Un anno e tre mesi di prigione per Leyla ZanaLa corte di Diyarbakir ha
condattato la politica Zana per "propaganda organizzativa"
La corte a Diyarbakir ha condannato la politica kurda Leyla Zana a un
anno e tre mesi di prigione presumibilmente per aver diffuso
propaganda a favore del PKK in un discorso tenuto in un seminario all'
universita' di Londra il 24 maggio 2008.Nel suo discorso lei aveva
equiparato l'importanza del Pkk e il suo leader incarcerato al popolo
kurdo come all'importanza che il cuore e il cervello hanno per
gli umani.Loro hanno creato una nuova vita per il popolo kurdo,cosi
che la gente che usava vergognarsi della propria esistenza ha
acquistato uno spirito di liberta' e di resistenza. L'ex deputata al
Parlamento per il Partito per la democrazia (DEP) era accusata
dall'articolo 7/2 della legge aniterrorismo e il procuratore ha
domandato 5 anni di incarcerazione.La polizia ha monitorato le
registrazioni sul canale satellitale ROJ TV e aveva presentato una
denuncia penale contro di lei.La precedente lunga prigioniaNel
1994,Zana e altri politici kurdi erano stati arrestati per avere
utilizzato il kurdo durante la cerimonia di giuramento.Loro sono
stati incarcerati per 15 anni e rilasciati nel 2004.I sostenitoridi
Zana in Turchia e in Francia avevano organizzato campagne dopo che lei
era stata condannata a 10 anni di prigione lo scorso anno per i
discorsi che aveva tenuto.Il caso e' attualmentealla suprema corte di
appello.La campagna in Turchia ha chiesto alla suprema corte di
rovesciare la sentenza e di sollevare gli ostacoli legali alla
liberta' di espressione.In Francia una campagna partita il 10 febbraio
e' stata firmata da diversi intellettuali.Nel rapporto del Comitato
Affari Esteri del Parlamento Europeo sono citati i problemi della
liberta' di espressione,e il caso alla corte di Leyla Zana per effetto
della legge 301.L'Ue aveva asegnatoa Leyla Zana il premio Sakarow nel
1995
Iran,
colpi di stato in america Latina e prigionieri politici.
(
quando le sbarre sono un problema per il potere e la gente
"perbene"
I G8
esprimono deplorazione ma non condanna contro la repressione degli
oppositori in Iran…realpolitik nel giorno in cui gli americani si
ritirano dalle città irachene e chiedono all’iran di partecipare
alla caccia ai talebani e a fermare alQeda e i talebani….
Alcune
agenzie di stampa parlano di sei oppositori iraniani impiccati…
Negli ultimi giorni sui
media e su internet sono riapparsi titoli allarmistici relativi al
fatto che in occasione del19 giugno dedicata alla solidarietà con i
prigionieri politici di tutto il mondo
fossero circolati comunicati e appelli in particolare dalle
“aree più radicali dell’antagonismo sociale” che manifestavano
a favore di detenuti politici, compresi quelli delle varie formazioni
armate quali le nuove BR
Riportiamo per dovere di
cronaca uno di essi, firmato a nome dell’organizzazione Proletari
comunisti
il
19 giugno 1986 nelle carceri peruviane ebbe luogo una grandiosa
rivolta e
resistenza eroica di 300 prigionieri politici e di guerra,
appartenenti al
Partito Comunista del Perù (noto
come 'Sendero Luminoso'), impegnati in una guerra popolare contro il
regime
fascista e asservito all'imperialismoUsa di Alan Garcia. 300
prigionieri, in
questo giorno
dell'eroismo, furono massacrati.
Ma da quella data le forze comuniste e rivoluzionarie, i prigionieri
politici e di guerra in tutte le carceri dell'imperialismo nel
mondo, hanno
considerato quella giornata, il 19 giugno,
come giornata di resistenza, lotta e solidarietà, celebrata con
iniziative
in tante parti del mondo.
Ogni anno questa data si riempie dei contenuti specifici di questa
lotta
contro l'imperialismo, i suoi governi, i suoi Stati.
Quest'anno nel nostro paese su questi punti vogliamo mettere
l'accento e
l'appello
a lottare unitariamente con campagne di informazione, assemblee e
iniziative
di piazza:
1contro la repressione, gli arresti che il governo Berlusconi attua
contro i
movimenti di lotta. Dalle cariche contro gli studenti nei mesi dello
sviluppo delle proteste dell'Onda, a quelle contro gli operai come
è
avvenuto a Pomigliano, alle cariche e agli arresti in occasione
delle
proteste contro il G8, in particolare a Torino, allecariche, fermi e
denunce
contro gli antifascisti in occasione di manifestazioni, come a
Bergamo, ecc.
2 contro le campagne di criminalizzazione con il pretesto del
terrorismo e
l'uso
dell'art.270bis contro i comunisti ele avanguardie operaie: dalle
condanne
contro i compagni di Milano, Padova, Torino, accusati per
appartenenza al
Partito Comunista pm, agli arresti recenti di compagni accusati di
appartenenza alle Brigate Rosse
3 contro i processi e montature giudiziarie contro il Carc, l'Asp,
contro
Proletari comunisti e lo slai cobas per il sindacato di classe,
contro
organizzazioni e militanti rivoluzionari
anarchici, area no global Taranto, ecc.
4 contro l silenzio esistente sulle condizioni di vita dei
prigionieri
politici, dei detenuti immigrati nelle carceri, vittime di campagne
di
vessazione, persecuzione, e per i detenuti immigrati di stampo
razzista.
in
queste iniziative noi riproponiamo a tutti di costruire insieme una
struttura nazionale unitaria di soccorso rosso proletario e di
massa, che
nasca attraverso una assemblea nazionale di tutte le forze,
organismi e
compagni disponibili da realizzarsi verso la fine di settembre
prol
fascista e asservito all'imperialismoUsa di Alan Garcia. 300
prigionieri, in
questo giorno
dell'eroismo, furono massacrati.
in tante parti del mondo.
Ogni anno questa data si riempie dei contenuti specifici di questa
lotta
verso la fine di
settembre
proletari
comunisti
ro.red@fastwebnet.it
Comunicati
come questo ha fatto gridare allo scandalo e all’allarme che una
nuova ricompattazione di forze osannanti alla lotta armata possa
partire da chi reclama il rispetto dei diritti umani compresi coloro
che a ragione o a torto
sono accusati di gravi delitti contro la persona, quali l’omicidio
politico o la strage. In queste ore,in
Iran altre centinaia di terroristi, sovversivi che
hanno cercato di ribaltare un “democratico” risultato
elettorale scendendo in piazza , distruggendo cose e fomentando
disordini che hanno provocato decine di morti, centinaia di feriti,
sono stati arrestati e corrono il rischio di essere condannati a pene
severissime compresa la pena di morte, Terroristi sovversivi come
quelli che affollano le carceri di Guantanamo o di Abu Graib, o quelle
israeliane o ancora in queste ore, quelle di un Honduras in cui il
solito golpe militare ha decretato la fine della “democrazia” o la
“dittatura”di un presidente troppo amico di Chavez e che
anch’esso si stava ponendo su posizioni troppo anti-americane e
antimultinazionali.
Una gran confusione questa
dei prigionieri politici che affollano le carceri del potere
capitalista mondiale e forse è meglio chiudere gli occhi e tapparsi
il naso quando finiscono bruciati nelle loro celle come è successo
nelle carceri turche, americane o di tanti altri paesi…
Per non incorrere nelle ira
della giustizia americana Obama chiede che i prigionieri politici di
Guantanamo siano distribuiti per il mondo e Berlusconi ne ha subito
accettati un gruppo…una bella idea
che allo slogan delle reti antirazziste “-chiudere i lager
aprire le frontiere”- il
potere risponde “-aprire le frontiere per riempire i lager”- in
nome della sopravvivenza del sistema capitalistico mondiale e
dell’imbarbarimento totale. Esseri umani ridotti a merce di scambio
e trofei da esibire di fronte alle moltitudini ed etnie tumultuanti in
un pianeta sempre più in ebollizione, trofei da portare in catene
sotto gli archi di trionfo dell’Impero garantendo il loro esser
cancellati dalla razza umana e resi esseri abbietti a cui tutto si può
negare
Ma troppo semplice è
cancellare le motivazioni di gesti a volte estremi e spesso
irrazionali di fronte alla totale irrazionalità di un sistema che
distrugge milioni di tonnellata di derrate alimentari per non perdere
profitti nella catena della distribuzione dei supermercati e poi far
vivere nella fame un miliardo di persone e accettare che gli affamati
aumentino di cento milioni l’anno…
Troppo semplice è sperare
di chiudere la bocca con il piombo o il carcere chi protesta o si
rivolta contro questo…
Noi come Pugliantagonista
non voltiamo la testa dall’altra parte e siamo anche noi solidali
con tutti coloro che soffrono nel silenzio tombale delle carceri che
esse siamo quelle cinesi o iraniane che siano quelle cecene o afgane,
che siano le carceri speciali italiane o le colonie private
statunitensi, o quelle sudamericane , siamo vicini a tutti gli esseri
che soffrono non solo il 19 giugno ma ogni giorno poiché…”- dove
soffre un uomo soffre tutta l’Umanità.”-…
LA REDAZIONE DI PUGLIANTAGONISTA
1 luglio 2009
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