Sette giorni dopo sette
anni
Torno a São Paulo per una visita molto breve:
in sette giorni cerco di recuperare quello che hanno vissuto molti
amici negli ultimi sette anni che ci hanno tenuti distanti.
Prima di tutto cerco i 'miei' adolescenti,
quelli che accompagnavo passo passo entrando e uscendo dal carcere
minorile, dalla favela, da famiglie disastrate che -chissá come-
riuscivano comunque a resistere.
E cercando loro cerco me stesso, il senso di
tutto il sudore speso in quegli anni frenetici... Cerco un po' di
speranza, qualche segnale di vita, qualcosa che mi dica: "ha senso,
continuate cosí".
Cerco il senso di proporre la chiesa oggi, il
modo di vivere il Vangelo, i luoghi dove Dio abita.
Ma non ho il coraggio, in certi casi, di
cercare fino in fondo. I primi amici che tento di rintracciare non
si trovano, appaiono solo alcuni, mi raccontano degli altri: tornati
in carcere... oppure uccisi dalla polizia o dalle gangues
locali.
Rintraccio Fabiana per consolarla: hanno
seviziato e ucciso suo marito, papá del piccolo Kauan. Deve averla
fatta grossa al Primeiro Comando da Capital, la fortissima mafia
locale. Loro non perdonano, e l´esecuzione deve essere esemplare,
cosí che tutti imparino.
Mi dicono che in questi ultimi anni la
situazione é piú calma: si muore lentamente, perché il PCC non
lascia che gli adolescenti si uccidano tra loro in favela (niente
confusione quando facciamo affari!). É piú comodo che muoiano
lentamente, bruciandosi il cervello con il nuovo e economico modello
di droga in circolazione: si chiama lança-perfume, é una
pasticca che evapora nell´aria, la metti in una lattina vuota e la
respiri, arriva dritta ai neuroni.
Il traffico é sempre piú in mano ai bambini: é
comodo e sicuro, la polizia non puó fargli molto.
É urgente, da decenni é urgente investire nelle
periferie con una politica pubblica seria: lavoro, educazione di
qualitá, salute...
Alcune famiglie, che conosco da dieci anni, non
sono cambiate per niente. Dona Ana ora ha 14 figli (altri sono
morti), Fernanda e Cidinha sono partite per vivere con trafficanti 'pesanti',
due piccoli sono in carcere... ma piú di tutti mi impressiona
Fernando: in un momento delicato della famiglia aveva tentato di
assumere le redini e accompagnare i fratelli, ma presto é scoppiato
e, dentro il conflitto persistente di questa vita, non ce l'ha piú
fatta. Si é dato fuoco, davanti alla sua compagna... e poi é morto
lentamente, in quindici giorni di agonia in ospedale.
Il Cantico dei Cantici dice che l'amore é piú
forte della morte, ma in queste strade molti giovani hanno perso il
ricordo dell'amore. A dar senso alla vita, allora, resta solo il
potere, che é il secondo alimento per chi é in cerca di senso. Nei
nostri quartieri si riconosce il potere di chi controlla, guadagna
in fretta o uccide nella maniera piú barbara.
Ringrazio Eduardo: da piccolo ha visto morire
il fratello (e una pallottola tra le tante aveva raggiunto anche
lui, alla mascella)... ma dopo questi anni ha rialzato la testa,
lavora, si é innamorato, ha comprato una moto...
Ringrazio André: ancora crede nei giovani e si
é immerso in mille attivitá. Era adolescente, dice che ha imparato
da noi...
Ringrazio dona Neta: con un marito alcolizzato,
un figlio in carcere per droga e due piccoli in pericolo, non ha mai
smesso di resistere... e ancora vive!
La Parola di questi giorni invita a 'mettere al
centro' chi ha la mano inaridita, e per questo non puó accogliere,
non riesce a lavorare, non si sente degno nemmeno di ricevere.
La nostra é una vita missionaria che riesce
appena a camminare attraverso queste storie. Ha senso solo se
mettiamo al centro questa gente. Davanti a noi, davanti alla chiesa,
come sfida, grido, denuncia, spavento.
La stessa Parola di questi giorni smonta il
sabato e i farisei... accusa una certa chiesa ripiegata sulle
emozioni e sicura della sua dottrina. Abbiamo un bisogno incredibile
di persone che facciano respirare la nostra chiesa e tornino a
raccontare il vangelo nell'incertezza dei piccoli.
Non ci interessa difendere spazi, diritti
acquisiti, tradizioni o la nostra autoritá. Non ci interessa
affermare chi ha piú ragione, chi conosce la veritá, chi si salverá
dopo...
Ci interessa capire cosa voleva dire il Padre
con la vita di quel Gesú che camminava in Galilea... e cercarlo di
nuovo oggi, risorto nelle persone che non si scoraggiano, che
seminano la vita con ostinazione, che si fanno mille domande e le
incarnano ritentando ogni giorno.
Ci interessa stringere alleanze con persone che
credono cosí... perché quello che ci uccide oggi é l'isolamento, la
solitudine che scoraggia, il 'mondo' che va da un'altra parte e la
corrente che é sempre piú forte, difficile da risalire...
"Vi ho chiamati amici". Tornando a São Paulo ho
cercato e ritrovato questi amici, che insieme credono, lottano,
vivono. Alcuni, dalle nostre parti, la chiamano 'cospirazione della
speranza'.
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É graça divina começar bem. Graça maior persistir na caminhada
certa. Mas graça das graças é não desistir nunca.
(D. Hélder Câmara)
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Quando a verdade for flama nos olhos da multidão, o que em nós hoje
é palavra no povo vai ser ação.
(Thiago de Mello) |