ARCHIVIO STORICO BENEDETTO PETRONE |
IL 77 A BARI E BENEDETTO PETRONE |
Anche il silenzio è un modo di uccidere
Il 28 novembre del 1977 a Bari veniva assassinato da una squadraccia fascista il compagno Benedetto Petrone. La città reagì con un movimento di lotta contro il fascismo e il suo tessuto organizzativo, e ripropose a livello di massa i valori più genuini della Resistenza, delle lotte antifasciste vissute come lotte anticapitaliste, contro lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, per una società senza classi.
Tale movimento ritrovò nella mobilitazione di massa e nell'azione diretta la giusta risposta militante al barbaro assassinio del compagno Benedetto, avvenuto a distanza di soli due mesi dall'assassinio di Walter Rossi a Roma.
Tale risposta di massa ebbe l'immenso valore di sintetizzare delle indicazioni politiche chiare:
la necessità di battere il fascismo con la mobilitazione di massa;
la necessità di non delegare allo Stato e ai suoi organi rappresentativi tale compito; non solo perché fascismo e Stato vivevano come sempre a braccetto; non solo perché i fascisti, anche a Bari, avevano avuto tutte le coperture possibili e immaginabili, ma soprattutto perché gli operai, gli studenti, le donne, i disoccupati non potevano, ieri come oggi, scindere le lotte contro il fascismo da quelle contro la disoccupazione, contro l'emarginazione, contro il lavoro nero, contro l'aumento dei prezzi, contro la repressione, contro le leggi liberticide.
Ridicoli furono, ieri come accade anche oggi, i tentativi di criminalizzare tale movimento attraverso l'uso terroristico della stampa.
L'azione del movimento di lotta, che la stampa ed i partiti istituzionali tentarono di presentare come azioni di teppisti, si diresse contro il tessuto organizzativo dei fascisti, colpendo le loro sedi organizzative; i loro posti di ritrovo, negozi gestiti da noti squadristi e criminali..
Anche in quegli anni era chiaro che non si elimina il fascismo soltanto colpendone il tessuto organizzativo, ma anche organizzandosi all'interno dei quartieri, con reti di mobilitazione antifascista permanenti, che svolgono attività di recupero della memoria, di controinformazione, di vigilanza, togliendo ogni agibilità politica ai fascisti, impedendo che possano utilizzare piazze e luoghi cittadini, sia per radunarsi che per organizzarsi.
Solo in questo modo Benedetto non è morto invano, e il suo ricordo rimarrà sempre vivo, non solo tra i compagni che gli sono stati vicini nelle lotte, ma tra tutti gli sfruttati che lottano e lotteranno per la liberazione dallo sfruttamento e dall'oppressione.
Ancora oggi la mobilitazione è importante per giungere all'obiettivo da tutti auspicato, di chiudere i covi fascisti, di impedire che nelle scuole e nei quartieri possano continuare a scorazzare seminando il panico tra i giovani e gli immigrati, di contribuire alla crescita della coscienza politica e della partecipazione diretta di tutti e tutte.
L'antifascismo non va delegato, perché la sua forza risiede nella determinazione e nella capacità del movimento di immigrati, studenti, operai, donne, disoccupati, di costruire e di portare avanti un processo di trasformazione radicale della società, un processo di costruzione di una società senza classi, autogestita ed egualitaria.
A distanza di 30 anni, oggi come allora, resta ferma la scelta dei comunisti anarchici di favorire nel territorio la nascita e lo sviluppo di organismi di base antifascisti in grado di mobilitarsi nella lotta contro il razzismo, contro il sessismo, contro il patriarcato, contro lo sciovinismo, contro la legge della sopraffazione che arma il neofascismo al servizio dei padroni di sempre.
Federazione dei Comunisti Anarchici
28 novembre 2007
In memory of Benedetto Petrone, viciously murdered by Fascists in Bari on 28 November 30 years ago
Even silence can kill
On 28th November 1977 a young comrade, Benedetto Petrone, was killed in Bari by a fascist squad. The city reacted with a popular campaign against fascism and reintroduced the best values of the Resistance on a mass level: anti-fascist struggles as anti-capitalist struggles, against the exploitation of one by another, for a society without classes.
That movement came up with the best and most militant response to the vicious murder of comrade Petrone (only two months after the murder of Walter Rossi in Rome) through mass mobilization and direct action.
This mass response was of enormous value, as it pointed out clearly:
1. the need to beat fascism with mass mobilization;
2. that anti-fascist action must not be delegated to the State and its representative organs; not only because fascism and the State go hand in hand; not only because the fascists (in Bari and elsewhere) have no problem in finding protection, but above all because workers, students, women and the unemployed could not, and even today cannot, separate the struggle against fascism from the struggle against unemployment, against isolation, against off-the-books jobs, against price rises, against repression and against freedom-killing laws.
All attempts at criminalizing the movement by means of press terrorism are as ridiculous today as they were in the past.
The action of the movement, which the press and the institutional parties tried to portray as the action of vandals, was directed at the fascists' organizational network: its targets were their organizations' offices, their hang-outs, and shops run by well-known squadristi and criminals.
Even in those years it was clear that fascism could not be defeated only by hitting their organizational network: it was also necessary for neighbourhoods to organize themselves, to set up permanent anti-fascist action networks that could continue the work of continually reminding people what fascism is, of counter-information, of vigilance, of removing all political platforms for fascists, ensuring they cannot use the streets or public places for rallies or other organizational purposes.
Only in this way will Benedetto's death not be in vain. Only this way will his memory live, not only among his comrades who fought alongside him in the struggles but among every exploited person who struggles and who will in the future struggle for freedom from exploitation and oppression.
Mobilization today is still of vital importance if we are to achieve our goal of closing down every fascist den, of preventing them being active in schools and in our neighbourhoods, sowing panic among young people and immigrants, of contributing to the development of everyone's political growth and increasing direct participation.
Anti-fascism must not be delegated. Its strength lies in the determination and the abilities of the movement of immigrants, students, workers, women and the unemployed to build and develop a process of radical transformation in society, a process to build a society without classes, a self-managed, egalitarian society.
30 years on, anarchist communists are still firm in their intention to encourage the creation and development of anti-fascist grassroots neighbourhood organizations that are able to mobilize in the struggle against racism, sexism, patriarchal society, chauvinism and bullying that all go towards arming neo-fascism, in the service of the bosses.
Federazione dei Comunisti Anarchici
28 November 2007