RICORDI
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Luigi Pinto, antifascista
Tratto dal sito della CGIL di
Foggia nel quale invitiamo a visitare per la documentazione
fotografica sulla strage di Brescia e su Luigi Pinto ma anche
sull'interessante pagina dedicata a Di Vittorio
http://www.cgilfoggia.it/galleriefoto/visgalleria.asp?id=70&curpage=2#
Luigi Pinto era iscritto al sindacato scuola della Cgil. Di
famiglia proletaria, aveva lasciato la città d´origine subito
dopo il diploma: fu operaio in uno zuccherificio, minatore in
Sardegna, fino ai primi incarichi di insegnamento delle
Applicazioni tecniche nella scuola media che lo portarono a
Rovigo, poi a Ostiglia, infine a Siviano di Montisola, in
provincia di Brescia. Nel settembre del 1973 aveva sposato Ada,
una compagna della scuola, anche lei militante comunista. Poco
altro possibile scrivere su una vita spezzata a 25 anni. Ma Luigi
Pinto è vissuto nella memoria dei suoi cari. Luigi Pinto è
vissuto nella memoria dei suoi scolari: saranno loro, negli anni
successivi, a ricordare la sua straordinaria capacità pedagogica,
la naturale inclinazione a operare tra i più giovani, a
stimolarli con la felicità dell´invenzione.
Luigi Pinto muore dopo quattro giorni di agonia, l´1 giugno, in
seguito alle ferite riportate. Ma Luigi Pinto vive e vivrà sempre
nella memoria di ogni antifascista. Assieme a Livia Bottardi
Milani, 32 anni, iscritta alla Cgil Scuola. A Giulietta
Banzi Batoli, 34 anni, iscritta alla Cgil Scuola. A Clementina
Calzari Trebeschi, 31 anni, iscritta alla Cgil Scuola. Ad Alberto
Trebeschi, 37 anni, iscritto al Pci e alla Cgil Scuola. A Vittorio
Zambarda, 60 anni, iscritto al Pci. A Bartolomeo Talenti,
56, iscritto alla Federazione dei Lavoratori Metalmeccanici. Ad Euplo
Natali, 69 anni, iscritto al Pci.
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Dopo
Milano, Brescia
Il 28 maggio Luigi Pinto è in piazza assieme
ad altre migliaia di persone per manifestare contro le continue
provocazioni e gli attentati dei neofascisti. “Msi fuorilegge”
è “Almirante boia” sono i cori che grida la piazza durante il
comizio indetto da Cgil, Cisl e Uil e dal Comitato Unitario
Antifascista. Tutti i primi mesi del 1974 sono punteggiati dalla
recrudescenza di un disegno eversivo che sceglie Brescia e la sua
provincia quale laboratorio ma che non risparmia altre città
italiane. Un anno prima, nel 1973 c´erano state le condanne per
la ricostituzione del partito fascista e lo scioglimento di Ordine
Nuovo. Sul finire del ´73 era scoppiato lo scandalo “Rosa dei
Venti”, un piano che doveva portare ad un tentativo di golpe. A
Novembre era precipitato l´aereo Argo 16, utilizzato per
trasportare in Sardegna, luogo prescelto per le esercitazioni, gli
uomini di “Gladio”. All´inizio del 1974 l´accusa di
ricostituzione del partito fascista raggiunge i militanti di
Avanguardia Nazionale. Attentati dinamitardi firmati Ordine Nuovo
sono compiuti a Milano, Bologna e Ancona.
Ma è soprattutto Brescia l´epicentro delle azioni fasciste. Già
il 28 gennaio, in una circolare indirizzata ai propri iscritti, il
segretario provinciale del Movimento Sociale Italiano, Umberto
Scaroni, affermava che “al termine del primo semestre del ´74,
a prescindere dall´esito delle importanti competizioni elettorali
di primavera (il referendum sul divorzio, ndr) è prevedibile il
maturarsi di una situazione generale di estrema tensione. Non
abbiamo quindi tempo da perdere, perché in questi mesi dobbiamo
preparare il partito ad ogni tipo di evenienza”.
A febbraio scoppia un ordigno all´entrata di un supermercato: l´attentato
è rivendicato dalle Sam, Squadre di Azione Mussolini. A marzo due
neofascisti vengono arrestati mentre trasportano mezzo quintale di
esplosivo. A maggio viene aperta una borsa dimenticata da qualche
giorno davanti all´ingresso delle sede provinciale della Cisl:
dentro ci sono otto candelotti di dinamite e tre etti di tritolo
innescati con un detonatore ed una miccia, che fortuitamente si è
spenta. Sempre a maggio finisce in carcere un folto gruppo di
neofascisti dei gruppi Mar e Sam: tra questi Carlo Fumagalli e
altri che nel febbraio del 1973 avevano beneficiato di una
scandalosa assoluzione a Roma al processo contro Ordine Nuovo.
I piani di questi gruppi sono chiari per ammissione degli stessi
imputati: provocare, attraverso azioni e attentati in Valtellina -
all´indomani del referendum sul divorzio - una guerra civile
destinata ad estendersi a tutto il Paese. L´obiettivo è sempre
lo stesso: creare una situazione in cui i militari siano costretti
ad intervenire e successivamente appoggiare una repubblica
presidenziale neoautoritaria.
Nella notte tra il 18 e il 19 maggio, salta in aria in piazza
Mercato, a poche centinaia di metri da piazza della Loggia, il
giovane neofascista Silvio Ferrari, mentre stava trasportando
sulla propria motoretta un ordigno esplosivo. Nello stesso
momento, in un´altra zona della città, un´auto targata Milano
con a bordo quattro neofascisti, si schianta contro in muro. Il
conducente muore all´istante. Nel portabagagli viene rinvenuto
materiale propagandistico del Msi. Per il giorno seguente è
prevista una manifestazione di ex-combattenti della Repubblica
Sociale Italiana. L´intento è quello di compiere un attentato
per poi farne cadere le responsabilità sui gruppi della sinistra
extraparlamentare.
Durante i funerali di Silvio Ferrari vengono arrestati cinque
neofascisti del gruppo veronese “Anno Zero”, mentre quelli
bresciani, guidati da uno dei responsabili del Fronte della
Gioventù (che sarà poi tra i maggiori indiziati della strage del
28 maggio), organizzano ripetute provocazioni contro i lavoratori
e gli studenti che presidiano il luogo dell´incidente.
Il sindacato opta per una risposta corale, di massa, partecipata,
che solo uno sciopero generale può garantire. Viene decisa l´astensione
dal lavoro di...
segue su http://www.cgilfoggia.it/galleriefoto/visgalleria.asp?id=70&curpage=2#
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ILA
REAZIONE ALLA STRAGE DI BRESCIA IN PUGLIA:
BRINDISI
BARI
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